Il Parlamento europeo dice no all'importazione di prodotti contenenti quattro Ogm. La posizione degli eurodeputati però non è vincolante per la Commissione europea che può decidere di andare avanti con l'autorizzazione. Gli eurodeputati temono un maggior utilizzo di fitosanitari dovuto dalla resistenza delle sostanze Ogm. Resta l'impasse europea nel processo di approvazione dovuta dalla mancanza di una maggioranza qualificata tra governi nazionali.
 

Il Parlamento europeo dice no a quattro Ogm

Rifiutata al Parlamento europeo la proposta della Commissione europea di autorizzare l'importazione di prodotti contenenti o costituiti da quattro Organismi geneticamente modificati (Ogm) resistenti agli erbicidi. L'opposizione riguarda il cotone LLCotton25 (ACS-GHØØ1-3), semi di soia MON 89788 (MON-89788-1), mais MON 89034× 1507 × NK603 × DAS-40278-9 e le sue sotto-combinazioni, e il mais Bt11× MIR162 × MIR604 × 1507 × 5307 × GA21 e le sue sotto-combinazioni. Tutti Ogm che sono stati resi tolleranti ad erbicidi a base di glifosate e glufosinato di ammonio.
 

Una posizione non vincolante

Una decisione presa a poco più di un mese di distanza dall'autorizzazione da parte della Commissione europea ad importare prodotti contenenti mais Ogm MZHG0JG, mais MON 89034 e soia A2704-12, anch'essi immuni agli stessi erbicidi. Tuttavia, le risoluzioni votate in queste due occasioni non sono vincolanti, pertanto la Commissione può concedere lo stesso sulla base delle valutazioni dei propri esperti.
 

Eurodeputati, manca un'indagine approfondita

Secondo gli eurodeputati manca un'indagine approfondita e caso per caso dei rischi sanitari associati alle colture geneticamente modificate resistenti agli erbicidi. Sempre secondo gli eurodeputati, le colture Ogm resistenti agli erbicidi comportano un maggiore utilizzo degli stessi, in quanto le piante infestanti diventano immuni al rimedio. Pertanto si teme che con l'avanzare del tempo vi sia un incremento dell'esposizione agli erbicidi e quindi un conseguente aumento di un residuo sulle colture.
 

Cotone, soia e granoturco

Nel caso del cotone, si teme una maggiore esposizione al glufosinato, per i semi di soia al glifosate e per il granturco al glufosinato, glifosate, quizalofop e 2,4-D. In particolare, per i semi di cotone, si è fatto notare al Parlamento europeo che in Europa essi vengono somministrati agli esseri animali in diverse forme - interi, a panelli, o in farina -, e sono presenti in un'ampia varietà di prodotti alimentari per l'uomo - come ad esempio la maionese, diversi condimenti o prodotti di panetteria, ma anche patatine e pasta di cacao.
 

L'annosa questione del glifosate e del glufosinato

Per quanto riguarda il glifosate, la questione della sua cancerogenicità resta aperta. Nel 2015 l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) dichiarò improbabile che il glifosate fosse cancerogeno, e la tesi venne sostenuta anche dall'Agenzia per le sostanze chimiche (Echa) due anni dopo. Tuttavia, sempre nel 2015 l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) classificò il glifosate come probabilmente cancerogeno per l'uomo.

Il glufosinato, invece, visti i possibili rischi per la salute (leggi questa prima pagina e questa seconda pagina per saperne di più), e dal momento che l'approvazione del suo utilizzo è giunta a scadenza a luglio 2018, oggi è soggetto a quei criteri che lo escludono dal regolamento (CE) n. 1107/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio.
 

Come funziona oggi l'autorizzazione Ogm in Europa

Le aziende che vogliono commercializzare Ogm in Europa devono presentare domanda in primo luogo all'autorità competente di uno Stato membro. Questa viene poi trasmessa all'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), che è responsabile della valutazione scientifica del rischio sia ambientale sia per la salute umana e animale. La valutazione del rischio è effettuata in stretta collaborazione con gli organismi scientifici degli Stati membri.

Successivamente il parere è reso disponibile al pubblico e viene avviata una consultazione pubblica che rimane aperta per un mese. Entro tre mesi dal ricevimento del parere dell'Efsa, la Commissione europea prepara una proposta di decisione di esecuzione per rilasciare o rifiutare l'autorizzazione che viene trasmessa agli Stati membri e soggetta a votazione a maggioranza qualificata. Se il comitato permanente e il comitato d'appello - che dipendono dagli Stati membri - non riescono ad adottare la decisione a maggioranza qualificata entro un determinato periodo di tempo, spetta alla Commissione adottare la decisione finale.