Coldiretti Campania si concentra sul decreto legislativo e parla di "stretta decisa per la difesa della produzione di olio extravergine di oliva made in Italy”. Perché dal primo di luglio è scattato il divieto di usare impropriamente il tricolore sulle etichette delle bottiglie. “Ogni richiamo, diretto o indiretto, al territorio italiano e alle regioni italiane sarà illegale grazie all'entrata in vigore del decreto 103/2016 del Mipaaf, sollecitato con forza da Coldiretti" è scritto in una nota dell’organizzazione agricola.
"Una misura che mette un argine deciso ai furti di identità - spiega Gennarino Masiello, presidente di Coldiretti Campania e vicepresidente nazionale - a garanzia e tutela dei consumatori e degli agricoltori. Non si tratta di una misura protezionistica, ma di un atto di trasparenza. Coldiretti chiede che i consumatori possano scegliere senza essere ingannati da richiami grafici o parole che nulla hanno a che vedere con il contenuto della bottiglia. Il divieto per l'olio extravergine rappresenta un esempio concreto di tutela contro l'italian sounding che ruba ogni anni al sistema nazionale 60 miliardi di euro di valore. Un fenomeno che colpisce fortemente la Campania, che possiede un ricchissimo paniere di prodotti ".
L’articolo 4 del decreto, al comma 1, prevede, in particolare, la sanzionabilità per i produttori che riportano “segni, figure o illustrazioni che possono evocare un’origine geografica diversa da quella indicata in etichetta, anche se veritieri”. In pratica non si potrà più vendere un olio d’oliva extravergine che in etichetta riporti la dizione dell’origine “Miscela di oli di oliva originari dell’Unione europea e non originari dell’Unione”, ma che presenti sulla bottiglia o nel packaging “segni, figure o illustrazioni che possono evocare” un’origine italiana (tricolore, nomi o aggettivi di italianità, immagini tipiche italiane ecc.).
Il recente via libera del Parlamento alla norma, parecchio controversa, che azzera la scadenza dell'olio di oliva per recepire la legge europea 2015-2016, secondo Confagricoltura Taranto va in direzione opposta anche rispetto al buon senso. E paradossalmente la nuova norma, che in teoria riguarderebbe anche la qualità e la trasparenza della filiera degli oli vergini d'oliva, di fatto pare orientata a penalizzare proprio queste caratteristiche del prodotto made in Italy divenute pietre angolari della cosiddetta legge salva-olio.
“In realtà – sostiene Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Taranto - cancellare la data massima di scadenza dall’etichetta, significa consentire la vendita di olio d’oliva vecchio e di qualità non eccelsa, giacché le caratteristiche organolettiche tendono a degradarsi proprio col trascorrere del tempo. L’esatto contrario del lavoro fatto in questi anni per tutelare le aziende sane dalla concorrenza sleale e fraudolenta ad opera di veri e propri “pirati” della contraffazione. Danno e beffa che, naturalmente, investono in pieno anche i consumatori, ormai abituati a leggere in etichetta la scadenza massima dei 18 mesi dalla produzione e imbottigliamento, ora trasformata in un limite fluttuante a piacimento di chi imbottiglia, oltre che a vedere messa bene in evidenza l’origine nazionale dell’olio, protetta dai subdoli attacchi di chi spregiudicatamente fa uso dell’italian sounding per spacciare per italiano un prodotto che non lo è. Tutto questo, con la nuova normativa, viene cancellato e indebolito, rendendo l’olio meno trasparente”.