Questo 5 dicembre porta con sé, come accade ormai dal 2014, l'intenzione di celebrare la Giornata Mondiale del Suolo con eventi, incontri e occasioni di approfondimento diffusamente organizzati in tutti i continenti. Il World Soil Day, istituito dalla Food and Agriculture Organization (Fao) delle Nazioni Unite per promuovere l'importanza del terreno nello sviluppo e nel mantenimento della vita sul nostro Pianeta, intende soprattutto sensibilizzare l'opinione pubblica mondiale riguardo alla necessità di prendersi cura, difendere, tutelare e preservare per le generazioni future il prezioso terreno che ci ospita, sorregge e alimenta con incessante generosità senza, in apparenza, chiederci nulla in cambio.

Ogni anno la Fao dedica la Giornata a un tema specifico. Lo slogan della campagna 2021 è "Fermare la salinizzazione del suolo e aumentarne la produttività" in quanto la salinizzazione e la sodificazione sono importanti segnali di degrado del suolo che possono minare gravemente la produzione agricola, la sicurezza alimentare e lo sviluppo sostenibile nelle regioni aride e semiaride.

Il problema si presenta a livello globale, e in Europa il fenomeno sta registrando un aumento considerevole in Ungheria, Romania, Grecia, Spagna, Italia. Tutti i suoli contengono sali solubili quali solfati, cloruri e bicarbonati di sodio, potassio, calcio e magnesio. Quando la loro presenza è eccessiva il terreno viene classificato come salino, e questa salinizzazione impedisce la crescita delle piante che non possono più rifornirsi di acqua, genera squilibri nutrizionali e fenomeni di tossicità. Quando a prevalere è il sodio si fa specifico riferimento al processo di sodificazione, che influenza negativamente lo sviluppo delle piante coltivate e destruttura il terreno fino a renderlo inadeguato allo sfruttamento agricolo. I due fenomeni possono essere generati da cause ambientali e, soprattutto, da azioni compiute dall'uomo. Tra queste l'irrigazione con acque ricche di sali, l'innalzamento della falda freatica causato da attività antropiche, uso di fertilizzanti, uso di acque reflue, smaltimento di acque reflue, contaminazioni con sottoprodotti industriali.

La situazione è grave ma qualcosa si sta muovendo, qualcosa che va oltre gli slogan e le frasi di circostanza, anche nel nostro continente. Quest'anno, in Europa, un vento nuovo soffia sulle celebrazioni, gonfia le vele della speranza e delle buone intenzioni e offre una nuova spinta, un nuovo vigore alle ragioni e alla determinazione che sono alla base dell'evento.

Lo scorso 17 novembre la Commissione Europea ha reso pubblica la Strategia Europea sul Suolo al 2030, inserendola a tutti gli effetti tra i protagonisti del Green Deal. Il titolo della Strategia - Raccogliere i frutti dei suoli sani per le persone, il cibo, la natura e il clima - è già una chiarissima dichiarazione di intenti, e negli auspici, negli ambiti di manovra elencati quasi soavemente nel titolo della comunicazione resa pubblica a Bruxelles, si svela tutta la pesante criticità della situazione. Il suolo è in sofferenza, si sta ammalando e la malattia sta diventando cronica, e questo è, e sarà, sempre di più un problema per le persone che su di esso vivono ed edificano la propria esistenza contando sulla sua solidità, per il cibo che su di esso viene coltivato al fine di sfamare in modo sano le moltitudini di genti, per la natura che necessita del rispetto dei suoi ecosistemi per procedere armoniosamente nel suo cammino senza tempo, per il clima che dal suolo è inevitabilmente influenzato nelle sue dinamiche variabili. In sostanza, il suolo non è solo una crosta da calpestare, così come il mare non è solo acqua salata e il cielo non solo una cornice azzurra alle attività dell'uomo. Il suolo è base, appoggio, sostegno e fonte di vita, elemento tra gli elementi che presiede alla nostra esistenza in vita su questo Pianeta.

La comunicazione della Commissione inizia con una triste constatazione che si fa anche monito. "Sono troppo poche le persone consapevoli che nel sottile strato di suolo sotto i nostri piedi giace il nostro futuro" avverte, e prosegue elencando i dati che offre il panorama attuale. Le stime della Commissione Europea raccontano di suoli europei che per il 70% versano in stato di cattiva salute, o sono in condizione di degrado, o presentano sintomi gravi di desertificazione, mentre 1 miliardo di tonnellate di suolo va perduto a causa dell'erosione causata soprattutto da pratiche agricole intensive. A ciò si aggiunge la cementificazione che annualmente in Europa "consuma suolo" per una superficie pari a 40mila ettari, e che dimostra quanto sia inappropriato l'uso delle superfici già impermeabilizzate e ormai dismesse, come nel caso di vecchie aree industriali inutilizzate, recuperate e riabilitate solo al 13,5% dagli interventi di nuovo sviluppo urbano.

