Quello nella foto è un maestoso Celtis occidentalis. Ormai completamente cavo da decenni, l'albero era inserito in un programma di monitoraggio pluriennale che non aveva mai evidenziato specifiche modifiche peggiorative delle sue condizioni generali.
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L'ultimo controllo ha tuttavia permesso di apprezzare un progressivo deteriorarsi del quadro generale con l'aprirsi di un cretto longitudinale passante in posizione neutra rispetto alla linea di inclinazione, sia da un lato (foto centrale in alto e in basso) che da quello opposto (foto in alto e in basso a destra; in questo caso era presente una fessurazione stabilizzata).
Ma non basta: in posizione traente si è aperto un terzo cretto di fatto ormai prossimo a causare il distacco per delaminazione del contrafforte maggiormente sollecitato.
Non c'è più nulla da fare, purtroppo.
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Abbattimento?
No.
L'albero verrà trasformato in albero-habitat.
Si provvederà all'eliminazione di circa un terzo della chioma, sfruttando una grossa branca laterale e la vegetazione ad essa sottostante (in pratica una capitozzatura).
Successivamente il taglio verrà rimodellato (coronet-cut) per simulare una rottura naturale.
Dal prossimo anno inizierà l'attività di ricostruzione a partire dalla vegetazione avventizia che sarà emessa in seguito al primo intervento e non si può escludere una ulteriore, futura, riduzione in altezza.
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Gli alberi adulti - o secolari, come quello in questione - sono rari ed insostituibili.
La loro conservazione risponde ad una fondamentale esigenza di complessità biologica, ovvero di biodiversità.
Nostro dovere è dunque garantire la pubblica incolumità pur nel rispetto delle basilari funzioni ecologiche svolte dagli alberi.
È finita solo quando è veramente finita!
A cura di Giovanni Morelli, Associazione Pubblici Giardini, Delegazione Emilia Romagna
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