"Todo es según el color del cristal con que se mira" così diceva il poeta spagnolo Ramón de Campoamor y Campoosorio.
E la nostra maniera di pensare e vedere il mondo è influenzata da mille fattori, soprattutto culturali.

Prendiamo l'ecologismo, un movimento giustamente nato per reazione alla civiltà industriale e alla tendenza a sfruttare senza remore e limiti le risorse ambientali. L'ecologismo ha preso in taluni casi atteggiamenti radicali; per reazione alla manomissione degli ambienti naturali è stata concepita una visione in cui la natura è buona solo se lasciata a sé stessa, ai suoi meccanismi di autoregolazione, escludendo a priori ogni azione dell'uomo. Questo scordandosi che in tanti ambienti l'uomo ha vissuto in armonia con la natura per millenni. In Italia per esempio buona parte del paesaggio è stato modellato sapientemente dalla mano dell'uomo (agricoltore) – non solo campi coltivati ma anche boschi, corsi d'acqua fino ai pascoli in quota o alle aree vallive.

Pochissimo, forse nulla, del territorio italiano si può esattamente dire selvaggio.
In questi territori l'uomo agricoltore ha saputo interagire con gli elementi naturali creando sistemi (ed ambienti) che si può a buon titolo definire meravigliosi. Dai terrazzamenti alle foreste secolari, dalle bonifiche ai prati d'altura l'uomo ha interagito con la natura ricreando ambienti che ancora vediamo e viviamo - purtroppo talora ridotti in piccoli lacerti del nostro territorio.
A partire dagli anni '70 dello scorso secolo fu elaborata una visione in cui si bandiva ogni intervento dell'uomo, una visione che può andare bene nella foresta (appunto: vergine) del Borneo ma meno nel Bel Paese.

Oggi ci scontriamo spesso con questa visione: vediamo allora boschi e pinete (anticamente piantati proprio dall'uomo) lasciati a se stessi, per poi inselvatichirsi e morire o ancora il proliferare incalcolabile di animali che limitano la biodiversità e rendono impossibile l'agricoltura in tante aree del paese, causandone l'abbandono con i conseguenti effetti disastrosi sugli equlibri idrogeologici. Si arriva fino al paradosso in cui aree agricole coltivate per millenni e poi abbandonate e lasciate alla boscaglia non possono tornare all'agricoltura se non attraverso complicatissime autorizzazioni delle autorità competenti.

Tutto questo per il succitato malinteso "ecologismo".
Tutto dipende dal colore delle lenti con cui si guarda (proviamo a cambiare le lenti).