La Strategia Europea, dunque, intende porre fine a questa tendenza distruttiva, e questa comunicazione è un importante segno di adesione alle sfide globali come quella dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite che nel suo Sdg 15 - il quindicesimo dei Sustainable development goals - dichiara l'obiettivo di "proteggere, ripristinare e promuovere l'uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire in modo sostenibile le foreste, combattere la desertificazione, arrestare e invertire il degrado del suolo e arrestare la perdita di biodiversità".

In ambito italiano il passo europeo è stato accolto con grande favore, non senza qualche riserva. Debora Fino, presidente di Re Soil Foundation, la fondazione creata per volontà dell'Università di Bologna, Coldiretti, Novamont e Politecnico di Torino con l'obiettivo di dare impulso alle politiche in favore della rigenerazione territoriale partendo proprio dalla salute del suolo ha etichettato la comunicazione della Commissione Europea come "tre volte importante": "Lo è perché riconosce i gravi problemi connessi con la mancata adozione di un quadro legale che dia al suolo la stessa protezione riconosciuta all'acqua, all'aria e all'ambiente marino. Inoltre, annuncia entro il 2023 una legge europea per la salute del suolo che offra finalmente criteri univoci per definire degradato un terreno. E, ancor più importante, fissa l'obiettivo ambizioso di avere suoli in salute entro il 2050".

Da parte sua, Legambiente, attraverso le parole del presidente nazionale Stefano Ciafani, lascia intendere che il favore con il quale è stata accolta la comunicazione non può trasformarsi in facile entusiasmo poiché molto c'è da fare e concertare prima che le parole si trasformino in fatti. Di certo, il cammino verso una direttiva europea e la conseguente armonizzazione delle leggi interne degli Stati membri non sarà di facile attuazione, dal momento che alcuni di essi hanno opposto resistenza a una legislazione vincolante nei confronti della protezione del suolo, sottolinea Ciafani: "La partita della protezione dei suoli sotto l'ombrello di una direttiva europea ora si gioca soprattutto nella dialettica tra gli Stati membri e l'Italia può e deve fare la sua parte, sostenendo la road map proposta dalla Commissione. Ormai tutte le evidenze scientifiche depongono per la necessità di uno sforzo condiviso per contrastare il degrado dei suoli, che pare destinato ad aggravarsi per gli effetti dei cambiamenti climatici".

Mentre nelle alte sfere, nei luoghi dove si decide si lavora alacremente, la Giornata Mondiale del Suolo vuole essere prima di tutto un richiamo il più diffuso possibile al buon senso e alla responsabilità comune, uno sprone alla sostenibilità ecosistemica e alla presa di coscienza della "fragilità" di un elemento naturale troppo spesso bistrattato, abusato e sfruttato senza alcuna remora come fosse insensibile alle sollecitazioni e all'usura. Da qualche anno sappiamo che non è così; sappiamo che stiamo erodendo il suolo, che lo stiamo impoverendo, che ne stiamo alterando le caratteristiche formali e sostanziali. Ne siamo venuti a conoscenza grazie alla costante attività di monitoraggio che organismi nazionali e internazionali stanno compiendo con grande attenzione negli ultimi decenni. Non possiamo nasconderci tutto questo, non possiamo rimanere passivi rispetto al degrado da noi stessi generato, non possiamo cedere alle blandizie di un sistema economico che da una parte offre comodità insperate, dall'altra produce consumando, erodendo, senza dare nulla in cambio, senza rigenerare o preservare la fonte alla quale si abbevera.

In ragione delle crescenti criticità, ma anche delle sfide sempre più ambiziose che queste criticità vogliono abbattere, la Giornata Mondiale del Suolo assume un significato sempre più alto, un carattere di urgenza che la rende molto di più di una semplice ricorrenza dall'appeal internazionale da segnare a penna nei calendari dei cerimoniali. Una Giornata da condividere appieno, tutti insieme, nei luoghi dove si decide e nei luoghi dove si vive e lavora, perché ognuno faccia la sua parte.