Per il mercato del latte la parola d'ordine è "prudente fiducia". Lo afferma Angelo Rossi, fondatore del portale Clal.it e ideatore, insieme al team, del Dairy forum che costituisce un appuntamento mondiale per illustrare e discutere le tendenze del comparto lattiero caseario.
In questi giorni è andata in scena la sesta edizione dell'evento, che ha richiamato relatori da ogni parte del mondo.

Il futuro del latte nel mondo dipenderà più dal riequilibrio della produzione mondiale che dalla domanda, destinata anche per la prima parte del 2017 a rimanere contenuta.
Il secondo semestre del 2016 dovrebbe registrare una produzione di latte inferiore allo stesso periodo del 2015, non sufficiente, tuttavia, a compensare l'accelerazione dei primi sei mesi dell'anno.
Secondo le previsioni di Clal, la produzione di latte equivalente nel 2016 dovrebbe essere superiore dello 0,8% rispetto al 2015.

Spostando l'attenzione sull'andamento dei prezzi, i cardini in grado di influenzare maggiormente le oscillazioni di mercato saranno i tre grandi blocchi del pianeta che producono più del loro fabbisogno: l'Oceania, il cui tasso di approvvigionamento calcolato in equivalente latte è del 332%, l'Unione europea (112%) e il Nord America (108,4%).
Il Medio Oriente e l'Africa sono autosufficienti rispettivamente per il 72 e l'88%, il Sudamerica si colloca al 96% e l'India vive una fase di equilibrio (100%), ma nutre ambizioni di export.

In termini di produzione, a guidare la classifica è l'Europa (24% del latte equivalente), che rappresenta il 29% dell'export mondiale in termini di latte equivalente. A incidere maggiormente in chiave di internazionalizzazione è l'Oceania che, seppure con una produzione in termini quantitativi del 4%, costituisce il 34% di tutti i traffici mondiali di prodotti lattiero caseari.
Il Nord America, con una produzione pari al 16% del totale mondiale, incide per il 14% del mercato planetario.
Inevitabile che l'andamento dei prezzi sarà influenzato maggiormente da questi blocchi geo-economici rispetto ad altre realtà.

Vi sarà una ripresa della domanda? Difficile dirlo con assoluta certezza, anche se, secondo quanto emerso dalla prima giornata di lavori del Dairy forum di Clal, i prossimi mesi potrebbero vedere qualche oscillazione e un andamento a gobbe di cammello.

Le esportazioni europee di formaggio verso la Russia (144.160 tonnellate nel periodo gennaio-luglio 2013 e 130.225 tonnellate nello stesso periodo del 2014) sono state assorbite da altri mercati e nei primi sette mesi di quest'anno le performance sui mercati internazionali sono migliorate del 13,1% su base tendenziale.
Questo non significa, tuttavia, che gli operatori lattiero caseari europei e russi non auspichino che l'embargo verso Mosca venga abolito.

Osservando il mercato interno, il latte crudo spot sulla piazza di Verona ha raggiunto la quotazione di 41,75 euro/100 chilogrammi, mentre il latte intero pastorizzato spot sulla piazza di Lodi ha toccato i 42,75 euro.
Il prezzo del latte estero ha superato, seppure in due borse merci diverse , quello italiano. Che riflesso avrà sulle importazioni in Italia?