"Quello che serve è una pianificazione razionale e calibrata sulle reali esigenze dei territori, altrimenti si corre il rischio di limitare o addirittura annullare i benefici delle bioenergie". Alessandro Ragazzoni, docente di Estimo territoriale alla Facoltà di Agraria di Bologna, pone l’attenzione sulle politiche di sviluppo della filiera del biogas, dopo i recenti sviluppi normativi che hanno fatto accelerare l’interesse per tali impianti almeno fino alla fine del 2012.

Ragazzoni è autore di un libro di successo su "Normative e biomasse: le condizioni per fare reddito" (Edizioni L’Informatore Agrario), che verrà riproposto a Bioenergy Expo nel corso del convegno "Biogas, opportunità di reddito per l’azienda agricola", in programma venerdì 6 maggio 2011 (ore 10-12, Area Forum padiglione 1).

L’analisi dell’autore si sofferma sul biogas, "anche se non bisogna dimenticare che ogni fonte rinnovabile ha una storia a sé, caratteristiche e prospettive di sviluppo differenti. Nella Pianura padana, ad esempio, le potenzialità di crescita del biogas e del biometano, materia viva che trova “carburante” dai reflui zootecnici, sono più spiccate rispetto ad aree del Paese in cui la zootecnia è meno radicata". Il problema, semmai, secondo Ragazzoni è la mancanza di una programmazione di sviluppo organica.

Guardando al biogas in Pianura padana, a province che hanno cavalcato in maniera decisa le opportunità offerte dalle bioenergie fanno da contraltare realtà molto più lente nella crescita.

L’importante è non esagerare, per scongiurare l’effetto contrario alla sostenibilità ambientale. "Alimentare i digestori del biogas con biomasse non sempre prodotte in azienda – osserva Ragazzoni – impone la circolazione di vettori per distanze anche ragguardevoli, provocando non solo delle diseconomie per l’impresa, ma anche una insostenibilità da un punto di vista ambientale. La domanda, in questi casi, è: possiamo ancora parlare di energie pulite? E in che misura? Forse, se ci fosse stato uno studio di fattibilità, avremmo avuto una maggiore efficienza sul territorio". Insomma, quello che per Ragazzoni andrebbe fatto in via prioritaria è uno studio del potenziale energetico dei territori agricoli, per valorizzare e non svilire le filiere alimentari ed agro-zootecniche.

I prossimi due anni saranno cruciali, anche perché gli impianti che verranno autorizzati potranno beneficiare degli incentivi di 28 centesimi per kilowattora come tariffa omnicomprensiva, assicurando così una buona redditività alle imprese agricole investitrici.

L’Italia ha ancora molta strada da compiere, rispetto ad altri Paesi europei. "Basti pensare che in Germania ci sono oltre sei mila impianti di biogas, in Italia poco più di 300".