Il prezzo dello zucchero quest'anno ha subito delle variazioni altalenanti piuttosto particolari che lasciano aperta la domanda su come stia andando e come andrà il mercato di questo prodotto.

 

Negli ultimi 5 anni lo zucchero ha avuto un aumento più o meno costante del prezzo, a partire da un minimo nella primavera del 2020, tendendo poi a salire, pur con qualche oscillazione importante.

 

Come per tutti i prodotti agricoli considerati commodities, cioè materie prime, il valore di mercato viene di fatto stabilito dagli scambi internazionali e può essere soggetto, oltre che alla legge della domanda e dell'offerta, anche a speculazioni finanziarie.

 

Il prezzo dello zucchero in particolare dipende dalla domanda del mercato, dal costo dell'energia e dalle condizioni climatiche. E questo indipendentemente dalla tipologia di prodotto: i prezzi dello zucchero di canna e dello zucchero di barbabietola sono tendenzialmente legati.

 

Una parte consistente dello zucchero mondiale è destinato alla produzione di etanolo da usare come biocarburante, in particolare in Brasile, che è uno dei maggiori produttori mondiali di zucchero. E questo fa sì che più etanolo si produce, più la domanda dello zucchero salga e di conseguenza il suo prezzo.

 

Il crollo del prezzo della primavera del 2020 ad esempio fu causato dagli effetti del lockdown dovuto alla pandemia, quando i prezzi del petrolio scesero sensibilmente e resero non conveniente produrre biocarburanti, tra cui l'etanolo. Così con gli impianti di produzione di etanolo chiusi, la domanda di mercato dello zucchero crollò e di conseguenza crollò il prezzo.

 

Quando invece il costo dell'energia aumenta, aumenta anche il prezzo dello zucchero, perché i processi di estrazione e di raffinazione dello zucchero, sia di canna che di barbabietola, sono energivore.

 

Altro fattore che influisce in maniera significativa è l'andamento stagionale, che può causare crolli di produzione che comportano una minore disponibilità di prodotto, quindi una minore offerta di mercato ed un conseguente aumento dei prezzi.

 

E infine ci sono le speculazioni finanziarie.

 

Così dall'aprile del 2020, quando il prezzo su mercati internazionali toccò minimi al di sotto delle 350 euro a tonnellata, siamo progressivamente passati a punte di oltre 700 euro a tonnellata nell'ottobre e nel novembre del 2023, dovute all'aumento dei costi dell'energia e soprattutto ai timori per la situazione geopolitica legati prima alla guerra in Ucraina e poi a quella in Medio Oriente.

 

Nel 2024 un nuovo crollo a primavera ha portato il prezzo dello zucchero a circa 550 euro a tonnellata a maggio, per poi risalire a quasi 600 euro a tonnellata a giugno e ricalare a circa 530 euro ad agosto. Oscillazioni che sembrano dovute prevalentemente a speculazioni finanziare. 

 

Ma da settembre il prezzo ha ricominciato ad aumentare, portando i valori intorno a 570 euro a tonnellata, principalmente a causa della siccità e degli incendi in Brasile, con conseguenti disastrose perdite di produzione in quello che è il primo produttore mondiale di zucchero, determinando un calo di disponibilità sul mercato internazionale, o anche solo il timore di un calo.

 

Poi da ottobre il prezzo ha ripreso lentamente a scendere, fino all'attuale quota di circa 540-530 euro a tonnellata.

 

E ora come andrà? Difficile fare previsioni anche per gli esperti, per quanto si pensi che possa rimare la tendenza a crescere, pur con alti e bassi anche significativi.

 

Una variabilità di mercato che non giova alla bieticoltura europea e nazionale, né al settore industriale legato allo zucchero.

 

Anzi, molte importanti realtà saccarifere iniziano a pensare ad una diversificazione produttiva, come nel caso delle tedesche Südzucker e Pfeifer & Langen, che stanno investendo su altri tipi di produzioni alimentari, oltre che in altri utilizzi non alimentari dello zucchero, ad esempio come precursore per la sintesi di altri composti chimici o addirittura come additivo per l'edilizia.

 

Ma l'altalena dei prezzi inquieta anche realtà più piccole, in particolare le aziende agroalimentari produttrici di dolci e bevande strettamente legate all'uso e quindi al prezzo dello zucchero.

 

E, non da ultimo, gli effetti di queste oscillazioni dei prezzi si ripercuotono anche sull'apicoltura, dove le nutrizioni di soccorso delle api con sostanze zuccherine si rendono sempre più necessarie per non far morire gli alveari quando le anomalie climatiche non permettono la raccolta del nettare nell'ambiente, complicando ulteriormente i bilanci delle aziende già alla prese con i cali produttivi e la stagnazione del mercato del miele.