La storia della Cantina Valpolicella Negrar inizia nel 1933 a pochi chilometri da Verona, nel cuore della Valpolicella Classica, dalla tenacia di sei soci fondatori che, come una sorta di Don Chisciotte veneti, combatterono le produzioni industriali da uva d'importazione nel nome della propria terra e dei suoi valori storici e culturali.

La Cantina cooperativa conta oggi 600 ettari di vigneto per lo più collinari, gestiti da 230 soci che lavorano in sinergia con un gruppo aziendale di tecnici e professionisti,  alla produzione di oltre otto milioni di bottiglie all'anno tra Amarone, Recioto, Ripasso e naturalmente, Valpolicella Classico Doc.

Per garantire al consumatore un prodotto caratterizzato da qualità, modernità e legame con il territorio, i soci della cooperativa hanno scelto di gestire totalmente la filiera produttiva e creare una rete di comunicazione stretta e continua tra chi è sul campo e chi si occupa di ricerca e innovazione.

 

I vigneti

Coltivati prevalentemente con sistema a pergola, hanno un'età media di venti anni e sono gestiti con sistema a lotta integrata nell'intento di salvaguardare l'ambiente e il territorio.

La vendemmia, eseguita a mano, tende a separare le uve di ogni singolo vigneto per ottenere vinificazioni in grado di conservare ed esaltare le peculiarità dell'uvaggio.

 

La ricerca

Al fine di mantere alta la soglia di attenzione per l'innovazione e la tecnologia, la cooperativa da alcuni anni si avvale di un laboratorio interno e ha attivato collaborazioni con la Facoltà di scienze enologiche dell'Università di Verona, con l'ente Cra di Conegliano Veneto e con il Centro sperimentale per la vitivinicoltura di San Floriano.

Tanto lavoro sfocia in progetti di recupero di vitigni autoctoni per riscoprirne l'identità in un'ottica di tutela della biodiversità; l'uva Spigamonte, a bacca rossa in fase di iscrizione all'albo, deve a questo progetto il proprio recupero.

Ma fanno parte del percorso anche i progetti di zonazione, il progetto enologico Verjago che mira a rivalutare l'immagine del Valpolicella facendolo riemergere, attraverso un processo di vinificazione e raccolta attento e capace di conservarne le caratteristiche migliori, dalla ingombrante fama dell'Amarone e del Valpolicella Ripasso e, infine, il progetto Amarone espressioni per lo studio della valenza territoriale sul carattere di questo vino.

 

Magis

In un tale quadro, non poteva non trovare posto Magis, cui la cantina ha aderito nel 2011 con quasi quattro ettari di vigneto localizzati nel comune di Negrar, nella zona di produzione del Valpolicella Classico. 

Sulla scia della filosofia aziendale orientata a produzioni di alta qualità sia in cantina che in vigneto – spiegano in azienda -, applichiamo normalmente metodi sostenibili tendenti all'azzeramento dei residui. In tale senso, identifichiamo tra i principali punti di forza di Magis, la riduzione del numero dei trattamenti, il minor compattamento del suolo e le minori emissioni che ne derivano e l’uso di prodotti a bassa tossicità.

Migliorabile, a nostro avviso, la visibilità e la comunicazione del progetto per cui si potrebbero prevedere incontri per la diffusione dei dati e dei risultati. Riteniamo, infatti, che tradurre in comunicazione il ricorso ad uno strumento tecnico finalizzato alla sostenibilità delle produzioni, sia una grande opportunità.

Le aspettative dal punto di vista delle produzioni – proseguono -, sono orientate alla protezione della coltura impostata ad un determinato livello di resa ad ettaro, senza per questo aumentare i volumi.

Nella gestione aziendale ci aspettiamo interventi fitosanitari ma anche di cimatura, sfogliatura e sfalcio delle essenze di copertura tra le interfile sempre più mirati. Dal punto di vista ambientale, Magis si integra perfettamente nelle linee di difesa previste dal disciplinare regionale e può diventare un valido strumento per utilizzarlo al meglio, soprattutto nell'ottica di riduzione del numero di interventi”.

 

Vigneto a pergola della Cantina Valpolicella Negrar

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