A volte il richiamo alla carne è tuttavia presente nei nomi con i quali questi prodotti vengono proposti al consumatore.
A più riprese il mondo della carne, dagli allevatori alle industrie di trasformazione, si è opposto a questo uso giudicato non corretto della parola carne o delle definizioni che ne evocano la presenza.
Nel contrasto ai nomi commerciali che richiamano la carne laddove questa non c'è, si è aggiunta ora Uniceb, l'associazione che riunisce gli importatori e commercianti di carni e bestiame.
L'occasione è venuta dalla recente assemblea di questa associazione che quest'anno ha festeggiato i 50 anni di vita, come ha ricordato il presidente di Uniceb, Carlo Siciliani, nell'aprire i lavori congressuali.
L'importanza della carne
Il comparto agroalimentare, è stato sottolineato, è uno dei pilastri dell'economia italiana e in questo ambito la filiera delle carni svolge un ruolo di primo piano, con circa un quinto del valore della produzione agricola e del fatturato dell'industria alimentare.Non meno importante il ruolo svolto sul fronte dell'export, a dispetto delle numerose barriere commerciali e sanitarie che ne ostacolano lo sviluppo.
Uso improprio
E' nella consapevolezza di questo ruolo che anche Uniceb si è schierata con quanti intendono tutelare, anche a livello europeo, le denominazioni di vendita dei prodotti carnei.Da troppo tempo, afferma Uniceb, il comparto delle carni sta subendo, senza avere armi di difesa, l'uso improprio di denominazioni di vendita di prodotti vegetariani con chiari riferimenti a prodotti a base di carne.
Le sfide future
All'incontro, con un parterre di tutto rispetto, sia politico sia imprenditoriale e associativo, è intervenuto fra gli altri Paolo De Castro, europarlamentare ed ex ministro dell'Agricoltura, noto per il suo impegno e per la sua competenza in questo settore, che ha ricordato le prossime sfide che a livello europeo attendono il mondo agroalimentare.Fra queste la revisione del quadro finanziario dell'Unione, reso più complesso dall'uscita della Gran Bretagna dalla Ue.
Importanti le ripercussioni che se ne avranno nella definizione della prossima Pac, quella che va dal 2021 al 2027, il cui avvio subirà probabilmente un rinvio di 12 mesi per risolvere i nodi ancora presenti.
Nell'immediato occorre poi fare i conti con la minaccia di inasprimento dei dazi statunitensi, che potrebbero colpire proprio importanti segmenti dell'agroalimentare italiano e fra questi la carne e i prodotti che la utilizzano.