I risultati di una campagna di trasformazione del pomodoro lunga e difficile condotta in balia dell'incognita climatica, lo squilibrio del prezzo della materia prima rispetto a quello degli altri Paesi trasformatori, la concorrenza sleale di Paesi extra europei che non rispettano gli standard europei di qualità e sostenibilità e, infine, una serie di proposte di intervento a tutela e a supporto della filiera.

 

Sono questi i principali temi affrontati durante l'Assemblea pubblica di Anicav, tenutasi il 3 dicembre 2024 a Parma nel corso della dodicesima edizione de "Il Filo Rosso del Pomodoro" a cui hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni e i principali player del comparto della trasformazione del pomodoro e della rappresentanza professionale agricola.

 

"Tra infrastrutture strategiche e tutela del made in Italy è il tema scelto per questa giornata - ha dichiarato Marco Serafini, presidente di Anicav -. Due argomenti di grande importanza ed attualità per il nostro settore anche alla luce delle vicende che stanno interessando la filiera negli ultimi anni. Alla politica chiediamo risposte".

 

Per Serafini "Noi imprenditori abbiamo tenacia e ottimismo per progettare ed investire anche in tempi incerti: chiediamo solo di poter fare il nostro lavoro in un contesto che ci permetta di operare al meglio in un confronto leale e con regole certe. È imprescindibile un intervento tempestivo e mirato delle istituzioni, sia a livello nazionale che europeo, per sostenere la competitività dell'intera filiera del pomodoro da industria".

 

"Nell'ambito del Tavolo Pomodoro istituito presso il Masaf abbiamo chiesto regole chiare sulla messa in commercio in Europa di derivati del pomodoro a basso costo provenienti da Paesi che producono sotto le soglie minime di sostenibilità ambientale e sociale - ha aggiunto Giovanni De Angelis, direttore generale di Anicav -. Quanto accaduto in Gran Bretagna, con un'inchiesta giornalistica che mette in dubbio l'origine della materia prima utilizzata per alcune passate di pomodoro che i consumatori d'oltremanica trovano a scaffale, impone una duplice riflessione".

 

Per De Angelis "le metodologie usate per questa indagine non ci risultano avere fondamento scientifico". Ma ha anche subito dopo aggiunto: "La nostra associazione sta lavorando in questo senso, proprio per arrivare a un metodo condiviso e certo per definire l'origine della materia prima e combattere, come facciamo da sempre, ogni tentativo di frode".

 

Resta poi sul tappeto la questione normativa: "Per nostra natura siamo culturalmente favorevoli a mercati aperti e liberi da dazi, tuttavia in alcuni casi limite potrebbe essere necessario porre in essere, in sede europea, mirate politiche protezionistiche. A tal fine salutiamo positivamente l'adozione del Regolamento 'Products made with forced labour' che vieta l'immissione sul mercato europeo di prodotti realizzati utilizzando lavoro forzato". Le proposte scaturite dalla discussione tra i partecipanti all'importante momento di confronto sono precise.

 

Regole comuni sul mercato Ue

Intanto è emersa la necessità di applicazione in Europa del principio di reciprocità: tutti gli attori dello stesso mercato devono avere e rispettare le stesse regole. E per stare in tema è stata ribadita la proposta di estendere a livello europeo la norma, già in vigore in Italia, in base alla quale la passata deve essere ottenuta solo da pomodoro fresco, con obbligo di riportare in etichetta lo Stato e, qualora il ciclo produttivo lo consenta, anche la zona di coltivazione del pomodoro.

 

Innovare per produttività, resilienza e sostenibilità

Per quanto riguarda la produttività si è sostenuto che è ormai necessario puntare alla ricerca di soluzioni per l'efficientamento produttivo puntando sulla ricerca varietale, sull'evoluzione delle tecniche produttive e ripensando l'organizzazione ed il livello dimensionale delle imprese agricole.

 

Saranno poi necessari investimenti sul miglioramento genetico per identificare nuove varietà capaci di garantire produttività, resilienza e sostenibilità ambientale, senza compromettere la qualità.

 

Acqua, servono regole e infrastrutture

Il dibattito ha messo poi in luce come una razionalizzazione delle competenze relative al sistema idrico, anche attraverso un intervento sulla legislazione in materia di acqua sia ormai una necessità. Anche per dare ancora più slancio alla ottimizzazione delle infrastrutture idriche.

 

In particolare si rende necessaria la costruzione, nell'area emiliana, della diga di Vetto, un'opera attesa da anni per risolvere il problema della siccità nella Val d'Enza tra Parma e Reggio Emilia, ma anche per la irreggimentazione e la laminazione delle acque piovane, per la messa in sicurezza del territorio e soprattutto per rispondere alle esigenze idriche dell'agricoltura e delle industrie.

 

Con riguardo al bacino Centro Sud, è stata ribadita la necessità di realizzare un'opera infrastrutturale - peraltro già in avanzato stato di progettazione - che colleghi la diga di Occhito sul fiume Fortore in provincia di Foggia e quella del Liscione sul fiume Biferno, in provincia di Campobasso. Si tratta di un collegamento di pochi chilometri che porterebbe in Puglia un volume medio annuo stimato in 40-60 milioni di metri cubi d'acqua, che, quando la diga del Liscione è troppo piena, il Molise è costretto a sversare in mare, e che garantirebbe invece l'acqua necessaria agli agricoltori pugliesi.

 

Il settore in cifre

La campagna di trasformazione del pomodoro 2024 in Italia si è chiusa con una produzione di 5,3 milioni di tonnellate, in leggera riduzione (-2,5%) rispetto al 2023. L'Italia si conferma il terzo Paese trasformatore di pomodoro a livello mondiale, dopo la Cina (che registra un incremento del 31% rispetto al 2023 e del 68% sul 2022) e gli Usa (in calo del 14% sulla scorsa campagna). Il nostro Paese rappresenta l'11,8% della produzione mondiale (pari a 45,8 milioni di tonnellate) e il 47,4% del trasformato europeo, con un fatturato totale che dovrebbe attestarsi sui 5,5 miliardi di euro.

 

Analizzando i dati di consumo, relativamente al canale retail, nel primo semestre 2024 Anicav registra un'inversione di tendenza rispetto allo scorso anno, con una contrazione delle quote di mercato interno in termini di volume (-1,2%) mentre il valore rimane quasi stabile (-0,6%). La flessione maggiore ha riguardato i pomodorini che hanno fatto registrare un calo sia in volume (-8%) che in valore (-4,2%).

 

Segni negativi anche per i pelati interi (-3,5% in volume e -3,7% in valore) e la polpa (-3,4% in volume e -4,2% in valore). La passata, che continua ad essere il prodotto più venduto - rappresenta, infatti, il 62,3% del mercato dei derivati - è cresciuta in valore (+1,6%) mentre rimane quasi stabile in volume (+0,4%). Diverso, invece, l'andamento del Food Service dove, grazie a una sempre maggiore attenzione della ristorazione alla qualità delle materie prime utilizzate, si rileva un trend sostanzialmente crescente.

 

Alla riduzione, seppur contenuta, dei consumi interni, è corrisposta una crescita delle esportazioni che, nel primo semestre 2024, sono aumentate, rispetto allo stesso periodo del 2023, sia in volume (+9%) che in valore (+8,93).