Prosegue su AgroNotizie® la rubrica dedicata a migliorare la conoscenza delle pratiche di uso sicuro e sostenibile degli agrofarmaci, obiettivo dell'iniziativa Bayer AgriCampus.
In Italia ci sono circa 3mila specie aliene tra piante, insetti, mammiferi e microrganismi come funghi, batteri e virus. In trent'anni il loro numero è raddoppiato, con un'accelerazione nell'ultimo decennio. A dirlo sono i dati dell'Ispra, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che monitora la presenza sul territorio italiano delle specie aliene, molte delle quali causano pesanti danni all'agricoltura.
L'alieno forse più conosciuto dall'opinione pubblica è la Xylella fastidiosa, il batterio killer degli olivi arrivato in Italia con un carico di piante ornamentali proveniente dal Cile. Ma c'è anche la cimice asiatica (Halyomorpha halys), che preoccupa soprattutto i produttori di frutta, il moscerino dei piccoli frutti (Drosophila suzukii) e poi la Popillia japonica, che si sta espandendo velocemente in tutto il Nord Italia devastando i campi di mais, di soia e i vigneti.
L'elenco è estremamente lungo e dà un'idea di quanto sia complesso oggi fare agricoltura, soprattutto visto che gli strumenti a disposizione per gestire queste nuove avversità sono carenti.
Le specie aliene in Italia
Origine e diffusione delle specie aliene in Italia
"Negli ultimi duecento anni l'arrivo in Italia di specie alloctone è esploso, con una crescita esponenziale", racconta Piero Genovesi, responsabile del Servizio per il Coordinamento della Fauna Selvatica di Ispra. "Pensiamo ad esempio alla fillossera, che ha costretto i viticoltori a innestare la vite europea su quella americana. Ma anche la peronospora che proviene dal Nuovo Mondo e in Europa attacca i vigneti come tante altre colture".
La presenza in Europa di specie aliene è un fenomeno causato dall'uomo, volontariamente o involontariamente. Alcune specie, soprattutto mammiferi, sono state introdotte coscientemente. Pensiamo ad esempio alla nutria (Myocastor coypus), allevata per la sua pelliccia e poi liberata nei campi. Oppure emblematici sono i casi di animali da compagnia, come le tartarughine o i pappagalli, che oggi si sono diffusi in ampi areali mettendo a rischio le popolazioni autoctone.
La maggior parte delle specie tuttavia è introdotta involontariamente, attraverso gli scambi commerciali. È il caso della Popillia japonica, la cui presenza intorno all'area dell'aeroporto di Malpensa fa pensare ad un arrivo via aereo. Anche la Xylella fastidiosa è arrivata con un carico di piante ornamentali. Mentre se guardiamo al passato la saeppola canadese (Conyza canadensis) è arrivata in Europa nel Settecento tramite semi nascosti nel pellame importato dagli insediamenti nel Nord America.
Numero di specie esotiche invasive di rilevanza unionale presenti in ciascuna regione/provincia autonoma
(Fonte foto: Ispra)
"Non tutte le specie alloctone sono dannose per l'uomo o per l'agricoltura. Si stima che solo un 15% di tutte quelle arrivate in Italia crei dei danni. Danni che sono a carico prima di tutto dell'ambiente e della biodiversità, in quanto queste specie entrano in competizione con quelle autoctone, mettendone a rischio la sopravvivenza. Pensiamo ad esempio allo scoiattolo grigio nordamericano, che sottrae spazi allo scoiattolo marrone nostrano", sottolinea Genovesi. "Le specie aliene possono anche causare problemi alla nostra salute. Emblematico è il caso della zanzara tigre, capace di trasmettere circa venti virus. E poi ci sono i danni all'agricoltura".
La Commissione Europea stima che ogni anno le specie aliene causino un danno all'economia europea pari a circa 30 miliardi di euro. "E questo numero è destinato ad aumentare a causa della globalizzazione e della tropicalizzazione dei nostri ambienti", pronostica Piero Genovesi.
