Ci vorrà ancora tempo per sconfiggere la peste suina africana (Psa), ma le misure adottate ne stanno rallentando l'avanzata.
Da fine ottobre a oggi solo un focolaio in più nei suini, in provincia di Alessandria, e 36 casi in più nei cinghiali.
Aumento che ha riguardato solo alcune province, fra le quali anche Parma, dove i casi sono ora 166, contro i 155 di fine ottobre.
Stabile per contro la situazione di Piacenza, sia per i casi nei cinghiali sia per i focolai nei suini.
Numero di animali positivi alla peste suina africana dal 1° gennaio 2022 al 17 dicembre 2024
(Fonte: Istituto Zooprofilattico dell'Abruzzo e del Molise)
Misure aggiornate
Un miglioramento della situazione che ha indotto il Ministero della Salute ad aggiornare e rimodulare le misure di controllo da attuare negli allevamenti suinicoli.
Il documento, firmato da Giovanni Filippini (direttore generale della Divisione Salute Animale del Ministero della Salute e commissario straordinario per la Psa) e da Ugo Della Marta (direttore generale ex Divisione Generale per l'Igiene e la Sicurezza degli Alimenti e la Nutrizione), puntualizza fra l'altro le prassi da seguire nelle zone di restrizione.
Per le regioni a più densa popolazione suina, come Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna, è previsto che ogni settimana negli allevamenti da ingrasso sia eseguito il campionamento dei suini morti.
Controllo che deve continuare nei macelli qualora sia accertata una mortalità superiore alla norma.
Il registro
Il passo successivo è la tempestiva comunicazione dei casi anche solo sospetti.
Operazione fondamentale per aggredire e contenere con celerità ogni eventuale nuovo focolaio.
Tutti gli "addetti ai lavori" sono tenuti a questo obbligo, tanto che ogni manchevolezza potrà essere annotata ai fini della valutazione degli eventuali rimborsi.
Il documento ricorda poi che chiunque entri in allevamento, anche se solo nella "zona sporca", inclusi i veterinari ufficiali, i veterinari aziendali, i tecnici e non ultimi gli autotrasportatori di animali e di mangime, deve annotare l'evento sul registro di allevamento.
Il mancato aggiornamento di questo registro potrebbe essere considerato un fattore di diffusione del virus e come tale perseguibile anche penalmente.
Zone di restrizione
Si ricorda poi l'importanza del rispetto delle norme di biosicurezza da parte di ogni operatore che abbia necessità di entrare in allevamento.
Nelle "zone di restrizione", dunque dove il virus ha fatto la sua comparsa, alle norme di carattere generale se ne aggiungono altre più severe.
In particolare i tecnici e veterinari che operano in queste aree devono attendere 48 ore prima di recarsi in allevamenti esterni alla zona di restrizione.
Un ulteriore vincolo riguarda la tipologia degli allevamenti. Fra gli allevamenti da riproduzione e quelli da ingrasso dovrà essere garantita una separazione funzionale e gestionale.
Tutti coinvolti
Per gli allevamenti, come per tutta la filiera suina, la lotta contro la Psa si traduce in un notevole aggravio di impegni e in numerose complicazioni gestionali.
Le risorse messe a disposizione per compensare questi disagi, che hanno ripercussioni economiche rilevanti, non sempre riescono a coprire i maggiori costi.
Sconfiggere questo virus e uscire dall'emergenza è però fondamentale ed occorre l'impegno di tutti. Basta un punto debole in questo percorso per annullare il lavoro di tanti.