A dicembre 2018, infatti, la Regione Sardegna aveva imposto ai Consorzi di bonifica, modificandone lo statuto, di approvare i propri bilanci per il triennio 2019-2021, con modalità proprie degli enti strumentali mediante la delibera di giunta n 60/30 dell'11 dicembre2018.
Il Tar Sardegna, accogliendo i ricorsi, ha ora affermato l'infondatezza di quella delibera e chiarito che tali Consorzi non sono "enti strumentali", bensì "enti pubblici" vigilati dalla Regione, che è stata condannata anche al pagamento delle spese processuali.
Gli enti pubblici vigilati - la sentenza l'ha chiarito ancora una volta - a differenza degli strumentali, godono di propria normativa speciale sia legislativa che statutaria. La stessa legge quadro della Sardegna in materia - Legge regionale 6/2008 - li definisce quali "enti di diritto pubblico vigilati dalla Regione autonoma della Sardegna" e come tali dotati della necessaria autonomia nello svolgimento delle attività istituzionali. Tale autonomia, altro punto della sentenza, si estende anche alla materia contabile, come stabilito dall'articolo 2 della Legge Regionale n 31/2016 contenente, tra l'altro "Modifiche alla legge regionale 23 maggio 2008, n 6 (Legge-quadro in materia di consorzi di bonifica)".
La Regione Sardegna si era invece appellata ad un parere del ministero dell'Economia e delle finanze, secondo il quale, sia pure solo ai fini della redazione dei bilanci, gli enti di bonifica andavano annoverati tra gli enti strumentali, ai sensi del decreto legislativo 23 giugno 2011, n 118 "Disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle Regioni, degli enti locali e dei loro organismi".
"Questa sentenza apre la strada ad una rinnovata valorizzazione del ruolo degli enti consorziali dell'isola - afferma Francesco Vincenzi, presidente dell'Associazione nazionale dei Consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue -. I Consorzi, in Sardegna come nel resto d'Italia, non sono meri distributori d'acqua irrigua, ma assolvono a compiti di interesse generale ed ambientale quali, ad esempio, la cura e la manutenzione del territorio, fondamentali per la riduzione del rischio idrogeologico".
"I nostri enti consorziali - aggiunge Pietro Zirattu, presidente di Anbi Sardegna - rappresentano, di fatto, oltre il 70% dell'economia agricola regionale, cioè quella più specializzata. Il nostro auspicio è che venga abbandonata la logica della contrapposizione e che si venga coinvolti nelle politiche del Green new deal; siamo pronti a mettere in campo professionalità ed esperienze per garantire il futuro verde dell'isola".
"A partire dal 1985, le competenze e gli ambiti di intervento dei Consorzi di bonifica si sono via via ridotti a causa dell'intervento legislativo regionale - evidenzia Marco Marrone, presidente del Consorzio di bonifica della Gallura -. Ora si stava addirittura attuando un ulteriore indebolimento di quell'autonomia, che è fondamento giuridico di un ente basato sui principi di autogoverno e sussidiarietà".
Ad essere contestato dal Tar è anche l'iter di approvazione della delibera, che non ha rispettato i passaggi necessari per quella che è una modifica dello statuto: non erano stati richiesti i pareri della commissione consiliare competente e della Consulta regionale per la bonifica e il riordino fondiario.
"Anche sotto il profilo della tempistica, la Regione Sardegna ha agito in modo illegittimo e non conforme - spiega Franco Pilia, legale dei Consorzi di bonifica -. La delibera dell'11 dicembre 2018, infatti, è stata comunicata agli interessati solo nel gennaio 2019, quando i bilanci consorziali di previsione erano stati già redatti". E a fronte di bilanci già redatti, la delibera imponeva invece l'adozione dell'esercizio provvisorio degli enti di bonifica, pur di ricavare il tempo necessario alla loro sostanziale riscrittura.
"Insomma, siamo di fronte ad un'ulteriore contraddizione della Regione Sardegna, che prima definisce l'autonomia contabile dei Consorzi e dopo dice che devono approvare il bilancio con le modalità degli enti strumentali" commenta il direttore generale del Consorzio di bonifica della Gallura, Giosuè Brundu.
La sentenza del Tar segue, di qualche settimana, l'ultimo atto della vicenda legata alla centrale idroelettrica sul fiume Liscia, la cui realizzazione da parte del Consorzio di bonifica della Gallura - già finanziata al 100% con soldi statali - è continuamente ostacolata dalla Regione Sardegna con continue impugnazioni: dopo i rigetti del Tribunale supremo Acque pubbliche e della Corte di cassazione a sezioni unite, ora si è rivolta addirittura alla Corte di giustizia europea e nuovamente alla Cassazione.
"Queste azioni - conclude Massimo Gargano, direttore generale di Anbi - non fanno che sottrarre energie e risorse, che dovrebbero essere impiegate a favore dei territori. Invece, i Consorzi di bonifica sardi devono proteggersi dalle azioni di una Regione matrigna".