Ci dicono che i prossimi decenni saranno caratterizzati da un aumento sia della frequenza sia dell'intensità delle ondate di calore - e di conseguenza della siccità nella maggior parte dell'Europa. In alcuni paesi la situazione può diventare critica, in altri lo è già.

 

A Cipro il Water Exploitation Index (Wei), ovvero la percentuale di utilizzo di tutte le risorse idriche, è del 71%; una percentuale superiore al 20% viene considerata come segno di siccità incombente. In Italia il Wei è del 15,6% (in Grecia 13,8, in Spagna 8,8%, in Francia 4,8%) e dal 2012 al 2022 il nostro Paese ha registrato il più alto tasso di utilizzo di acqua dolce in Europa (+7%), siamo seguiti da Paesi quali la Turchia (6%) e Malta (4%).

Quindi il Wei limite per noi si avvicina pericolosamente, soprattutto se pensiamo alle annate più calde: per esempio nel 2022 la risorsa idrica è stata drasticamente dimezzata rispetto alla media 1951-2023 (dati Ispra).

 

Nell'ultima riunione dei paesi dell'Europa Mediterranea Med9 si è stabilito di puntare con decisione alle tecniche più avanzate di gestione dell'acqua e all'uso di nuove varietà resistenti alla siccità oltre che di raccomandare alla Commissione Europea il varo di una strategia per la resilienza alla scarsità di acqua e una adeguata considerazione dell'argomento in ambito della Pac.

 

Il riciclo delle acque reflue è ritenuto la pietra angolare per la sostenibilità idrica assieme alla limitazione degli sprechi. Entrambe le azioni sono attualmente oggetto nella Ue di forti finanziamenti, per esempio da parte della Banca Europea per gli Investimenti.

 

Nel nostro Paese il 42,4% dell'acqua immessa negli acquedotti viene persa e solo il 10% circa delle acque reflue depurate viene utilizzato (il 5% dall'agricoltura e il 5% dell'industria - fonte Istat).

Ci sarebbe molto da finanziare.