Anbi ha rinnovato a Roma, in una due giorni di lavori ricchi di temi e partecipanti, l'appuntamento con la sua assemblea annuale.

L'evento più significativo della prima giornata di lavori è stata senza dubbio la sottoscrizione, da parte del presidente di Anbi, Francesco Vincenzi e del  commissario gen. B. CC Giuseppe Vadalà, di un protocollo operativo di collaborazione per la promozione e lo sviluppo della sostenibilità ambientale nell'attività di bonifica delle discariche abusive assegnate da decreto al commissario.

Il protocollo offrirà ai militari dell'Arma l'opportunità di stabilire e agevolare i rapporti con i consorzi, allo scopo di garantire un esame puntuale della situazione territoriale e delle specifiche competenze per una corretta ed efficiente collaborazione negli interventi di messa in sicurezza dei siti. 
"Specifici atti convenzionali definiranno i rapporti tra la gestione del mio ufficio e i singoli consorzi di bonifica, anche ai fini di poter utilizzare le professionalità dei consorzi stessi quali stazioni appaltanti nei lavori da eseguire", ha asserito il commissario.
"Siamo orgogliosi - ha dichiarato Vincenzi - di poter concretamente collaborare con il commissario di Governo per realizzare obbiettivi di risanamento ambientale, fondamentali per la vita del nostro paese".

Più 'scoppiettante' la seconda giornata d'assemblea, dominata dal seminario sui temi della riforma della direttiva quadro acque e della nuova programmazione, che ha visto la partecipazione, oltre che del presidente Vincenzi, di un'ampia platea di ospiti illustri, tra cui Josè Nuncio, presidente di Irrigants d'Europe; Erasmo d'Angelis, segretario generale Autorità di bacino distrettuale Appennino centrale; Giuseppe Blasi, capo dipartimento Dipeisr - Mipaaf; Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti e Filippo Gallinella, presidente Commissione Agricoltura della Camera e il ministro Giancarlo Centinaio.

Nel corso dei lavori è emerso come si renda necessario cambiare la direttiva europea quadro acque 2000/60/CE, attualmente in discussione a Bruxelles, a causa della sua difficile sostenibilità economica per l'agricoltura irrigua. Le richieste di revisione della direttiva acque vengono portate avanti attraverso Irrigants d'Europe, l'associazione che riunisce l'italiana Anbi, la spagnola Fenacore, la portoghese Fenareg e la Irrigants de France, ossia le associazioni nazionali dei paesi europei dove l'irrigazione è maggiormente diffusa e che copre circa il 75% delle aree europee irrigate per un totale in espansione di circa 7,7 milioni di ettari sui 10,2 disponibili.

Tra le proposte presentate, l'attuazione di misure alternative quali la riduzione dei carichi inquinanti e la limitazione al loro uso, nonché trattamenti per rimuoverli dalle acque reflue urbane e industriali in maniera da limitare le necessità di diluizione. Richiesti anche criteri più flessibili e realistici per la valutazione qualitativa delle acque, che riconoscano i miglioramenti ed elementi come gli aspetti economici, le condizioni naturali, i diversi usi e gli effetti dei cambiamenti climatici. Secondo Anbi dovrebbe altresì essere rivisto l'allegato III alla direttiva per evitare valutazioni costi/benefici squilibrate e considerati gli impatti della disponibilità idrica sul mondo rurale, agroalimentare e della sicurezza alimentare. Particolare attenzione viene richiesta alla considerazione delle esternalità positive generate dall'irrigazione, a necessarie indagini sulle fonti di inquinamento non agricolo ed emergenti e allo stoccaggio e al riciclo delle acque nei territori con risorse scarse.

"Non ci piace l'Europa che divide invece di unire; - ha detto Vincenzi - non ci piace, ad esempio, l'Europa, che contrasta i diritti informativi dei consumatori o che, sull'irrigazione, privilegia l'impostazione dei paesi del Nord, favoriti dal clima continentale, a discapito delle esigenze delle agricolture mediterranee, per le quali l'acqua è un determinante fattore competitivo".
"In Europa - ha ribadito il ministro alle Politiche agricole, alimentari e forestali ed al turismo, Gian Marco Centinaio - bisogna tenere il punto, perché l'agricoltura italiana è sotto attacco; dobbiamo difenderci e contrattaccare, perché non possiamo rinunciare alle risorse della Pac. Pieno appoggio ad ogni iniziativa, come il Piano nazionale invasi, indirizzato ad aumentare la disponibilità idrica del paese".

A proposito di invasi, buone notizie sono giunte per bocca di Giuseppe Blasi, capo dipartimento Dipeisr al ministero Politiche agricole, alimentari e forestali, che ha ribadito l'impegno del Mipaaf ad attribuire entro l'anno le concessioni per l'apertura dei cantieri e puntare, entro il 2023, ad avere utilizzato almeno il 90% della spesa attribuita dall'Unione europea. "Per il restante 10% ne chiederemo eventualmente l'utilizzo per altri interventi" ha concluso Blasi. "L'esperienza, però, insegna; per questo, stiamo individuando una nuova metodologia per l'attribuzione dei 245 milioni di euro, previsti dal Fondo sviluppo e coesione".
Un plauso all'annuncio è giunto dal presidente Anbi, che ha voluto ricordare che attualmente sono disponibili 1,3 miliardi di euro per infrastrutture sul territorio, a fronte dei quali i consorzi di bonifica hanno presentato un parco progetti dal valore doppio.

Incalzato dal direttore di Anbi Massimo Gargano, nel suo ruolo di ministro del Turismo, Centinaio ha anche dichiarato la propria piena disponibilità a valutare progetti di valorizzazione a fini turistici della bonifica. "Acqua, agroalimentare, paesaggio, cultura sono asset fondamentali dell'incoming in Italia" ha detto il ministro. "All'estero le vie d'acqua sono già usate a fini turistici. Per progetti seri, c'è la mia massima disponibilità a collaborare anche nella ricerca dei necessari finanziamenti ad iniziare dalle opportunità comunitarie".

Non è mancato un accenno, infine, alla possibilità di riutilizzare in agricoltura le acque reflue urbane; ipotesi che mitigherebbe il problema di scarsità della risorsa idrica, ma che richiede un approccio integrato in termini di informazione, infrastrutture e garanzie per la salute i cui costi non possono essere sostenuti dai consorzi e dal settore agricolo irriguo e andrebbero sostenuti con piani pubblici di investimento a lungo termine.