Gli antagonisti naturali e la lotta biologica sono l'unica speranza per il frutticoltore italiano di vedere la cimice asiatica riportata a una popolazione accettabile, in modo che il danno da lei provocato alle coltivazioni non comprometta l'economicità delle aziende. La chimica, è ormai dimostrato, funziona fino a un certo punto.

Se da un lato si sta ragionando, a livello ministeriale, sull'eventuale produzione massale della vespa samurai (Trissolcus japonicus), un parassitoide alieno della cimice, dall'altro sul territorio italiano è già presente un antagonista nostrano, l'ormai conosciuto Anastatus bifasciatus. Si tratta sempre di un parassitoide, un imenottero. Proprio l'Anastatus aveva fatto molto sperare gli anni scorsi anche perché era l'unico con una qualche efficacia. C'è chi oggi si chiede se valga la pena, oltre a valutare la possibilità di lanci di vespa samurai, investire anche per aumentare la popolazione degli Anastatus che, comunque, già stanno moltiplicandosi a spese di Halyomorpha halys (cimice asiatica).

Abbiamo incontrato la professoressa Lara Maistrello, (UniMore), che da anni studia la cimice e che si è dedicata anche allo studio dei suoi antagonisti sul territorio. Purtroppo Anastatus sembra proprio essere un cavallo zoppo, sarebbe troppo debole per scommettere nuovamente su di lui.

Proprio il team di Lara Maistrello infatti, fra il 2018 e il 2019, ha messo alla prova l'insetto. E' stato prima lanciato un piccolo gruppo di femmine, poi, quest'anno, si è provveduto al lancio di 20mila femmine sul territorio di Modena e Reggio Emilia. "Considerando che l'Anastatus era l'unico parassitoide rinvenuto in Emilia nelle indagini nei tre anni precedenti al 2018 - ha raccontato proprio la Maistrello durante la nostra intervista - abbiamo deciso di provare il rilascio inondativo con questi parassitoidi. In collaborazione con il Consorzio fitosanitario di Modena, nel 2018, partendo da un piccolo nucleo di 17 femmine siamo arrivati a produrre e lanciare 600 Anastatus, in un frutteto biologico. Per verificare la parassitizzazione avevamo sia uova surgelate sia uova naturalmente deposte, sia uova di insetti non target, come lepidotteri. I risultati erano stati veramente interessanti, per le uova naturalmente deposte si era arrivati a una parassitizzazione del 48,5%".

"Nel 2019 abbiamo quindi ripetuto l'esperimento, questa volta aiutati da una biofabbrica che ha allevato e riprodotto l'Anastatus. I lanci sono stati fatti a più riprese, fra giugno e luglio, nei pressi di un frutteto a gestione integrata, non più quindi biologico. Abbiamo provveduto a lanciare in un boschetto antistante il frutteto, avendo anche un'area di controllo. I risultati (anche se ancora solo preliminari) sono stati decisamente deludenti. La percentuale di parassitizzazione delle uova di cimice da parte di Anastatus, su uova naturalmente deposte, dove sono stati effettuati i lanci è arrivata al 6%. Nell'area di controllo al 5%, una differenza non statisticamente rilevante", ha detto ancora ad AgroNotizie Lara Maistrello.
 

La conclusione è amara per chi avesse immaginato lanci contemporanei di Anastatus e vespa samurai, sempre nel caso in cui il ministero dell'Ambiente conceda il via libera alla moltiplicazione e al successivo lancio dell'insetto alieno, per il quale l'iter burocratico è ancora in corso. "Ci sono studi di laboratorio - ha concluso Lara Maistrello - che dimostrano che Anastatus e Trissolcus japonicus non si danno fastidio, possono coesistere. Il punto è un altro: visti i risultati della nostra sperimentazione con Anastatus, che è un parassitoide generalista, e viste le risorse economiche limitate, considerata poi anche l'emergenza in corso, è meglio investire su un insetto come la vespa samurai (Trissolcus japonicus) che garantisce maggiori probabilità di riuscire a contenere la cimice asiatica".