Ancora una volta è al petrolio che bisogna guardare per capire da che parte sta andando il prezzo del latte.
Il perché, legato all'andamento dei mercati globali, AgroNotizie® lo ha già spiegato in passato. E ora che il prezzo del petrolio è da qualche tempo in fase calante, il prezzo del latte tende verso il basso.
Poco importa, almeno all'apparenza, che il mercato dei formaggi e in particolare dei due grandi "grana" stia navigando con il vento in poppa.
In realtà il prezzo del latte è strettamente legato alle sorti dei formaggi, il cui prezzo è preso a riferimento nella formulazione degli accordi fra produttori e industrie di trasformazione.
Per questo è presumibile a breve che le quotazioni del latte possano riprendere quota.
Il Grana Padano
Nel caso del Grana Padano i dati economici diffusi nella recente Assemblea del Consorzio di Tutela sono incoraggianti.
Il 2024 si è chiuso con una produzione di oltre 5,6 milioni di forme, confermando per questo formaggio la posizione di leader sul fronte dei consumi interni, con una quota del 42,5% dei formaggi duri a denominazione.
Anno record il 2024 anche per le esportazioni. Su base annua l'incremento ha raggiunto il 9,15%, una crescita che porta a oltre il 51% la quota della produzione destinata ai mercati stranieri.
Interessante sottolineare che i Paesi dell'Unione Europea assorbono l'82% delle quantità esportate, con la Germania come primo Paese di destinazione.
Agli Usa, mercato sul quale sono puntati i riflettori per via dell'altalena sui dazi, è destinata una quota modesta, che nonostante i recenti aumenti supera di poco le 200mila forme, meno dell'8% del totale esportato.
Il prezzo del Grana Padano
Un'occhiata all'evoluzione dei prezzi di mercato, monitorati da Ismea, confermano la crescita delle quotazioni.
Nella seconda settimana di aprile il prezzo medio si è stabilizzato sui 12 euro al chilo per il prodotto stagionato 12/15 mesi.
Un livello raggiunto con un costante aumento dei prezzi in tutti i primi mesi di questo anno. Prezzi che messi a confronto con l'analogo periodo dello scorso anno sono più alti di quasi il 18%.
Segno che la maggiore produzione ha trovato favorevole accoglienza da parte del consumo, grazie anche ai buoni risultati ottenuti sul fronte dell'export.
Il Parmigiano Reggiano
Non è dissimile la situazione del Parmigiano Reggiano, anch'esso reduce in questi giorni dalla consueta Assemblea annuale del Consorzio di Tutela.
In questo caso numeri più bassi, coerentemente con la minore area di produzione di questo formaggio.
Crescita modesta per la produzione, di poco superiore ai 4 milioni di forme (più 1,62%), per un totale in peso di oltre 163mila tonnellate.
Significativi i dati economici, con un giro di affari di 3,2 miliardi di euro contro i 3,05 miliardi dell'anno precedente.
Merito sia delle vendite in Italia (+5,2%) sia dell'aumento sul fronte dell'export (+13,7%), che oggi rappresenta quasi la metà del totale.
Francia e Germania ai primi posti fra i Paesi europei di destinazione, mentre fuori dai confini dell'Unione primeggiano gli Usa.
Modeste le preoccupazioni per un eventuale inasprimento dei dazi, il Parmigiano Reggiano, si è detto, ha raggiunto uno status di brand iconico globale che gli consente di affrontare eventuali ostacoli alle esportazioni.
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Il prezzo del Parmigiano Reggiano
Sul fronte interno l'andamento delle quotazioni, con riferimento sempre alle rilevazioni di Ismea, mostrano un trend di crescita privo di interruzioni dall'inizio del 2025.
Nella seconda settimana di aprile le quotazioni per il prodotto stagionato 12 mesi si sono collocate a 13,20 euro al chilo, in aumento rispetto alla settimana precedente.
Il confronto con lo stesso periodo dello scorso anno mostra una variazione positiva del 22,5%, che sale al 26,1% se si prende in esame il prodotto stagionato 24 mesi.
Le quotazioni del latte
Il mercato lattiero caseario sembra dunque godere di buona salute, cosa che non mancherà di riflettersi sulle quotazioni del latte.
Peraltro l'osservazione delle curve di mercato mostra una tendenza all'aumento con l'approssimarsi della stagione estiva.
Tutto lascia presumere che questo trend sarà rispettato anche in questo 2025.
Non solo grazie al buon andamento del settore caseario e dei due grandi "grana", ma anche per la congiuntura europea sul fronte della produzione di latte.
Quanto latte c'è
Il 2025 si è infatti aperto a livello europeo con una contrazione della produzione, che in gennaio ha registrato una modesta flessione (-0,2%).
I maggiori cali sono avvenuti nei principali Paesi produttori, come Francia, Germania e Olanda.
Un segnale delle incertezze che premono sugli allevatori, stretti fra l'aumento dei costi di produzione e politiche comunitarie condizionate da ideologie ambientaliste che tendono a penalizzare gli allevamenti.
Il calo della produzione è uno dei fattori che presumibilmente contribuirà a dare tonicità al prezzo del latte.
Sul fronte interno si registra invece un aumento della produzione. Una maggiore disponibilità che a fronte del minore consumo di latte fresco potrebbe deprimere il mercato.
Si può tuttavia contare sull'assorbimento della produzione per la trasformazione casearia.
Purché da parte delle industrie del settore non venga meno l'impegno nella ricerca di nuovi sbocchi sui mercati di esportazione.