In Italia mancano gli alberi. Intendiamo gli alberi da piantare, per riforestare e ricreare il verde. Della cosa ce ne occupammo - in tempi non sospetti - alcuni anni fa. Oggi con il Pnrr, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, l'enorme richiesta da parte delle amministrazioni pubbliche di piante per la forestazione ha messo totalmente in crisi il sistema.

 

Secondo la prima stesura del Pnrr, in Italia si sarebbero dovuti piantare 6,6 milioni di piantine - la palese indisponibilità di queste fece poi correggere il dato e fu prevista anche la messa a dimora di semi al posto delle piantine. Della cosa si è occupata la Corte dei Conti che con un'indagine nel 2023 ha messo in luce la frequente scarsa rilevanza delle operazioni di nuova forestazione.

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Il settore vivaistico rappresenta un asset fondamentale per il Paese sia dal punto di vista economico sia da quello ambientale. Ed oggi è anche una opportunità in più per il mondo agricolo. Come noto i vivai privati in Italia hanno una eccellente attività ed esportano gran parte della loro produzione.

 

Sul versante nazionale spesso invece manca una programmazione con gli enti pubblici.

Un comprensorio o una cittadina che voglia aver cura del proprio verde urbano o voglia intraprendere operazioni di riforestazione dovrebbe stabilire degli accordi di filiera in anticipo con un vivaista, o anche un semplice agricoltore, per propagare materiale specifico ben adattato ai terreni e al clima. Questo per avere sul lungo periodo i migliori risultati.

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Noi ricordiamo sempre i drammatici risultati che abbiamo tante volte potuto vedere con l'importazione frettolosa dall'estero (spesso dal Centro Nord Europa) di essenze assolutamente non adeguate e magari cariche dei peggiori parassiti (tanto per fare un esempio: Erwinia amylovora).

 

Stabilire accordi di filiera fra le amministrazioni pubbliche e il settore agricolo per programmare il verde è un'operazione fondamentale: lo ricordiamo ancora una volta. Le piante non sono bulloni.