C'è chi ha parlato di "ospite maleducato", lasciando intendere che l'Azerbaigian esportatore di gas e petrolio ha fatto poco o nulla per favorire un'intesa tra i quasi duecento Paesi partecipanti alla Cop29 di Baku. C'è chi era sicuro del flop del vertice, perché la freschissima elezione di Donald Trump alla Casa Bianca con le sue politiche negazioniste sul clima era apparsa a tutti come un segnale di disimpegno. Fatto sta che la Cop29 di Baku ha richiesto una giornata in più di negoziati per trovare un'intesa che per molti è stata comunque giudicata insufficiente.
I Paesi avanzati hanno comunque accettato di elevare il livello degli aiuti bilaterali alle Nazioni più povere a 300 miliardi di dollari (all'anno, entro il 2035), dai 250 miliardi previsti solamente venerdì scorso, e questo grazie alla spinta di Stati Uniti e Unione Europea. Una somma che un rappresentante cubano ha bollato come una promessa inferiore rispetto all'obiettivo di 100 miliardi di dollari concordato più di un decennio fa, tenendo conto dell'inflazione.
Il mondo agricolo esce con il proprio carico di buoni propositi, impegni, vessazioni. Non è certo considerato il più grande inquinatore (lo è il mondo energetico), ma il sistema produttivo agroalimentare mondiale viene collocato nella classifica dei "peggiori" al secondo posto per emissioni, rilasciando circa il 18,4% delle emissioni mondiali: allevamenti, coltivazioni e perdita di suolo (deforestazione).
Secondo un recente rapporto della Fao, infatti, il 9,2% delle emissioni dell'intero settore sarebbe riconducibile all'allevamento e alla coltivazione, quindi alla produzione di cibo in senso stretto. Logico che si debba studiare qualcosa per ridurre l'impatto ambientale del sistema agroalimentare mondiale, benché vi siano modelli non omogenei da area ad area del pianeta.
Nella giornata della Cop29 dedicata a "Cibo, agricoltura e acqua" è stata presentata l'iniziativa Harmoniya, con lo scopo di semplificare l'accesso dei piccoli agricoltori ai numerosi e frastagliati finanziamenti e ai programmi di sostegno per adottare pratiche agroalimentari resilienti, sostenibili e innovative. Allo stesso tempo, è stata illustrata la politica danese, che lo scorso giugno ha annunciato la volontà di far pagare una tassa - novità assoluta, della quale ci eravamo già occupati - sulle emissioni di metano in agricoltura a partire dal 2030. Vale a dire, in soldoni, che gli allevatori dovranno pagare una cifra intorno ai 40 euro per tonnellata di metano emessa dagli animali da reddito, prevedendo un sistema (ancora da definire) di defiscalizzazione in base appunto ai tagli effettuati.
L'accordo di 300 miliardi di dollari all'anno entro il 2035, da ottenere tramite finanza pubblica, accordi bilaterali e sforzi multilaterali, resta - secondo gli analisti - su un livello abbondantemente al di sotto del minimo di 1,3 trilioni di dollari all'anno che l'accordo riconosce e che dovrebbe idealmente essere incanalato entro il 2035, sia da fonti private che pubbliche.
Fra le novità della Cop29 - il prossimo anno la Cop30 si terrà a Belèm, in Brasile, mentre per la Cop31 del 2026 sono in lizza l'Australia e la Turchia come Paesi ospitanti - deve essere menzionato l'accordo sulle regole per il mercato globale di acquisto e vendita di crediti di carbonio, da realizzarsi sotto l'egida delle Nazioni Unite.
I crediti potranno essere creati attraverso progetti come la piantumazione di alberi o la costruzione di parchi eolici in un Paese povero e i Paesi e le aziende possono acquistare questi crediti per contribuire al raggiungimento dei loro obiettivi climatici.
Il lancio, da quanto è emerso, è previsto per l'anno prossimo. Bisognerà, tuttavia, definire diversi aspetti, come il registro per tracciare i crediti, la quantità di informazioni che i Paesi dovrebbero condividere sui loro accordi bilaterali e cosa dovrebbe accadere quando i progetti falliscono. Potrebbe essere un'opportunità per l'agricoltura, che notoriamente è un'attività che sequestra carbonio? E se sì, quale vantaggio avrebbero gli agricoltori alle varie latitudini? Il beneficio come andrebbe calcolato e riconosciuto in termini economici?
Secondo la Ieta, un gruppo di imprese che sostiene l'espansione dello scambio di crediti di carbonio, "una borsa sotto l'ombrello delle Nazioni Unite potrebbe valere 250 miliardi di dollari all'anno entro il 2030 e contribuire a compensare altri 5 miliardi di tonnellate metriche di emissioni di anidride carbonica all'anno", riporta Il Sole 24 Ore.
Per il mondo agricolo la sfida futura sarà quella di innovare con tecnologie e approcci più green, senza perdere di vista la sostenibilità economica, integrando gli aspetti sociali, del turismo enogastronomico, per far crescere le comunità rurali e integrare il più possibile le produzioni agricole ai territori e generare valore aggiunto a livello locale.