Situazione pere
"Un aspetto agronomico su cui si dovrà lavorare sono i portinnesti. Ci sono arrivate, infatti, molte segnalazioni dalla zona classica di coltivazione del pero, le province di Modena, Bologna, Reggio Emilia e Ferrara, di collassi degli impianti su cotogno", spiega Gianluca Pasi, responsabile tecnico e commerciale Geoplant Vivai."Il problema è nettamente più marcato su cotogno rispetto agli impianti fatti su altri portinnesti, perché il cotogno è un portinnesto poco vigoroso, da un certo punto di vista è delicato, e non si è mai acclimatato da noi al 100%. Fino a qualche anno fa c'erano problemi ma erano abbastanza limitati, invece ora, forse per i cambiamenti climatici o per una gestione agronomica dei frutteti un po' troppo spinta nel corso degli anni, la situazione si è molto aggravata per quanto la moria delle piante".
A questo si aggiungono i problemi fitosanitari delle piante favoriti dalle condizioni meteorologiche, come la maculatura bruna, la cimice asiatica, il colpo di fuoco batterico (Erwinia amylovora) che negli ultimi due o tre anni ha fatto delle stragi.
Ma non tutte le zone sono uguali. "La maculatura e la psilla quest'anno hanno fatto dei disastri nel ferrarese, come negli anni precedenti. Invece in Romagna ci sono stati molti meno danni, si può parlare di un 30-40% in meno. Probabilmente perché qui in Romagna le precipitazioni sono state molto scarse e quindi la maculatura ha trovato condizioni meno favorevoli per insediarsi e svilupparsi" continua Gianluca. "Molte aziende che fanno Abate e impianti simili ci hanno confermato questa differenza, probabilmente l'aspetto meteorologico ha influito molto".
Cosa si può fare?
"Questi problemi vanno risolti innanzitutto con una gestione agronomica e una tecnica degli impianti diversa, cambiando portinnesti probabilmente. Tornando ai portinnesti del passato, più forti, più vigorosi, più rustici e, di conseguenza, adattando l'impianto a forme di allevamento diverse".Parlando della situazione nella provincia di Ravenna, Pasi dice: "se non ci fossero stati i danni del gelo qui avremmo avuto la piena produzione o quasi, a Ferrara no. Non è escluso che il pero si debba spostare da quelle che una volta erano le zone più vocate, a quelle che in passato lo erano meno ma che ora ti consentono di lavorare meglio".
I portinnesti
Per uscire dalle difficoltà del comparto è necessario sfruttare al meglio e valorizzare ciò che ha dimostrato già negli anni di funzionare, secondo Pasi. "Abbiamo sempre fatto i portinnesti franchi clonali, quindi Farold® 40, facciamo ancora tantissimo pero franco e negli ultimi anni abbiamo incominciato a fare il Conference autoradicato. Il pero franco si è sempre fatto, non è una novità, sono 30-40 anni che esistono questi portinnesti e gli impianti non muoiono come quelli su cotogno". "Abbiamo ricevuto molte richieste per questi portinnesti, tanto è vero che il cotogno è in diminuzione costante nei nostri piani di trapianto e di investimento, mentre i portinnesti franchi sono in continuo aumento. Oggi facciamo molti più peri franchi rispetto al cotogno, una cosa del genere dieci anni fa era impensabile. Sono più vigorosi e più rustici rispetto al cotogno, che tra l'altro non ha una piena affinità con molte delle varietà di pero che facciamo, ad esempio Abate, a differenza dei peri franchi che hanno affinità di innesto completa. Avere una buona affinità di innesto aiuta molto a tenere in salute la pianta e quindi a prevenire varie fisiopatie".
Abate Conference autoradicato
(Fonte foto: Geoplant)
L'importanza della prevenzione
Ma oltre ai portinnesti è molto importante poi capire che forma di allevamento adottare e gestire bene l'impianto, e in questo la prevenzione gioca un ruolo fondamentale."La prevenzione deve essere fatta sempre e bene. Chi ha lavorato bene anche in passato ha avuto meno problemi di maculatura rispetto a chi magari è stato un po' più superficiale sotto questo aspetto. È necessario un programma di intervento fatto bene, anche se i costi sono alti. Per contrastare gli attacchi della cimice asiatica è poi necessario coprire gli impianti con delle reti, un altro investimento importante che deve trovare poi risposta nella resa produttiva e nel prezzo pagato per le pere per essere economicamente sostenibile".
Crea 194*
(Fonte foto Geoplant)
Crea 194*, una pera precoce
Crea 194* è una pera precoce di cui Geoplant possiede la licenza di commercializzazione nell'Ue. "Figlia" di Carmen, con cui condivide alcune caratteristiche estetiche: i frutti infatti si assomigliano molto. "A livello di pianta è più gestibile rispetto ad una Carmen classica perché vegeta un po' meno, ed è molto più produttiva e molto più rustica. Dovrebbe sopperire alle lacune di Carmen che ci sono state segnalate a livello di produzione".L'epoca di maturazione è la stessa di Carmen ma leggermente più tardiva, matura cinque-sette giorni dopo. "A livello gustativo organolettico la Crea 194* è a polpa fine, come le varietà autunnali, quindi è anche più buona rispetto a Carmen che invece ha una polpa grossolana, tipica delle varietà estive. Inoltre, fa almeno quattro o cinque settimane di frigo conservazione in più in atmosfera normale rispetto alla Carmen classica, un altro elemento interessante".
"Oltre che per queste caratteristiche, abbiamo deciso di prenderla a seguito di ripetute richieste di alcuni produttori che l'avevano provata e a cui era piaciuta molto. A livello di commercializzazione delle prime piante siamo soddisfatti per l'interesse riscontrato, abbiamo quasi terminato la disponibilità di piante".