Soia e derivati, fertilizzanti fosfatici e minerali ferrosi sono alcuni dei fattori produttivi essenziali che l'Unione Europea importa. Il sistema agroalimentare Ue è quindi dipendente dalle importazioni, quali sono le possibili soluzioni? Partnership strategiche con i Paesi terzi principali esportatori di materie prime, innovazione tecnologica per aumentare l'efficienza nell'uso dei fattori, l'attento "dosaggio" delle misure Pac. È quanto emerge dallo studio condotto da Areté per il Parlamento Europeo.
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L'agroalimentare Ue dipende dall'import di fattori produttivi
La soia e i suoi derivati, i fertilizzanti fosfatici e i minerali ferrosi sono i casi più eclatanti. L'84% dei semi di soia impiegati nell'Ue sono importati da Paesi terzi, in particolare il 50% delle importazioni proviene dal Brasile, il 35% dagli Usa. Per gli impieghi delle farine di soia si arriva addirittura a una dipendenza del 97% dalle importazioni, considerando anche quelle ottenute nell'Ue da semi importati.
Il 68% dei fertilizzanti fosfatici impiegati nell'Ue deriva direttamente o indirettamente da importazioni (provenienti in prevalenza dal Marocco, che pesa per il 28% sul totale delle importazioni, e dalla Russia, col 23%).
Ad indagare il grado di dipendenza del sistema agroalimentare Ue dall'importazione di fattori produttivi e materie prime, e le principali vulnerabilità, è lo studio The dependency of the Eu's food system on inputs and their sources, che Areté ha condotto per il Parlamento Europeo con la collaborazione di S&P Global Commodity Insights e che ora è stato pubblicato.
Criticità e possibili soluzioni
Nell'analisi sono considerati anche i fattori esterni che possono ulteriormente aggravare queste vulnerabilità, come le recenti difficoltà dei sistemi logistici globali a seguito della situazione nel Mar Rosso.
Ci sono però anche strumenti per ovviare a queste vulnerabilità: nello studio sono descritti i più interessanti e percorribili, formulando una serie di raccomandazioni per aumentare la resilienza del sistema agroalimentare Ue e ridurre la sua dipendenza dalle importazioni di commodity da Paesi terzi.
Alcuni esempi sono lo sviluppo di partnership strategiche con i Paesi terzi principali fornitori di materie prime, la promozione di innovazioni tecnologiche come le Tea, Tecnologie di Evoluzione Assistita, che aumentino la produttività senza un maggiore impiego di mezzi di produzione, e un sostegno rafforzato della Pac alla coltivazione di piante proteiche e a quanti scelgano di adottare pratiche agricole a basso impiego di input.
Enrica Gentile, ad di Areté
(Fonte: Areté)
"Veniamo da anni che ci hanno dimostrato in modo plateale quanto una dipendenza rilevante da Paesi terzi per materie prime strategiche possa rivelarsi pericolosa in presenza di situazioni di mercato particolari - ha commentato Enrica Gentile, ad di Areté -. Lo abbiamo visto chiaramente durante il covid-19, ma in realtà anche successivamente, in presenza di eventi di altro tipo - problemi geopolitici, difficoltà di logistica, rilevanti difficoltà produttive legate a fattori meteo, ed altro - che hanno intaccato pesantemente la disponibilità di diverse materie prime, facendo schizzare in alto i prezzi ma anche, in diversi casi, mettendo realmente in discussione la capacità dell'industria europea di approvvigionarsi di alcune materie prime. Questo studio tocca un tema cruciale in un momento cruciale: è fondamentale che le misure di policy europea e le scelte strategiche dei prossimi anni tengano conto di questi aspetti per tutelare la sostenibilità delle filiere alimentari dell'Ue".
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Fonte: Areté