Specie aliene, una questione di prevenzione
Una volta insediata sul territorio con popolazioni consistenti, l'eradicazione di una specie aliena è estremamente difficoltosa. Per questo motivo è necessario mettere in campo degli strumenti di prevenzione e di contenimento immediato della nuova avversità.
"Alle nostre frontiere vengono effettuati dei controlli piuttosto rigorosi su tutto il materiale vegetale proveniente dall'estero, tuttavia a causa anche delle ridotte dimensioni è difficile intercettare tutti i microrganismi e gli insetti presenti nelle merci", spiega Genovesi.
"Questo non vuol dire gettare la spugna, ma intensificare ancora di più i controlli e sensibilizzare anche l'opinione pubblica, in quanto anche il turismo può essere fonte di pericolo".
Nel caso sfortunato in cui una specie aliena giunga sul territorio italiano ed entri in natura è necessario individuarla il prima possibile e mettere in campo tutti gli strumenti a disposizione per la sua eradicazione.
Guardando al passato recente è emblematico il caso della Xylella fastidiosa, che è stata lasciata libera di diffondersi per diversi anni a causa di lungaggini burocratiche e scontri tra mondo politico, scientifico e opinione pubblica.
La Xylella fastidiosa è stata lasciata libera di diffondersi per diversi anni a causa di lungaggini burocratiche e scontri tra mondo politico, scientifico e opinione pubblica
(Fonte foto: © Cesare Palma - Adobe Stock)
Agrofarmaci e gestione delle specie aliene
Se gli abbattimenti rappresentano il principale strumento di controllo di mammiferi e uccelli, l'uso di agrofarmaci è invece indispensabile per il contenimento e possibilmente per l'eradicazione di insetti, microrganismi ed erbe infestanti.
"Quando sul territorio viene individuata una nuova specie aliena i portatori di interesse, come le associazioni di categoria, possono inoltrare una domanda di autorizzazione all'impiego di prodotti fitosanitari per situazioni di emergenza (come da articolo 53 del Regolamento Ue 1107/2009)", spiega Michela Gollo, Country Regulatory manager Insetticidi di Bayer.
"La domanda viene valutata dal Ministero dell'Ambiente, della Salute, dell'Agricoltura e dell'Economia e dal Servizio Fitosanitario Centrale. Se tutti danno parere positivo sul sito del Ministero della Salute viene pubblicato un invito aperto alle aziende produttrici di agrofarmaci che possono sottoporre dei dossier per vedersi autorizzati i prodotti. Nel caso vengano approvati, l'autorizzazione è valida per massimo 120 giorni per non più di due anni".
Talvolta, per supportare il dossier le aziende effettuano dei test di campo per misurare l'efficacia e la sicurezza del prodotto. Altre volte sono sufficienti i documenti già in possesso dell'azienda, come nel caso delle estensioni eccezionali, che supportano gli agricoltori nel gestire una specie particolarmente dannosa.
La Drosophila suzukii, il moscerino dei piccoli frutti
(Fonte foto: Fondazione Edmund Mach)
In certe situazioni, le aziende chiedono invece una estensione di etichetta definitiva. È il caso della Popillia japonica, un coleottero proveniente dall'Asia che si sta diffondendo tra il Piemonte e la Lombardia. "Contro questo insetto abbiamo registrato Decis® Evo, inizialmente solo su colture erbacee, oggi anche su vite, ciliegio, drupacee e altre ancora", specifica Michela Gollo.
Gli agrofarmaci rappresentano uno strumento importante soprattutto nella gestione immediata della crisi, come ha dimostrato il caso della cimice asiatica. "Dopo il suo arrivo in Italia nel 2012 abbiamo individuato diversi insetticidi efficaci anche contro H. halys. Effettuando anche delle prove di campo abbiamo sottoposto i dossier per Decis® Evo, Sivanto® Prime e Flipper® ottenendo delle estensioni di etichetta", spiega Michela Gollo.
