I biostimolanti rappresentano una delle più promettenti innovazioni nel settore agricolo. Questi prodotti, costituiti da sostanze naturali o microrganismi, hanno l'obiettivo di migliorare la crescita delle piante, aumentarne la resilienza agli stress abiotici (come siccità e salinità) e ottimizzare l'assorbimento dei nutrienti. A differenza dei fertilizzanti tradizionali, i biostimolanti non apportano direttamente elementi nutritivi, ma agiscono sui processi fisiologici delle piante, promuovendo una crescita più equilibrata e produttiva.

 

L'importanza di questi strumenti è stata al centro del Biostimulants World Congress 2024, tenutosi a Miami dal 12 al 15 novembre scorsi. L'evento, organizzato da New AG International in partnership con l'European Biostimulants Industry Council (Ebic, ha accolto oltre mille partecipanti tra aziende, università, associazioni di agricoltori, policy maker e investitori, costituendo un forum di confronto unico per delineare il futuro dell'industria dei biostimolanti. Dai dibattiti che si sono tenuti durante la kermesse in Florida sono emerse sei sfide sulla strada dello sviluppo di questo settore.

 

Prima di tutto di carattere economico. I biostimolanti infatti avranno successo solo se riusciranno a garantire all'agricoltore un interessante ritorno economico. Inizialmente, infatti, l'uso dei biostimolanti era limitato a colture specializzate ad alto valore aggiunto, come ortaggi, frutta e vite, dove l'investimento era più facilmente giustificabile dai margini elevati. Oggi, grazie ai progressi della ricerca, sono disponibili formulazioni per colture estensive come cereali e leguminose. Tuttavia, per gli agricoltori resta essenziale valutarne la sostenibilità economica: il costo del prodotto e l'effettivo incremento della produttività sono elementi centrali nelle decisioni di adozione.

 

Un secondo aspetto emerso durante i dibattiti del Biostimulants World Congress 2024 è la difficoltà di quantificare con precisione l'impatto dei biostimolanti sul campo. La produttività di una coltura è infatti influenzata da molteplici fattori, come la qualità del suolo e l'andamento climatico, che possono rendere complessa l'analisi dei benefici diretti. In serra, dove le condizioni ambientali sono maggiormente controllate, è più semplice per i farmer toccare con mano l'effetto dei biostimolanti, mentre in pieno campo i benefici sono meno tangibili.

 

In questo senso il Regolamento UE 2019/1009 ha segnato una svolta per il settore, stabilendo regole rigorose per la commercializzazione dei biostimolanti. Ogni prodotto deve essere sottoposto a test scientifici per dimostrarne l'efficacia e la sicurezza, garantendo trasparenza e affidabilità. Questo quadro normativo ha permesso di superare una fase in cui alcuni prodotti venivano immessi sul mercato millantando effetti "miracolosi" non dimostrati. La normativa Ue, tuttavia, non si applica al di fuori del vecchio continente, ma ha fatto scuola, diventando un punto di riferimento anche per altri Stati.

 

Un terzo elemento emerso è il fatto che l'efficacia dei biostimolanti dipende in larga parte dai metodi di applicazione. Strumenti digitali, come i Sistemi di Supporto alle Decisioni (Dss), diventeranno probabilmente sempre più importanti per ottimizzarne l'uso, permettendo agli agricoltori di identificare i momenti e le modalità più adatte per l'applicazione. Inoltre, tecnologie emergenti come i droni hanno il potenziale di rivoluzionare il settore, offrendo la possibilità di distribuire i prodotti in modo uniforme e su aree estese. Tuttavia, è necessario sviluppare formulazioni specifiche per l'applicazione aerea, nonché formare operatori specializzati.

 

La quarta sfida che i biostimolanti hanno davanti è quella di soddisfare le aspettative di quanti ritengono che siano lo strumento per gestire i cambiamenti climatici fintanto che nuove varietà non saranno rese disponibili. In un contesto di crescente pressione sui sistemi agricoli, i biostimolanti rappresentano infatti una soluzione innovativa per affrontare sfide come la scarsità d'acqua, il degrado del suolo e la necessità di ridurre l'impronta ambientale dell'agricoltura.

 

La quinta sfida riguarda la comprensione dettagliata di come i biostimolanti agiscono a livello molecolare e fisiologico nelle piante. Anche se molte ricerche hanno dimostrato gli effetti positivi, i meccanismi che stanno alla base di questi risultati non sono ancora completamente chiari. I biostimolanti, infatti, interagiscono con processi biologici complessi, come la sintesi dei fitormoni (auxine, gibberelline, citochinine) o il metabolismo dei nutrienti. Questi processi sono influenzati anche da molteplici fattori esterni, come il tipo di coltura, il suolo e il clima. L'assenza di modelli affidabili rende difficile prevedere in modo uniforme i risultati dei trattamenti.

 

Inoltre, i biostimolanti, in particolare quelli a base di microrganismi, come i funghi micorrizici o i batteri azotofissatori, dipendono fortemente dalle condizioni del suolo e dalle popolazioni microbiche locali. La variabilità biologica del suolo può quindi portare a risultati molto diversi da un campo all'altro.

 

Inoltre, occorre considerare che i biostimolanti possono contenere diverse tipologie di sostanze, come estratti vegetali e microrganismi. La qualità di queste materie prime può variare notevolmente in base alla provenienza e al processo di estrazione. Per esempio, due prodotti a base di alghe marine potrebbero avere effetti molto diversi a seconda delle specie di alghe utilizzate, dei luoghi e del periodo di raccolta, nonché d3l metodo di lavorazione.

 

Infine, il sesto ostacolo significativo è la scarsa conoscenza dei biostimolanti tra gli agricoltori e gli operatori del settore. Molte aziende non hanno una comprensione dettagliata di cosa siano i biostimolanti, come funzionino o quali benefici possano offrire. Senza queste conoscenze, gli agricoltori potrebbero essere riluttanti a investire in prodotti percepiti come sperimentali o non affidabili.

 

A questo si aggiunge il fatto che i biostimolanti sono prodotti tecnici, il cui utilizzo deve essere fatto in maniera precisa (timing, dosi, volumi di acqua, eccetera). Questo rende gli errori molto facili, con la percezione da parte dell'agricoltore che il prodotto non funzioni come dovrebbe.

 

Un settore in continua espansione

Il Biostimulants World Congress 2024 ha messo in evidenza il ruolo centrale della ricerca e dello sviluppo nel plasmare il futuro di questo mercato. Università, aziende e istituti di ricerca stanno lavorando su nuove matrici biologiche e tecniche avanzate di estrazione per creare prodotti sempre più performanti e accessibili.

 

La presenza di policy maker e associazioni di agricoltori ha sottolineato come il successo dei biostimolanti dipenda da una collaborazione tra tutti gli attori della filiera. Le politiche agricole devono favorire l'adozione di queste tecnologie, offrendo incentivi e supporto tecnico, mentre le associazioni possono svolgere un ruolo cruciale nel diffondere conoscenze e buone pratiche tra i produttori.

 

L'evento ha sottolineato come i biostimolanti non siano solo una moda passeggera, come alcuni temono, ma una componente essenziale per il futuro dell'agricoltura, anche se talvolta sovrastimata. Il settore si trova oggi a un punto di svolta, in cui innovazione, ricerca e collaborazione tra stakeholder possono trasformare queste tecnologie in strumenti utili per un'agricoltura più resiliente e sostenibile.

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