È da inizio anno che i conti degli allevamenti di suini virano sempre più verso il rosso e anche marzo non ha fatto eccezione.

Il prezzo dei suini da macello continua a scendere mentre i costi aumentano. Un mix che sta mettendo in seria difficoltà molti allevamenti, costretti a fronteggiare un pesante calo della redditività.

È quanto emerge dalle analisi del Crefis, il Centro Ricerche Economiche sulle Filiere Sostenibili dell'Università Cattolica di Piacenza, diretto da Gabriele Canali.

 

Gli allevamenti

La situazione più pesante la stanno subendo gli allevamenti a ciclo chiuso. Per questo segmento della filiera suina nel mese di marzo l'indice di redditività ha registrato una flessione del 4,3% su base congiunturale e una riduzione ancora più marcata, -13,8%, rispetto ai valori elevati dello stesso periodo del 2024.

Questo andamento è stato influenzato dai prezzi dei suini da macello pesanti destinati al circuito tutelato che hanno subìto una contrazione del 3,4% rispetto al mese precedente (-15% la variazione tendenziale) attestandosi a 1,778 euro/chilogrammo, e dal contestuale incremento dei costi delle materie prime per l'alimentazione.

 

Anche la fase di ingrasso ha evidenziato una contrazione della redditività, con una diminuzione dello 0,7% su base mensile e un calo dell'8,3% rispetto allo scorso anno.

La riduzione del prezzo dei suini da macello pesanti e l'aumento dei costi alimentari hanno eroso i benefici derivanti da un minore esborso iniziale per l'acquisto dei suinetti, impattando negativamente sui margini degli allevatori.

 

La fase di scrofaia ha visto una flessione della redditività pari allo 0,9% rispetto a febbraio, con un valore inferiore del 4,3% rispetto allo scorso anno.

La stabilità del prezzo dei suinetti da 7 chilogrammi, rimasto a 76,550 euro/chilogrammo a marzo con una variazione tendenziale sfavorevole del 3,6%, non è stata sufficiente a contrastare l'aumento dei costi delle materie prime, determinando un impatto negativo sui risultati economici del comparto.

 

In controtendenza, la fase di svezzamento ha registrato un lieve incremento della redditività (+0,4%) su base mensile pur facendo registrare un dato negativo su base tendenziale (-9,3%).

L'aumento del prezzo dei suini da allevamento di 40 chilogrammi, cresciuto su base mensile del 6,6% e attestatosi a 3,373 euro/chilogrammo, ha consentito di compensare i maggiori costi di approvvigionamento dei suinetti e delle materie prime.

Il raffronto dei prezzi dello stesso periodo del 2024 è però negativo e pari a 11,4%.


La macellazione

Nel settore della macellazione, marzo ha visto un miglioramento della redditività su base congiunturale (+2,6%), grazie all'aumento delle quotazioni di alcuni tagli di carne suina fresca, in particolare dei lombi, che ha bilanciato la flessione dei prezzi delle cosce fresche.

L'attuale livello di redditività si conferma superiore dell'8% rispetto a marzo 2024.

 

I prezzi delle cosce fresche pesanti destinate a produzioni Dop hanno subìto una riduzione del 3,4%, fermandosi a 5,695 euro/kg, con una variazione tendenziale negativa del 4,9%. Anche le cosce non tutelate, sempre della tipologia pesante, hanno evidenziato una contrazione su base mensile del 3,7%, raggiungendo un valore di 4,695 euro/chilogrammo, con una diminuzione del 2,5% rispetto allo scorso anno.

 

Le quotazioni dei lombi hanno registrato, sempre a marzo, una ripresa, con il taglio Padova che ha raggiunto i 3,425 euro/chilogrammo (+3,8%) e il taglio Bologna che ha toccato i 3,400 euro/chilogrammo (+6,2%).

Nonostante questo incremento, la variazione tendenziale rimane negativa: -28,6% per il lombo Padova e -27,7% per il lombo Bologna.


La stagionatura

Per quanto riguarda la stagionatura dei prosciutti, la redditività ha subìto una riduzione per entrambe le tipologie, con una flessione più marcata per i prosciutti non tutelati.

Tuttavia, il divario di redditività tra prodotti Dop e non Dop, anche riducendosi, è rimasto a favore delle produzioni non tutelate (-2,8%).

 

Il Prosciutto di Parma pesante stagionato 12 mesi ha registrato una lieve contrazione della redditività dello 0,1% su base mensile, a causa della stabilità dei prezzi di vendita e dell'elevato costo dei costi delle cosce fresche all'inizio del periodo di stagionatura.

Anche i prosciutti stagionati non Dop hanno subìto un calo della redditività (-2,9%), penalizzati dalla flessione delle quotazioni dei prodotti stagionati e dall'aumento dei costi di acquisto delle cosce fresche.

Nonostante questo, i livelli attuali rimangono superiori rispetto a marzo 2024 (+8,8%).