Forte calo delle superfici, produzione crollata e necessità di nuovi investimenti. La pericoltura è al palo e ha bisogno di un forte rilancio, secondo i dati di Nomisma presentati durante un convegno realizzato da Alleanza delle Cooperative Agroalimentari presso il Ministero dell'Agricoltura.

 

Andando nel dettaglio dei principali dati, la produzione ha registrato un crollo del 75% nel 2023, mentre più strutturale è il calo delle superfici (-35% in dodici anni). Sempre dodici anni fa in Italia si producevano circa 926mila tonnellate di pere, mentre quest'anno, soprattutto a causa delle difficoltà collegate al clima, la produzione si è attestata a 180mila tonnellate.

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Il trend intrapreso è negativo, vista la tendenziale contrazione della Sau disponibile. La crisi è naturalmente concentrata nel bacino più importante di produzione, il Nord Italia, dove, eccezion fatta per il Piemonte, tutte le altre regioni del bacino (Emilia Romagna, Veneto, Lombardia e Friuli) registrano forti cali di superfici.

 

"Quest'anno non siamo riusciti a produrre - sottolinea Davide Vernocchi, coordinatore Ortofrutta di Alleanza Cooperative - il drastico calo produttivo nasce da lontano nel 2019 con la cimice asiatica, seguita dalle gelate tardive del 2021, la siccità nel 2022 e le nuove gelate, oltre all'alluvione di quest'anno".

 

Sempre più forte il ricorso alle importazioni. "Nel 2018 la bilancia commerciale era in attivo per 92mila tonnellate - precisa il presidente di Alleanza Cooperative Carlo Piccinini - a fine 2022 il saldo tra import ed export è passato in negativo (-48mila). Le esportazioni di pere hanno avuto un forte calo in volume (-62% dal 2018 al 2022), mentre le importazioni sono cresciute del 70% in volume (Olanda, Spagna e Argentina, oltre che Cile e Sudafrica). Constatiamo che, non appena manca un prodotto in Europa, il vuoto viene colmato da produzioni extra Ue, con standard inferiori in termini di sicurezza e qualità".

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La perdurante crisi ha spinto le associazioni produttori a scrivere a Governo e Masaf una lettera, sottoscritta dal Consorzio della Pera Igp, dall'Organizzazione Interprofessionale della Pera e dal Consorzio Unapera.

 

"La pera sta vivendo la sua stagione più difficile - si legge nella nota - al punto che è ormai reale il rischio di estinzione di questa eccellenza, che rappresenta uno dei vanti indiscussi della frutticoltura italiana. Dal 2018 al 2023 è andato perso almeno un terzo della superficie coltivata a causa di avversità indotte dai cambiamenti climatici. Nello stesso periodo si sono dimezzati i consumi anche per effetto della riduzione dell'offerta, mentre la produzione si è ridotta addirittura di un terzo rispetto al 2022. Come produttori stiamo continuando a investire, da un lato ricercando soluzioni produttive sostenibili con l'aiuto della scienza e dall'altro sensibilizzando distributori e consumatori sull'importanza di prediligere la qualità delle nostre pere".

 

"Nonostante gli sforzi - continuano le associazioni - oggi il nostro settore è allo stremo. Le perdite subite sono già devastanti e, pertanto, pur apprezzando i 10 milioni di euro finalmente stanziati per i ristori, a fronte di un danno stimato in oltre 300 milioni di euro, chiediamo al Governo di fare un ulteriore sforzo per dare il giusto e indispensabile sostegno del nostro comparto, aumentando la dotazione finanziaria dell'intervento per scongiurare ulteriori abbandoni del settore e garantire la sopravvivenza di un'intera filiera".