Il titolo del convegno offre già l’immagine dei temi che nel corso della serata verranno affrontati dai relatori che vi prenderanno parte e che saranno introdotti e coordinati nei loro interventi dal direttore di Araer, Claudio Bovo.
Si tratta di: Roberta Guarcini, direttore di Anabic; Giovanni Filippini, direttore sanitario dell’Istituto zooprofilattico sperimentale di Umbria-Marche; Andrea Quaglia, responsabile del Libro Genealogico Anabic; Fiorella Sbarra, responsabile delle valutazioni genetiche dell’Anabic e Valtiero Mazzotti, direttore generale dell’assessorato regionale all’Agricoltura dell’Emilia Romagna cui spetterà il compito di trarre le conclusioni della serata.
“L’importanza delle tematiche sanitarie – afferma Guarcini – è stata finalmente posta al centro delle azioni europee per la salvaguardia delle razze autoctone, come la Romagnola, al centro di un progetto di recupero che non può prescindere, oltre che dall’aspetto sanitario, da quello del miglioramento genetico. Nel corso del convegno presenteremo i risultati del primo anno di attività legato al Piano di gestione delle 5 razze italiane da carne iscritte al Libro genealogico: Romagnola, Marchigiana, Chianina, Maremmana e Podolica, finalizzato al risanamento dal virus responsabile della rinotracheite infettiva del bovino, conosciuta anche come Ibr, senza tralasciare e tantomeno sottovalutare un’altra patologia molto insidiosa: la paratubercolosi.
Relativamente al miglioramento genetico – prosegue la direttrice di Anabic – verranno illustrati i dati legati all’evoluzione e all’andamento della popolazione dei bovini di razza Romagnola e, tra gli altri, i nuovi indici genetici”.
Contrariamente a quanto avvenuto negli ultimi 10 anni, finalmente nel 2015 si è assistito a un aumento dei capi di razza Romagnola allevati, passati da 9.882 unità registrate nel 2014 a 10.687 (+8,15%). In crescita anche il numero di allevamenti (+2,8%) passati da 321 a 330.
“Sono senza dubbio segnali incoraggianti – riflette Roberta Guarcini – ma la sola attività delle associazioni non basta a garantirne la sopravvivenza, anche perché questi allevamenti sono realtà di piccole dimensioni, con una consistenza media di soggetti allevati non superiore ai 20 capi. Per quello che ci compete forniamo tutti gli elementi per rendere efficiente l’azienda, ma non vi è alcun dubbio che servono politiche sia in ambito locale che nazionale capaci di favorire anche quel ricambio generazionale indispensabile per la sopravvivenza delle aziende. Nel 2009 si svolse un congresso internazionale sulle razze Podoliche a cui parteciparono moltissimi Paesi. Ebbene, emerse che l’unica nazione ad annoverare ancora queste razze sul suo territorio era l’Italia, in tutti gli altri Stati erano pressoché scomparse. E’ evidente allora – conclude Guarcini – che un patrimonio zootecnico tanto prezioso vada conservato e preservato dal rischio di una possibile estinzione”.
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Fonte: Araer - Associazione regionale allevatori dell’Emilia Romagna