Nel contesto dell'allevamento della bovina da latte, migliorare l'efficienza alimentare è diventato fondamentale per aumentare la sostenibilità e la redditività delle produzioni.
Utilizzando test genomici è possibile stimare Indici come l'Efficienza Alimentare Predetta (Pfe) in animali giovani. L'obiettivo dello studio è valutare l'associazione tra gli Indici Genomici (Pfe) e i dati reali sull'Ingestione di Sostanza Secca (Dmi).

 

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Lo studio è stato condotto nella stalla sperimentale del Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie dell'Università di Bologna, dove le vacche sono regolarmente sottoposte a prove nutrizionali e durante le quali vengono raccolte quotidianamente informazioni sul Dmi e al test del Dna tramite tecnologia del Dna chip.
Dato che la tecnologia del Dna chip può presentare una grande varietà nei pannelli degli SNP utilizzati, l'Associazione Nazionale Allevatori della Razza Frisona, Bruna e Jersey Italiana ha sviluppato un sistema di imputazione per predire i genotipi e ha definito un pannello standard di SNP per garantire la massima copertura genomica.

 

I genotipi ottenuti sono usati per predire gli indici genomici attraverso un processo a più fasi. La prima fase consiste nel calcolo degli indici genetici classici, seguita dal calcolo degli effetti di sostituzione allelici per ogni SNP. Per il carattere Pfe il fenotipo è calcolato come: Pfe= Ecm/pDMI.

 

Nella formula l'Ecm è il latte corretto per il contenuto energetico e pDMI è l'ingestione alimentare predetta.

I risultati hanno mostrato una correlazione debole e negativa (-0.14) tra Pfe e Dmi indicando che bovine con un merito genetico più elevato per Pfe tendono a consumare meno sostanza secca.

 

Tabella descrittiva dei caratteri considerati

Tabella descrittiva dei caratteri considerati

(Fonte: Roberta De Gregorio e Professore Giulio Visentin)

 

Questi dati sono stati tutti inseriti in una tabella che racchiude le statistiche descrittive per gli indici di selezione maggiormente utilizzati nella razza bovina d'esame, l'indice genomico Pfe e la correlazione con il Dmi (distinto tra primipare e pluripare). La correlazione negativa è emersa anche con gli indici di selezione Pft, Ies e Ics-Pr.
Questo dato suggerisce che anche selezionando per uno di questi tre indici, ci sarà un miglioramento non solo nella produttività degli animali, ma indirettamente si selezionerà animali che ingeriscono meno e quindi più efficienti da un punto di vista alimentare.

 

Sono stati realizzati anche dei grafici che analizzano nel dettaglio le medie stimate di Dmi nelle primipare e pluripare per l'effetto dell'indice genomico Pfe.

 

Grafico che mostra le correlazioni e le medie tra Pfe e Dmi nelle primipare e pluripare

Grafico che mostra le correlazioni e le medie tra Pfe e Dmi nelle primipare e pluripare

Grafico che mostra le correlazioni e le medie tra Pfe e Dmi nelle primipare e pluripare

(Fonte: Roberta De Gregorio e Professore Giulio Visentin)

 

Le differenze tra le medie di Pfe (-0,23kg Dmi/d primipare e -0,26kg Dmi/d pluripare) non sono risultate statisticamente significative, indicando che non vi è una differenza rilevante nel consumo di materia secca tra i gruppi di bovine con diversi livelli di efficienza alimentare. Tuttavia, le stime mostrano che, a parità di livello produttivo, le bovine con un merito genetico più elevato per l'efficienza alimentare consumano meno sostanza secca giornaliera, rispetto a quelle con un merito genetico più basso. Questo si traduce in una riduzione del 1% del consumo di sostanza secca e in un risparmio economico di 3.027 euro all'anno in una stalla con 100 bovine, considerando un costo di 0.39 euro per chilogrammo di materia secca. 

 

L'obiettivo principale dello studio era quindi quantificare la differenza fenotipica nell'assunzione alimentare in base al merito genetico per Pfe.

 

I risultati, sebbene non significativi, indicano una tendenza verso una minore assunzione alimentare per vacche con indice genomico superiore alla media. La mancanza di significatività statistica potrebbe essere dovuta alla ridotta numerosità del campione. In futuro con un campione più grande, gli errori standard si ridurrebbero, potendo così evidenziare differenze significative.

 

L'efficienza alimentare quindi risulta inoltre un tema importante anche per ridurre la produzione di metano enterico. Pare infatti che animali con alta efficienza alimentare tendono a consumare meno cibo, producendo meno metano senza compromettere la crescita e la produzione. Questo apre possibilità per la selezione di animali con minori emissioni di gas serra. Di conseguenza risulta importante mettere a punto metodi avanzati, per migliorare la precisione nella misurazione dell'assunzione alimentare soprattutto nei contesti di gruppo. L'obiettivo infatti è di acquisire tecniche che permettono di ottenere stime accurate del Dmi a bassi costi e con minori complessità logistiche.

 

In conclusione questo studio fornisce una base per ulteriori ricerche e dimostra il potenziale dell'approccio genomico nella selezione degli animali da latte, con l'obiettivo di creare mandrie più efficienti e sostenibili per il futuro. Pertanto, è fondamentale continuare a monitorare e aggiornare questi indici adattandoli alle esigenze in continua evoluzione dell'industria lattiero casearia.

 

Roberta De Gregorio, categoria Zootecnia

Roberta De Gregorio, categoria "Zootecnia"

(Fonte: Roberta De Gregorio)

 

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Per eventuali contatti robe.degregorio@gmail.com

A cura di Roberta De Gregorio


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