Il biologico nella nuova Politica Agricola Comune (Pac), quella che prenderà il via il primo gennaio 2023, avrà un ruolo estremamente importante, anche in considerazione degli obiettivi ambiziosi posti con il Green Deal e con la Strategia Farm to Fork.
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Di Pac e di biologico si è parlato durante l'edizione 2021 di Macfrut, a Rimini, ma c'è da scommetterci, il tema continuerà a tenere banco per tutto il 2022 e oltre, mano a mano che le scelte italiane rispetto alla Pac si delineeranno. Al convegno organizzato dal Ccpb, "Pac e Green Deal: Opportunità per il biologico?" hanno partecipato il presidente Ismea Angelo Frascarelli e Riccardo Meo, dell'Ufficio Produzioni Certificate di Ismea.
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L'obiettivo della Farm to Fork europea è raggiungere il 25% della Sau coltivata a biologico entro il 2030. La buona notizia, secondo i dati resi noti durante l'ultima edizione del Sana, è che l'incidenza della Sau a biologico in Italia è del 16,6% sulla Sau totale, di gran lunga superiore alla media Ue (8,5%, dato però fermo al 2019). La nuova Pac aiuterà con finanziamenti la transizione al biologico, la novità della nuova programmazione è che i pagamenti non avverranno più esclusivamente con il Secondo Pilastro (lo sviluppo rurale), tradizionalmente si trattava della Misura 11, ma passeranno anche per il Primo Pilastro, attraverso, da un lato, la condizionalità rafforzata (un po' ciò che era conosciuto come greening) e dall'altro gli ecoschemi, i regimi per il clima e per l'ambiente (volontari per l'agricoltore). Per quanto riguarda il Secondo Pilastro ci sono poi le misure per l'ambiente e per il clima.
Un po' di dati sul biologico in Italia
Al 31 dicembre 2020 gli operatori biologici in Italia erano 81.731 con 2 milioni e 95mila ettari, con un aumento dell'88% rispetto al 2010, l'Italia fa meglio di Spagna, Francia e Germania. La superficie media di un'azienda biologica in Italia è di 29,7 ettari quando la media nazionale di un'azienda agricola è di 11 ettari. Secondo l'analisi Ismea, che si ferma al 2019, le superfici bio a frutticoltura sono cresciute dal 2009 del 36%, quelle a ortaggi del 149,4%. Il mercato tira, il consumatore cerca il bio.
"L'ortofrutta - ha detto Riccardo Meo di Ismea - in termini di valore al consumo rappresenta quasi il 48% della spesa biologica di un consumatore italiano medio. Nel corso degli ultimi anni, soprattutto per gli ortaggi c'è stato un forte aumento, ha avuto un aumento meno forte il consumo di frutta bio. D'altro canto, guardando alla produzione di ortofrutta biologica, come Osservatorio Prezzi Ismea abbiamo visto negli ultimi due anni una tendenziale riduzione della differenziale di prezzo per la stessa produzione biologica o convenzionale. Tale riduzione può avere motivazioni diverse, un aumento della produzione di ortaggi e frutta bio, per esempio, un miglioramento delle rese produttive per via delle nuove tecnologie in campo o può essere dovuta alle condizioni contrattuali delle singole catene di distribuzione".
Quali sono dunque per il settore ortofrutticolo le occasioni e le criticità in vista della necessità di ampliare le superfici a biologico, date le indicazioni della Strategia Farm to Fork? A fare l'analisi Swot (opportunità e debolezze) è stato, nella sua relazione, proprio Riccardo Meo che, come punti critici ha sottolineato il fatto della frequenza e della sensibilità alle calamità naturali, le carenze idriche, la diffusione di nuovi insetti dannosi e fitopatie, la bassa incidenza della superficie bio e non rappresentata da Op, la debolezza dell'interprofessionale, oltre all'abbassamento tendenziale dei prezzi alla produzione di cui si è già detto.