“Con un click sono stati cancellati dall’Unione europea i dazi per le importazioni di riso mentre l’Unione europea impiega mesi per prendere coscienza delle disastrose conseguenze che questa scelta ha causato per il lavoro e il reddito degli agricoltori e per i rischi per la salite dei cittadini” ha affermato Moncalvo nell’apprezzare l’impegno per dare “un'accelerazione delle procedure per la clausola di salvaguardia nell’ambito della presidenza del semestre italiano annunciato dal ministro Martina” che in collaborazione con il ministero dello Sviluppo economico, predisporrà un documento tecnico sull’impatto delle importazioni a dazio zero entro la fine della prossima settimana che poi sarà presentato alla Commissione europea.
”Siamo pronti a sostenere alleanze con le associazioni degli agricoli dei Paesi europei produttori di riso come Grecia, Francia, Bulgaria e Spagna - ha sottolineato Moncalvo - per supportare le iniziative delle istituzioni. Dobbiamo lavorare a livello comunitario per l’applicazione della clausola di salvaguarda nei confronti delle importazioni incontrollate ma a livello nazionale occorre introdurre l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza, dare pubblicità ai nomi delle industrie che utilizzano riso straniero ma anche l’istituzione di una unica borsa merci e la rivisitazione dell’attività dell’Ente Nazionale Risi. Dall’inizio della crisi - ha aggiunto Moncalvo - ha chiuso quasi una azienda di riso su cinque e la situazione sta precipitando nel 2014 con la perdita di posti di lavoro e pericoli per la sicurezza alimentare dei consumatori a causa dell’invasione di riso proveniente dall’Asia, secondo le analisi della Coldiretti".
Le importazioni agevolate a dazio zero dalla Cambogia e dalla Birmania hanno fatto segnare un aumento del 754 per cento nei primi tre mesi del 2014 rispetto allo scorso anno e a rischio c’è anche la salute dei consumatori con il sistema di allerta rapido europeo (Rasff) che ha effettuato quasi una notifica a settimana per riso e prodotti derivati di provenienza asiatica per la presenza di agrofarmaci non autorizzati e assenza di certificazioni sanitarie, nel primo semestre dell’anno. L'accordo Everything But Arms (Tutto tranne le armi) che ha portato all’azzeramento dei dazi ha favorito – denuncia la Coldiretti - l’insediamento di multinazionali in Paesi meno avanzati dove hanno fatto incetta di terreni e si coltiva riso senza adeguate tutele del lavoro e con l’utilizzo di prodotti chimici vietati da decenni nelle campagne italiane ed europee.
Dallo sfruttamento in Asia alle speculazioni in Europa, dove il riso indica lavorato cambogiano arriva in Italia ad un prezzo riferito al grezzo inferiore ai 200 euro a tonnellata, pari a circa la metà di quanto costa produrlo in Italia nel rispetto delle norme sulla salute, sulla sicurezza alimentare e ambientale e dei diritti dei lavoratori, secondo il Dossier della Coldiretti. Con rischi anche per i consumatori perché la produzione straniera può essere spacciata come nazionale non essendo obbligatorio indicare in etichetta l’origine nelle confezioni in vendita. L’Italia è ancora il primo produttore europeo di riso su un territorio di 216mila ettari con un ruolo ambientale insostituibile e opportunità di lavoro nell’intera filiera per oltre diecimila famiglie tra dipendenti e imprenditori, secondo il Dossier della Coldiretti.
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Fonte: Coldiretti