Per punti e senza fronzoli, ecco il mio personalissimo decalogo di quanto mi ha lasciato quel capolavoro di dialogo e confronto "disteso" che è il Dairy forum di Bardolino.
Lo faccio ringraziando Angelo Rossi e il team di Clal.it: gente precisa, puntuale, curiosa e corretta. Una tale sintesi di professionalità e correttezza, oggi, è merce rara e preziosa.
 
  • L'agricoltura in quasi tutto il mondo è assistita. Così deve essere, se vogliamo rispondere all'esigenza di sostenibilità (sintetizzo: produrre di più con meno, proteggere l'ambiente, assicurare un futuro alla società, garantire food safety e food security, sprecare meno).
    Lo si tenga presente fin da subito, tutelando le risorse della Pac e assegnandole secondo criteri lungimiranti.
     
  • Per portare avanti la sostenibilità, due strategie sembrano avere un futuro: Green economy e Circular economy. Più ambiente e meno sprechi, insomma.
    Anche nel settore lattiero caseario bisogna tenerne conto, partendo dalla produzione di mangimi e dall'alimentazione, per arrivare al packaging, la logistica, la distribuzione, il consumo attento.
     
  • Il settore Dairy non può trascurare ricerca e sviluppo. Il caso della Nuova Zelanda, area geografica che più di altre influisce sulle dinamiche mondiali del mercato, è emblematico.
    Lo ha rimarcato Kimberly Crewther, direttore esecutivo di Dcanz: una stalla media (100 ettari e 400 capi) investe 6mila dollari l'anno per R&D. Il sistema lattiero caseario italiano invece?
     
  • I dazi sono una delle variabili per vivacizzare o rallentare gli scambi commerciali. Ne ha chiesto l'abolizione la Nuova Zelanda (Kimberly Crewther), se ne è lamentato H.S. Oberoi di Parag milk foods Ltd.
    Che fare? Discuterne scevri da pregiudizi, ovvio. Non dimentichiamo, però, che a favorire od ostacolare i mercati anche altre barriere hanno un loro peso. Fra queste le disposizioni sanitarie, molto spesso adottate per innalzare muri sul libero o regolamentato scambio.
     
  • L'India non sarà più in futuro un mercato chiuso. Lo è oggi in equilibrio per un motivo soprattutto sociale: se manca il latte o se il prezzo della materia prima sale o scende troppo, scatta l'emergenza-sopravvivenza delle stalle (ancora mediamente di piccolissime dimensioni) o della popolazione stessa.
    L'Occidente dà per scontato il cibo, l'India no. Ma si sta attrezzando e, quando inizierà ad esportare, cambierà il mondo del lattiero caseario.
     
  • La mozzarella è patrimonio dell'umanità. Nata in Italia e, grazie al know how, alle macchine, alla pizza, ha conquistato il mondo. Impossibile riappropriarsi di un prodotto "del mondo", ma richiamarne l'italianità nella reputazione, potrebbe aiutare un brand noto come appunto quello del made in Italy o Italian made.
     
  • Il formaggio ha l'opportunità di vivere una stagione di rilancio, attraverso nuovi prodotti, nuove esigenze da soddisfare, richieste e necessità dei consumatori che prima non c'erano.
    Il futuro sarà figlio di "tradizione e innovazione", per usare un'espressione evergreen. Accanto ai prodotti ormai entrati nella cultura dei consumi di ciascun paese, stanno emergendo nuove possibilità: gli snack, i formaggi alternativi, le soluzioni da passeggio o per assecondare gli stili di vita e di cucina dei "nuovi abitanti".
     
  • L'Italia, regina dei formaggi Dop, dovrà adattarsi alle tendenze del punto precedente e muoversi su più fronti. Sul versante delle Denominazioni dorigine, che sono un patrimonio riconosciuto dei territori e delle tradizioni, ma anche su quello dei formaggi alternativi, ad alto tasso di innovazione.
    E se il futuro è (anche) l'Africa, come abbiamo visto, il made in Italy ha un'opportunità in più rispetto ai concorrenti, almeno in termini di reputazione del brand, di fantasia e di vicinanza geografica.
     
  • In uno scenario in evoluzione, nonostante l'attuale appiattimento della domanda a livello internazionale, il settore Dairy italiano dovrà intensificare la promozione del prodotto per favorire l'internazionalizzazione e la conoscenza del made in Italy. Nello specifico caso dei consorzi di tutela, la proposta lanciata nei mesi scorsi dal Dg del Consorzio di tutela del Grana Padano è più che mai attuale.
    Afferma infatti Stefano Berni: "Manteniamo la distintività e le peculiarità di ciascun prodotto, ma uniformiamo e razionalizziamo controlli, servizi, comunicazione, operazioni che possono essere svolte in accordo e sintonia, perché basati su aspetti comuni. E' forse ora di agire".
     
  • I giornalisti raccontano la cronaca, le imprese devono far quadrare i bilanci e risolvere i problemi del quotidiano. Ogni tanto, però, non sarebbe male applicare il metodo "Angelo Rossi": alzare gli occhi, guardare avanti, analizzare le opportunità a lungo termine. Altamente consigliato a qualsiasi età. Soprattutto se si è giovani.