Nelle prossime settimane, l’impegno della Vip University si concentrerà proprio sulla distintività del suino pesante italiano come animale unico al mondo e sulle strategie alimentari da adottare per preservare la tipicità e la redditività.
Tre gli appuntamenti in calendario, per i quali sono otto i posti disponibili (per informazioni: vip@veryitalianpig.com), sotto l’egida di Eugenio Vincenzi, specialista in nutrizione animale.
Si parte giovedì 16 febbraio con “L’alimentazione delle scrofe e dei suinetti: quali strategie alimentari per migliorare le performance e lo stato di salute degli animali con un razionale uso degli antibiotici?”; giovedì 23 febbraio si parlerà di “Alimentazione dei suini in accrescimento e ingrasso. Quali soluzioni per migliorare le performance?”; giovedì 2 marzo sarà la volta degli “Alimenti dei suini: dai cereali agli additivi, loro caratteristiche e corrette modalità di impiego”.
Gli incontri si terranno nella sede di Very italian pig in via Dante Alighieri n 12 a Leno (Brescia).
Missione redditività
“Nella seconda parte del 2016 – riassume Dario Gobbi – la redditività degli allevamenti italiani è migliorata, dopo un primo semestre fortemente negativo. Oggi stiamo assistendo a una frenata del mercato che, nonostante una ripresa dei prezzi dei suinetti a gennaio, con valori Cun fino a 2,843 euro al chilogrammo, sta portando indietro i valori dei suini grassi da macello”.
Basti a pensare che a gennaio, sulla piazza di Modena, il prezzo medio è stato di 1,579 euro/kg, in calo del 3% rispetto al mese precedente.
“Inoltre – aggiunge Gobbi – il mondo delle carni in generale deve fare i conti con campagne martellanti contro le modalità di allevamento e il consumo, assediato da posizioni che, per quanto rispettabili nell’ottica della libertà di pensiero, spesso hanno forme di espressione aggressive e talvolta fuorvianti”.
Le raccomandazioni dell’Efsa
Ad accendere i riflettori sulla zootecnia ha pensato anche l’Efsa, l’Autorità europea sulla sicurezza alimentare, che ha rilanciato il problema dell’antibiotico resistenza. Recentemente, gli esperti hanno sottolineato che per curare le malattie infettive negli animali gli antibiotici vadano limitati il più possibile e che il loro uso “preventivo” dovrebbe essere gradualmente abbandonato a favore di misure alternative. Tra le più efficaci si segnalano vaccini, probiotici, prebiotici, batteriofagi e acidi organici.
Per la prima volta l’autorità europea invita a “ripensare il sistema zootecnico con l’attuazione di pratiche di allevamento che impediscano l’introduzione e la diffusione della malattia negli allevamenti, prendendo in considerazione sistemi alternativi che siano fattibili anche con un uso ridotto degli antimicrobici”. In questa direzione si raccomandano gli approfondimenti e i percorsi di educazione e sensibilizzazione verso tutti i livelli della società, tra i veterinari e gli allevatori.
Appello colto al volo dall’associazione Vip, che ha appunto pianificato un percorso di formazione professionale per gli allevatori e gli operatori della filiera, al via da giovedì.
Carne “dietetica”
Dopo il polverone mediatico scaturito dall’allarme lanciato dell’American Institute for Cancer Research, secondo il quale un consumo quotidiano ed eccessivo di carni rosse favorirebbe l’insorgenza di tumori al colon retto, in difesa delle carni suine – oltre al buon senso – vengono anche gli studi scientifici. Rispetto al passato, il tenore di grasso delle carni suine è notevolmente diminuito, con una riduzione di acidi grassi saturi a favore dei polinsaturi come l’acido linoleico, definito “essenziale” in quanto non sintetizzato dall’organismo umano e dunque deve essere assunto attraverso la dieta alimentare. La carne suina presenta importanti contenuti di proteine di alta qualità, di vitamine B1, B2 e B12 e tracce di elementi in forme facili da assorbire come ferro, zinco, rame e selenio.