Aiipa, l'Associazione italiana industrie prodotti alimentari ha diffuso il sei giugno 2016, in occasione della sua assemblea annuale, i dati 2015 relativi all’andamento dei settori rappresentati.

Il fatturato complessivo dei settori rappresentati ha superato i diciotto miliardi di euro con un aumento del +2,7%, corrispondente a un'incidenza crescente (pari al 14%) sul giro d'affari sviluppato dall'industria alimentare italiana, fermo a quota 132 miliardi di euro come l'anno precedente.

In aumento anche le esportazioni che hanno sfiorato i cinque miliardi di euro, con un incremento del +6,3% sull'anno precedente, praticamente in linea con gli ottimi risultati registrati dall'industria alimentare nel suo totale che ha toccato quota 29 miliardi.

"Le specializzazioni produttive delle aziende associate Aiipa rappresentano una peculiarità nel panorama nazionale, - ha sottolineato Marco Lavazza, presidente di Aiipa - le capacità di affermarsi all'estero e la propensione agli investimenti in ricerca e sviluppo ne fanno un paradigma della migliore manifattura italiana. Per continuare lungo questo percorso di innovazione e qualità è indispensabile unire le sinergie all'interno della filiera e incentivare la collaborazione e il dialogo tra imprese e istituzioni.
Occorre quindi valorizzare ancora meglio le nostre produzioni e saper sfruttare l’opportunità che ci offre la richiesta crescente nel mondo di prodotti italiani di qualità. Se il commercio internazionale è fra le principali vie di crescita che dobbiamo seguire, è necessario ridare ossigeno alla domanda interna che stenta a ripartire"
.

Aiipa è quindi impegnata in prima linea con le proprie associate ad affrontare un cammino sfidante che ha per obiettivo quello di spronare tutti a fare squadra come "sistema Paese": tutte le componenti economiche e produttive, rinunciando a visioni e interessi di parte, devono abbracciare un obiettivo ancor più ambizioso che è già stato tracciato e condiviso con le stesse istituzioni, indicando il traguardo dei cinquanta miliardi di valore di esportazione di prodotti agroalimentari italiani nel mondo, entro il 2020.

Determinante sarà la capacità di contrastare fenomeni come la contraffazione e l'italian sounding, stimato ancora in crescita sui mercati internazionali per un valore che oltrepassa i sessanta miliardi di euro.
L’Unione europea in questo contesto dovrà giocare un ruolo chiave dettando regole chiare e univoche valide per l'intero mercato unico.

Il rilancio dei consumi interni è l'altra importante sfida che richiede da parte del Governo l'adozione di misure adeguate per ridare finalmente forza al potere di acquisto delle famiglie, evitando soprattutto gli aumenti dell'Iva previsti dalla Legge di Stabilità.

Va colta inoltre l'opportunità dei margini di flessibilità al bilancio concessi a maggio dalla Comunità europea, per liberare risorse che possano dare impulso alla produttività delle imprese.

E’ seguita quindi la presentazione da parte di Alessandra Lanza di Prometeia che ha sviluppato un'analisi sulle prospettive di breve e medio termine per l'industria alimentare italiana evidenziando come "il 2016 potrebbe portare finalmente ad un incremento dei consumi alimentari (+0,8% a prezzi costanti) in media d'anno, decretando l'avvio di una ripresa del mercato, grazie a redditi previsti in stabile crescita".

"Il passo della ripresa - continua - si manterrà tuttavia contenuto nei prossimi anni (+0,5%, in media nel biennio 2017-2018), lasciando i volumi di spesa su livelli inferiori dell'11% rispetto al 2007. Il consumo si sposta dal fresco al confezionato, dai prodotti tradizionali a quelli evoluti, con maggiore contenuto qualitativo e di servizio, che soddisfano nuovi bisogni specifici. Una trasformazione guidata da diversi fattori, economici ma anche demografici e sociali.
La debole ripresa dei volumi che si accompagna al miglioramento qualitativo della domanda di beni alimentari, sia in termini merceologici che di contenuto di servizio, sembra celare un processo di terziarizzazione in atto, guidato da fasce di consumatori "high spending", riflesso della crescente divaricazione dei redditi"
.

A chiusura dei lavori Paolo De Castro, coordinatore del Gruppo dei socialisti e democratici in Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale al Parlamento europeo, ha dichiarato: "Nonostante il made in Italy agroalimentare sia famoso in tutto il mondo, il nostro Paese esporta meno rispetto ad altri partner europei, come la Germania o l’Olanda. Se il nostro obiettivo è quello di arrivare a cinquanta miliardi di euro in export nel 2020 - afferma De Castro - è necessario potenziare la qualità, aumentare la riconoscibilità e la difesa del made in Italy.

Ma soprattutto è fondamentale rafforzare la capacità dell'intera filiera agroalimentare, di partecipare in modo organizzato e con crescente potere contrattuale alle catene globali del valore. Più organizzazione vuol dire maggiore capacità di innovazione e di resilienza rispetto agli shock che, inevitabilmente, possono incorrere come conseguenza della partecipazione a mercati più grandi.
Vuol dire, infine, essere più ricettivi e reattivi rispetto alla continua riarticolazione di modelli di consumo che, pur potendo dispiegarsi su grandi ampiezze di scala, si proiettano sempre più lontano da una dimensione standardizzata e "di massa" e si basano invece su nicchie e minoranze sempre più attive"
.

De Castro ha poi concluso: "L'organizzazione e il lavoro di squadra sono una risposta anche a questa sensibilità nuova del consumatore, che non si manifesta solo in termini di scelta dei prodotti, ma anche di informazione sui processi di produzione".

Nel corso dell'assemblea sono stati anche presentati i dati relativi ai valori delle produzioni e delle esportazioni dei singoli settori rappresentati da Aiipa. L'incidenza più significativa spetta ancora una volta al settore dei "prodotti vegetali" e a quello del "caffè".

Tutte e sei le famiglie di prodotti raccolte in Aiipa hanno mostrato, in varia misura, ritocchi espansivi rispetto al 2014.