"Non siamo coinvolti con posizioni ufficiali a sostegno di uno o dell'altro candidato", taglia corto David Salmonsen, senior director international policy dell'American farm bureau federation, il più importante sindacato agricolo degli Stati Uniti.
"Piuttosto, ai candidati invieremo un nostro Position paper - aggiunge Salmonsen, in un colloquio telefonico con AgroNotizie - contenente una lista di nostre priorità, legate ai temi del commercio internazionale, alle questioni ambientali, all'utilizzo della terra, al sostegno delle diverse colture, alle questioni relative all'innovazione, per capire come affronteranno queste tematiche sia in questa ultima parte di campagna elettorale, che soprattutto dopo".
Quello che il sindacato degli agricoltori degli Stati Uniti chiede è un vero e proprio programma per il futuro, che ponga al centro le aziende agricole e l'agricoltura a stelle e strisce.
Invece, fino ad ora, né Trump né Clinton sembrano pensare molto al settore produttivo primario.
Secondo quanto riportato recentemente dal settimanale Capital Press, "il sito web di Trump non menziona specificamente l'agricoltura", ma Sam Clovis, il capo consulente politico dell'irrequieto candidato cresciuto a New York, afferma che Trump "guarda all'agricoltura come a una questione di sicurezza, altrettanto importante dell'energia o del controllo delle frontiere".
Sul fronte della candidata democratica, riporta sempre il settimanale, il sito web di Hillary Clinton contiene la vaga promessa di "aumentare i finanziamenti per sostenere la prossima generazione di agricoltori e allevatori, investire per espandere i mercati agricoli locali e i sistemi alimentari regionali e fornire una rete di sicurezza mirata per assistere le imprese familiari".
Ancora, Clinton è "favorevole all'uso delle colture geneticamente modificate e all'etichettatura obbligatoria per i prodotti alimentari"; Trump, invece, parlando proprio con gli associati del Farm bureau dell'Iowa, uno dei principali stati agricoli americani, ha detto sì all'uso delle biotecnologie in agricoltura, mentre si è dichiarato "contrario all'etichettatura obbligatoria".
Quanto al Tpp, l'accordo di libero scambio transpacifico, "è concluso e pensiamo che possa trovare applicazione entro la fine del 2016", avverte Salmonsen.
In via di definizione, invece, l'accordo transatlantico (Ttip), ancora in alto mare con i negoziati fra Usa e Unione europea.
La posizione dell'American farm bureau federation è chiara. "Crediamo che il Ttip possa diventare molto importante per il libero scambio commerciale - assicura l'analista del sindacato degli agricoltori americani - ma credo che ci sia ancora un po' da discutere per arrivare ad un'intesa. Bisogna capire quale sarà l'atteggiamento relativo all'agricoltura e ai prodotti agricoli".
Il rispetto delle indicazioni geografiche sulla carta non è messo in discussione. "Rispettiamo le denominazione quali Prosciutto di Parma o Parmigiano Reggiano - spiega Salmonsen - ma non per questo possiamo rinunciare alle denominazioni che abbiamo negli Stati Uniti d'America, come l'Asiago prodotto nel Wisconsin o il Parmesan".