Negli ultimi anni il consumo di questo frutto in Europa è cresciuto in maniera esponenziale, raggiungendo le 43mila tonnellate nel 2017. La maggior parte dei frutti presenti sul mercato europeo viene importata da paesi sudamericani, quali Brasile e Messico, mentre una più esigua quantità proviene dall'area mediterranea, ed in particolar modo da Spagna e Italia dove la produzione è concentrata nelle aree a clima mite della Sicilia. Proprio nell'ambiente siciliano è possibile permettere alle piante di papaya di fruttificare nei mesi compresi tra aprile e novembre, e non per tutto l'anno come avviene nei paesi tropicali.
La pianta, pur essendo una erbacea succulenta, viene considerata per il suo aspetto un albero, in quanto il caule con l'avanzare dell'età diviene di consistenza fibroso-legnosa con una crescita che può raggiungere i 10 metri. La ramificazione è rara, le foglie emergono dalla parte superiore del fusto, i fiori possono essere maschili, femminili ed ermafroditi mentre le radici sono comprese nei primi 30 cm di profondità. Il frutto è una bacca di forma globosa, ovoidale o piriforme con depressioni carpellari più o meno profonde: l'esocarpo è liscio ed assume un colore giallo-aranciato una volta giunto a maturazione, mentre il mesocarpo è spesso carnoso con una cavità contenente numerosi semi. Il peso del frutto oscilla mediamente tra i 250 grammi e i 2 kg in funzione della varietà. Le principali cultivar di papaya sul mercato Ue sono la Solo, la Golden, la Sunrise e la Formosa. Clicca qui per vedere su Plantgest le caratteristiche di queste varietà.
Ecco alcune piante di papaia o papaya coltivate in Sicilia sotto serra
(Fonte foto: © Vittorio Farina, Università di Palermo)
Papaya, come coltivarla
"La papaya - spiega Vittorio Farina, Professore di Arboricoltura presso l'Università degli Studi di Palermo - è una pianta dioica (fiori maschili e femminili su piante separate) ma sono anche diffusi esemplari ermafroditi, con fiori di tutti e due i sessi sulla stessa pianta. Quest'ultimo tipo di pianta è quello che viene preferito negli impianti moderni, grazie alla capacità di autoimpollinazione. Situazioni di stress ambientali, o nutrizionali, possono causare anomalie fiorali producendo frutti deformi definiti 'carpelloidi', mentre alte temperature e stress idrico determinano sterilità dei fiori femminili".La temperatura ottimale per lo sviluppo vegeto-produttivo della pianta è compresa tra 21 e 33 °C: da ricordarsi che livelli sotto i 12-14 °C, per diverse ore durante la notte, compromettono gravemente sia la crescita vegetativa che quella riproduttiva. "Alle nostre latitudini - prosegue Farina - la papaya deve essere quindi coltivata in aree vocate a livello del mare e solo in ambiente protetto, come avviene a Tenerife e Israele, prestando attenzione sia ai freddi invernali che alle alte temperature estive (>30 °C) che causano un decremento della dotazione zuccherina dei frutti. La qualità dei frutti dipende anche dalla disponibilità di apporti irrigui durante i mesi più caldi, mentre la presenza di ristagni idrici porta frequentemente alla morte della pianta. Per questo motivo sono preferibili terreni sciolti, sabbiosi o porosi a discapito di quelli argillosi. Il pH del suolo dovrebbe essere compreso tra 5,0 e 7,0, con un range ottimale tra 5,5 e 6,5. La papaya, visto il suo elevato potenziale di crescita a partire dalla semina e la contemporanea presenza di fioritura e fruttificazione sulla stessa pianta, richiede un apporto di nutrienti costante in termini di K, N, Ca, P, S, Mg".
La vita produttiva di un impianto di papaya è intensa ma breve: gli impianti sono di solito rinnovati con nuove piante dopo due-quattro anni di produzione commerciale e ciò è reso possibile grazie alla rapidità con cui si ottengono nuovi esemplari. "La papaya, nella coltivazione commerciale, è quasi interamente propagata a partire dal seme, e sono necessari da tre a otto mesi per ottenere una nuova pianta pronta ad iniziare il suo ciclo produttivo. I sesti sono di 2,0 x 2,5 m in rettangolo o di 2,5 x 2,5 m in quadro. Il diradamento dei frutti, indirizzato principalmente a frutti carpelloidi, è una pratica fondamentale al fine di ottenere pezzature uniformi ed un elevato contenuto zuccherino".
