Delle tante notizie che circolano sul coronavirus una cosa è certa: non desta solo preoccupazione per la salute ma anche, e soprattutto, per i risvolti economici, settore agricolo in primis. Ed è per questo che la ministra delle Politiche agricole, alimentari e forestali Teresa Bellanova, ha inviato ieri alla Conferenza Stato-Regioni, per la relativa intesa, il decreto ministeriale con cui si autorizzano le imprese agricole a ricevere un'anticipazione sulle somme dovute nell'ambito dei regimi di sostegno previsti dalla Pac per l'anno 2020.

"Vogliamo garantire liquidità alle imprese - ha dichiarato la Bellanova -, rispondendo così all'emergenza e alle difficoltà manifestate, soprattutto in queste ultimissime ore, da aziende del settore e regioni". Si legge nella nota arrivata dal Mipaaf dove, nei giorni scorsi, è stata attivata una task force per discutere con le imprese e tutti i soggetti della filiera agroalimentare, e capire quale sia la strumentazione migliore da mettere in campo e le priorità da affrontare.

Diverse sono le ricadute negative sul comparto, anche per quanto riguarda le manifestazioni e gli eventi annullati, oltre alle prenotazioni nelle aziende agrituristiche che sono state disdette, ma ciò che forse ne risente maggiormente è l'export.
 

Made in Italy, tra il calo dei consumi in Cina e la diffidenza in Europa

L'emergenza coronavirus ha frenato i consumi in Cina dove le esportazioni made in Italy hanno registrato -11,9% nel mese di gennaio, secondo un'analisi di Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al gennaio 2020 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Ma a preoccupare - scrive Coldiretti - sono le speculazioni in atto sui prodotti agroalimentari made in Italy in alcuni paesi dove vengono chieste senza ragione certificazioni sanitarie su merci come la frutta e la verdura provenienti dall'Italia.

La ministra Bellanova ha inviato una lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro della Salute Roberto Speranza per sollecitare un intervento della commissaria europea alla Salute, sottolineando l'impegno "a tutti i livelli per scongiurare il blocco delle esportazioni di prodotti italiani". "Una forma di pratica sleale che va condannata e che deve essere immediatamente fermata - ha aggiunto -. Per questo, d'intesa con gli assessori regionali all'Agricoltura, chiediamo al presidente Conte e al ministro Speranza di sensibilizzare specificamente la Commissione europea alla Salute sollecitando un intervento per affermare che non sono legittime e tollerabili richieste di certificazione aggiuntive per i prodotti italiani, poiché non sussistono rischi di trasmissione del virus attraverso gli alimenti e gli imballaggi".

"So bene - ha affermato la ministra - quanto questo sia un momento delicatissimo che necessita del massimo della condivisione e dello scambio di informazioni per essere affrontato adeguatamente. Abbiamo da affrontare criticità specifiche, salvaguardando imprese e reddito dei lavoratori, e difficoltà che arrivano da alcuni paesi europei. La minaccia di blocco alle frontiere sta ad esempio spingendo la manodopera stagionale estera a rientrare nei paesi di origine, con evidente penalizzazione per il nostro settore e le nostre aziende. E così alcune catene della grande distribuzione europea che, strumentalmente, chiedono garanzie sulla sicurezza degli alimenti provenienti dall'Italia per cui, a partire dall'emergenza, molti prodotti made in Italy agroalimentare sono bloccati mentre si registrano nel contempo anche speculazioni sui prezzi dei generi alimentari e delle materie prime. Per questo è necessario che le informazioni giungano corrette e tempestive: a noi per intervenire adeguatamente, ai cittadini e ai consumatori per garantire trasparenza, correttezza, sicurezza".

Un duro contrasto alle speculazioni dirette a screditare il made in Italy è necessario anche per il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, che ringrazia il governo per l'impegno profuso nel fronteggiare l'emergenza sanitaria.
 

Mercato interno: garantita la fornitura, ma non mancano le difficoltà

Quanto al mercato interno, il numero uno di Confagricoltura sottolinea che: "Le aziende agricole continuano a lavorare e ad assicurare la produzione di beni alimentari". Ma "le difficoltà non mancano e occorre risolvere i problemi che limitano l'attività delle strutture produttive nella cosiddetta zona rossa. Venendo alla situazione dei territori soggetti a restrizioni e blocchi, segnaliamo che i problemi maggiori riguardano il lavoro, per le difficoltà di accesso e di uscita, la logistica e i trasporti".

Coldiretti mette in guardia sulla situazione di 500 aziende agricole negli undici comuni della zona rossa fra Lombardia e Veneto a causa dei provvedimenti restrittivi adottati in aree a forte vocazione agricola, dagli allevamenti ai vigneti, dagli agriturismi alle cantine. "Nella fascia di quarantena - spiega la Coldiretti - vivono oltre centomila fra bovini e suini ed è necessario garantire una adeguata assistenza nelle stalle e della forza lavoro nei campi, anche in vista delle semine. Per il vino il problema maggiore riguarda il blocco delle visite nelle cantine e i lavori fra i vigneti" spiega l'organizzazione agricola.

Secondo le valutazioni di Cia agricoltori italiani dopo un attento monitoraggio dell'emergenza coronavirus nelle regioni colpite, non ci sarebbe "Nessuno stop nelle imprese zootecniche nella zona rossa, la produzione di latte non è a rischio e sono garantiti gli approvvigionamenti quotidiani", confermato anche da una nota della Regione Lombardia che tranquillizza il sistema allevatoriale.
"La situazione è, dunque, sotto controllo - si legge nel comunicato di Cia - e gli allarmismi ingiustificati rischiano di danneggiare pesantemente non solo i cittadini, ma anche le imprese. In generale, la produttività delle imprese agricole nelle aree colpite è sotto controllo ed è in grado di assicurare il rifornimento di beni alimentari a tutti i cittadini".

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