A seguito della lettera inviata da Fiper al ministro Orlando lo scorso 8 luglio, in cui la Federazione esortava il responsabile del ministero dell’Ambiente ad emanare con urgenza il decreto sui sottoprodotti da impiegare a fini energetici, l’appello sembra essere caduto nel nulla. Le riunioni tra le tre direzioni del ministero coinvolte, ossia segreteria tecnica, direzione generale rifiuti e emissioni vanno a rilento e vengono rimandate di settimana in settimana: l’incontro previsto per l’8 ottobre è stato posticipato al 23. La segreteria tecnica del ministro, riporta una nota della Federazione, aveva rassicurato che a ottobre il decreto sarebbe stato oggetto di confronto con gli operatori, già coinvolti nel tavolo sui sottoprodotti istituito dallo stesso ministero a inizio 2013.

Nel frattempo – sottolinea il presidente Fiper Walter Righini - il ritardo si fa sentire sull’economia reale, ricordiamo al ministro che parte delle risorse richieste per il dissesto idrogeologico lo scorso 7 ottobre per la legge di Stabilità (500 milioni euro come priorità), le potrebbe ricavare localmente riconoscendo la biomassa derivante dalla pulizia degli alvei, margini fluviali quale sottoprodotto impiegabile nella filiera energetica”. Lo stesso ministro ha dichiarato il 10 ottobre durante la presentazione del Programma per la riduzione dei rifiuti che l’obiettivo del ministero è di ridurre del 5% la produzione di rifiuti speciali non pericolosi per unità di Pil.
Se fosse emanato il decreto sui sottoprodotti in tempi rapidi, il ministro Orlando permetterebbe, nel rispetto dell’art. 184 bis del Testo unico ambientale, di “tracciare” le potature del verde urbano e privato, attualmente annoverate tra i rifiuti non pericolosi, in modo tale da impiegarle a fini energetici.
 
Questo servizio ridurrebbe la quantità dei rifiuti, creando economie interessanti a livello locale. In valore aggregato la stima delle potature del verde urbano a livello nazionale si aggira intorno ai 3-4 milioni di Ton/annue con un costo di smaltimento di circa 150-240 milioni di euro, a fronte di un possibile ricavo in caso di utilizzo energetico di 60-100 milioni/annui. Senza contare il potenziale d’impiego dei sottoprodotti di origine animaleSoa, utilizzabili negli impianti a biogas. La mancata emanazione del decreto sui sottoprodotti, - sottolinea Fiper- ha comportato  anche l’aumento del prezzo della biomassa nell’ordine del 15-20% e il correlato aumento dei costi di produzione (il costo della biomassa rappresenta circa il 50% dei costi di gestione). “Di fronte alla possibilità di innestare un’economia virtuosa - conclude Walter Righini - che riconosce e traccia la biomassa portando ossigeno alle casse dei Comuni diversificando la filiera di approvvigionamento della biomassa stessa, Fiper richiama l’attenzione del ministro affinché non vi siano ulteriori ostacoli all’uscita del decreto”.