Specie aliene, serve un approccio integrato
La presenza sul territorio di questo fitofago tuttavia era ormai così ampia da rendere impossibile l'eradicazione. Per abbassare la pressione sulle colture si è deciso così di puntare sul rilascio in ambiente di antagonisti naturali. Da qui il lancio della vespa samurai (Trissolcus japonicus), un parassitoide che nel Paese d'origine è attivo nel contenere le popolazioni di cimice. I risultati preliminari ci dicono che, stante l'influenza dell'andamento climatico, il controllo espletato dalla vespa è positivo. T. japonicus infatti, sebbene innocuo per l'entomofauna autoctona, parassitizza le uova di cimice, effettuando quindi un contenimento precoce ed efficace.
"Gli agrofarmaci sono solo uno degli strumenti a disposizione per gestire le specie aliene, ma non possono essere l'unico", sottolinea Vittorio Lazzari, Agronomic Solution manager per Frutticole e Vite di Bayer. "Occorre mettere in campo anche strumenti agronomici, come le reti antinsetto, oppure strategie di biocontrollo, come accaduto con il lancio di T. japonicus".
Un altro esempio interessante riguarda il colpo di fuoco batterico, causato da Erwinia amylovora, un batterio proveniente dal Nord America e in grado di causare il disseccamento repentino di un'ampia varietà di specie, ad esempio il melo e il pero.
Segni di essudato su frutto colpito da Erwinia amylovora
(Fonte foto: Fondazione Edmund Mach)
Gli agricoltori sono obbligati ad estirpare le piante malate, al fine di evitare il contagio. Ma come strumento di prevenzione si è dimostrato efficace l'impiego di Serenade® Aso, un battericida di origine naturale a base di un microrganismo benefico (Bacillus subtilis ceppo QST 713) che contrasta la diffusione del patogeno.
"Un'altra soluzione innovativa è quella che abbiamo sviluppato in Spagna contro Delottococcus aberiae, una cocciniglia di nuova introduzione", sottolinea Viktor De Nardi, head of Market Development Central Med di Bayer. "Si tratta di un erogatore di feromoni a cui è associato un dispenser contenente piretro e quindi in grado di controllare l'insetto. Il metodo, definito Attract&Kill, si è dimostrato molto efficace soprattutto se in strategia con Movento® 48 SC".
Specie aliene, serve l'impegno di tutti
Si calcola che al mondo ci siano circa 1.300 specie che possono arrecare danni all'agricoltura. La globalizzazione e i cambiamenti climatici hanno aumentato il rischio di diffusione di questi organismi nocivi ed è dunque probabile che nei prossimi anni il settore debba affrontare nuove emergenze.
Per minimizzare i rischi è necessario che tutti gli attori della filiera facciano la loro parte. Essenziali sono i controlli alle frontiere, come anche la sensibilizzazione dell'opinione pubblica e delle istituzioni, sia a livello nazionale che locale.
Se il mondo della ricerca è fondamentale per identificare le minacce e le strategie di contenimento, le aziende produttrici di mezzi tecnici hanno l'arduo compito di fornire agli operatori strumenti di difesa sempre nuovi.
Infine, gli agricoltori hanno un ruolo cruciale in quanto sentinelle del territorio e attori principali di ogni strategia volta al contenimento di una specie aliena. È per questo che è l'agricoltore il primo a dire #iocitengo, l'hashtag scelto da Bayer per la rubrica AgriCampus.
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Bayer AgriCampus è un'iniziativa lanciata da Bayer Crop Science Italia con l'obiettivo di promuovere l'uso consapevole degli agrofarmaci.
Image Line è partner e su AgroNotizie® ha creato una rubrica per ospitare i contributi provenienti da Bayer e dai partner di AgriCampus.
Consigli tecnici che se seguiti si traducono in vantaggi sia per l'agricoltore che per l'ambiente e i consumatori. Perché per tutti gli attori della filiera vale l'hashtag #iocitengo
Appuntamento a maggio per la nuova puntata di Bayer AgriCampus