Acqua ce ne sarebbe a iosa, se non fosse per le ingenti captazioni in favore della regione Puglia, che alle sorgenti di Calore salernitano e Sele taglia le portate di questi due fiumi per oltre 4,5 metri cubi al secondo. Questa risorsa che va nella rete promiscua di Acquedotto Pugliese, che a sua volta la cede sia per uso idropotabile che irriguo.
“Siamo di fronte ai livelli più bassi del fiume Sele degli ultimi 50 anni misurati a monte della diga di Serre, stiamo parlando di un ruscello" dice ad AgroNotizie Vito Busillo, presidente del Consorzio di bonifica e irrigazione in destra del fiume Sele, uno degli enti irrigui coinvolti nella strenua resistenza ad una siccità che sembra invincibile. E inizia a prospettarsi l'esigenza di rivedere gli accordi tra regione Campania e regione Puglia.
“Ancora oggi riusciamo ad assicurare l’irrigazione su un comprensorio irriguo di 16mila ettari per 8/9 ore al giorno, nonostante le portate del fiume siano di giorno in giorno sempre più basse, grazie al lavoro di riempimento notturno delle vasche di accumulo, che hanno una capacità di 280 milioni di metri cubi" dice il presidente del Consorzio destra Sele Busillo.
Ma il Consorzio riesce a fare fronte all’emergenza di oggi solo grazie ad una serie di investimenti fatti negli ultimi 15 anni: “L’intera rete irrigua è stata tubata, non abbiamo perdite di risorsa per evaporazione o dispersione – dice Busillo, che sottolinea - le vasche di accumulo vengono così valorizzate, nonostante oggi la nostra captazione effettiva delle acque del Sele sia di appena 1,5 metri cubi al secondo, a fronte di una concessione di derivazione pari a 8 metri cubi al secondo”.
Uno dei rischi a cui va incontro l’area più bassa della piana del Sele è quello della subsidenza: “L’intromissione del cuneo salino è favorita nelle zone più vicine al mar Tirreno dal ripetersi del fenomeno della siccità, l’abbassamento delle falde dolci rende più facile il fenomeno osmotico che conduce l’acqua salata lì dove possono esserci pozzi per l’irrigazione d’emergenza. E il nostro lavoro è assicurare acqua da fluenza a sufficienza anche per evitare che l’uso dei pozzi possa provocare la salinizzazione dei terreni, lì dove il fenomeno d’intromissione si sia verificato”.
La fortissima siccità e la perdurante assenza di pioggia ha portato i terreni ad un’aridità tale che le ripercussioni sono in alcuni casi devastanti per alcuni comparti agricoli. Inoltre la razionalizzazione dell’acqua per le colture, imposta dai consorzi di bonifica, rende ancora più problematica l’irrigazione delle colture. Ovviamente questo stato di cose ha ripercussioni anche sugli allevamenti bufalini, che nella piana del Sele sono uno dei cuori pulsanti dell’economia.
“Difficile trovare una formula magica, in attesa di piogge che, visto ciò che è accaduto negli ultimi anni, se arrivano, violente ed improvvise, possono causare danni ancora peggiori" commenta Rosario Rago, presidente di Confagricoltura Campania e membro della giunta nazionale dell’organizzazione agricola.
"Credo vi sia la necessità di avviare un confronto costruttivo e definitivo sull’approvvigionamento e la razionalizzazione dell’acqua, intervenendo principalmente su quello che è il fiume vitale per la provincia di Salerno - il Sele - confrontandosi in termini di efficienza ed efficacia con la regione Puglia" continua Rago, alludendo al prelievo dell’Acquedotto Pugliese, 143,9 milioni di metri cubi d'acqua all’anno.
Per Rago, è ora di rilanciare i contratti di fiume: "Intravediamo in questo strumento di programmazione dal basso un elemento d’innovazione per affrontare e risolvere le tante criticità dei corsi d’acqua, ed in questo momento difficile anche e soprattutto il problema siccità".
Confagricoltura Salerno e le altre sigle di Agrinsieme stanno sottoponendo la questione a livello regionale, per studiare, verificare ed eventualmente fornire soluzioni al problema.
In una nota di Confagricoltura è scritto: “La soluzione, per interventi mirati e che richiedono investimenti, la si può trovare nel Programma di sviluppo rurale della Campania 2014-2020, che sicuramente può essere un momento di supporto ai consorzi di bonifica ed alle aziende stesse anche per quanto riguardo l’irrigazione”.
Vittorio Sangiorgio, presidente di Coldiretti Salerno sostiene che è giunto il momento per avviare investimenti pubblici per il contenimento della risorsa idrica sulla provincia di Salerno.
“La situazione è molto preoccupante: la grave siccità che si è abbattuta sulla provincia di Salerno rischia di mettere in ginocchio l’agricoltura di interi territori dove manca l’acqua da mesi - scrive Sangiorgio in una nota - Bisogna superare l’emergenza in tempi brevissimi e mettere in campo investimenti importanti per opere di contenimento delle risorse idriche e gestione delle acque”.
L’organizzazione sta monitorando costantemente la situazione che appare già gravissima, soprattutto in Cilento e Piana del Sele. Allarmante è la situazione nelle aree interne, dove non piove da mesi e manca una rete irrigua. A essere colpiti, migliaia di ettari coltivati ad ortaggi in pieno campo, la quarta gamma, i kiwi che hanno bisogno di una nebulizzazione quotidiana, i foraggi indispensabili per gli allevamenti animali (bufale comprese).
“L’agricoltura ha avviato negli ultimi anni importanti investimenti – ha aggiunto il presidente Sangiorgio - ma ora chiediamo che la regione acceleri sulle misure destinate ai consorzi di bonifica per le opere infrastrutturali e irrigue.
I consorzi svolgono una funzione indispensabile sul territorio, attraverso la gestione e la manutenzione di centinaia di chilometri di canali, di decine di impianti di sollevamento e altre strutture, ma tutto questo non basta perché ad ogni ondata di maltempo o a lunghi periodi di siccità constatiamo che servono opere moderne per la difesa idraulica e la gestione delle acque. Questo si può fare solo indirizzando con tempestività ed efficacia adeguate risorse economiche”.