"I frutti - dice Farina - vanno raccolti quando il colore della buccia cambia da verde scuro a verde chiaro ed inizia a svilupparsi una striscia gialla (o arancio in funzione della varietà) che si estende dalla base verso l'alto. Se raccolti prima di questo stadio non raggiungeranno mai la completa maturazione. La conservazione del frutto può avvenire a temperature comprese tra 7 °C e 13 °C. La difesa è focalizzata a combattere l'antracnosi (Colletotrichum gloeosporioides) che causa lesioni sulla buccia e nella polpa provocando, il Phoma caricae-papayae che attacca il peduncolo del frutto, la Phytophthora nicotianae e l'Alternaria alternata che colpiscono la superficie del frutto, i marciumi radicali causati da diverse phytoptorae, il virus del mosaico della papaya (PMV) che causa corrugamento delle foglie e il ringspot virus (PRV) chiamato così per via dell'anello giallo che crea intorno al frutto".
Frutti di papaia o papaya raccolti in piante coltivate in Sicilia
(Fonte foto: © Vittorio Farina, Università di Palermo)
Investimento e ritorno economico
Nella gestione economica della papaya, la predisposizione delle serre ricopre una parte piuttosto rilevante in termini di costi preliminari. "La serra, però, oltre a proteggere le piante dai freddi invernali - afferma Farina -, garantisce produzioni lungo tutto l'arco dell'anno con la possibilità di ottenere primizie e frutti fuori stagione anche se presenta alcuni aspetti negativi, come l'accorciamento della vita media dell'impianto, a seguito dello sviluppo eccessivo in altezza delle piante che raggiungono in tempi rapidi il tetto. Gli apprestamenti protettivi comprendono serre tunnel, con copertura plastica che può essere rimossa in estate, e serre a più campate, coperte con rete e plastica come in Almeria e nelle isole Canarie, dove oltre 300 ettari di papaia o papaya sono coltivati in ambiente protetto. In alcuni casi possono essere anche riadattate le strutture nate per l'orticoltura o per la floricoltura come avviene in Sicilia. Altri costi importanti sono legati alle operazioni di diradamento, raccolta dei frutti e gestione del post-raccolta".A che punto è la ricerca in Italia?
"Sul fronte della ricerca - conclude Farina - presso il dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e forestali dell'Università degli Studi di Palermo sono state condotte, e sono ancora in corso, numerose attività di studio (vedi bibliografia) volte all'analisi del comportamento dei diversi genotipi, delle dinamiche di maturazione e di ripening, del rapporto tra risorse fotosintetiche e qualità dei frutti, della gestione post-raccolta e della possibilità di ottenere frutti di IV gamma da destinare al mercato europeo. Obiettivi futuri sono l'ottenimento di piante di taglia più ridotta e, al contempo, produttive con frutti dalla buona consistenza della polpa, ad alto contenuto di zucchero, con pezzature medie ed una maggiore resistenza ai disordini fisiologici, ai parassiti ed alle malattie e l'affinamento delle tecniche di propagazione per lo sviluppo di una moderna offerta vivaistica".Si suggerisce di leggere anche l'articolo pubblicato il 26 marzo 2020 su AgroNotizie dal titolo "Cosa serve per coltivare la papaya".
Bibliografia
- Adiletta, G., Di Matteo, M., Albanese, D., Farina, V., Cinquanta, L., Corona, O., ... & Petriccione, M. (2020). Changes in physico-chemical traits and enzymes oxidative system during cold storage of ‘Formosa' papaya fresh cut fruits grown in the mediterranean area (Sicily). Italian Journal of Food Science, 32(4). https://doi.org/10.14674/IJFS.1919
- Farina V. (2018). Esotico mediterraneo in Sicilia: mango, papaya, lici, anona e nespolo. 2018. Rivista AgriSicilia n. 7, 32-42.
- Farina V., D'Asaro A., Gianguzzi G., Palazzolo E., Mazzaglia A. (2017). Chemical-physical and nutritional characteristics of mature-green and mature-ripe 'Kensington Pride' mango fruit cultivated in Mediterranean area during cold storage. Fruits, 72(4).
- Farina, V., Tinebra, I., Perrone, A., Sortino, G., Palazzolo, E., Mannino, G., & Gentile, C. (2020). Physicochemical, nutraceutical and sensory traits of six papaya (Carica papaya L.) cultivars grown in greenhouse conditions in the mediterranean climate. Agronomy, 10(4), 501. https://doi.org/10.3390/agronomy10040501
- Farina, V., Passafiume, R., Tinebra, I., Scuderi, D., Saletta, F., Gugliuzza, G., ... & Sortino, G. (2020). Postharvest application of aloe vera gel-based edible coating to improve the quality and storage stability of fresh-cut papaya. Journal of Food Quality, 2020. https://doi.org/10.1155/2020/8303140
- Carella A., Saletta F., Gianguzzi C., Perrone, A., Sortino G., Caracci M., Palazzolo E., Gentile C., Farina V. La coltivazione della Papaya in Sicilia: qualità dei frutti e prospettive. Agrisicilia 11-12/2018, 32-38.