Meno "pesticidi", in nome di un mai meglio specificato miglioramento della salute di cittadini e ambiente, ma no anche alle biotecnologie che li potrebbero parzialmente sostituire. Peraltro, con un no sostenuto usando i medesimi argomenti.
A conferma, il 12 settembre 2024 è stata avanzata al Parlamento europeo una, testuale, "risoluzione sulla decisione di esecuzione (Ue) 2024/1828 della Commissione di rinnovare l'autorizzazione all'immissione sul mercato dei mangimi e dei prodotti alimentari contenenti o costituiti da mais geneticamente modificato Mon 810, ai sensi del regolamento (Ce) n. 1829/2003 del Parlamento Europeo e del Consiglio e abrogazione. Decisione di esecuzione (UE) 2017/1207 della Commissione".
Promotori sono tre parlamentari a Bruxelles, ossia la croata Biljana Borzan, del Gruppo dell'Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici, il tedesco Martin Häusling (Verdi) e dall'olandese Anja Hazekamp (The Left). Il testo proposto è stato adottato dal Parlamento europeo il 26 novembre 2024.
Cosa dice il testo proposto e adottato
La lettera dei promotori è per lo più l'usuale sequela di "having regard" (visto) e di "whereas" (mentre), riferiti a precedenti passaggi normativi continentali, nonché a ricerche che dimostrerebbero la nocività degli Ogm Bt. Circa queste ultime vengono citati paper come quello di Hilbeck e Otto1 e altri già caduti nel vuoto in sede di valutazione europea. Valutazione prodotta da Efsa con esiti favorevoli al mais Bt in questione.
Stando agli estensori del testo, la tossina Bt "[...] può provocare effetti negativi sugli organismi del suolo conseguenze sulla biodiversità e sui servizi ecosistemici". Un armageddon che non si è mai potuto verificare nonostante gli usi pluridecennali dei mais Bt nel corn belt americano.
Inoltre, secondo gli studi pubblicati nel 2014 da Van Eenennaam e Young2 gli animali d'allevamento americani godrebbero di ottima salute, nonostante i quasi trent'anni di esposizione a ogm e quindi a glifosate e tossina Bt. I ricercatori avrebbero infatti valutato numerosi studi riguardanti la salute del bestiame svolti dal 1983 al 2011: 28 anni di lasso temporale di cui 13 senza ogm.
L'insieme degli studi ha riguardato un totale di 100 miliardi di animali, i quali per più di un quarto di secolo sono stati allevati consumando migliaia di miliardi di razioni sia con, sia senza Ogm, sia con, sia senza glifosate o delta tossina. A dispetto dei "colpevolisti" a tutti i costi, comparando lo stato sanitario nei due periodi osservati, nessun effetto negativo è stato evidenziato a carico dei capi nutriti a Ogm rispetto a quelli alimentati con foraggi e mangimi convenzionali.
A conferma di come certe ricerche condotte contro gli Ogm somiglino molto ad altre "ricerche indipendenti" contro gli agrofarmaci che hanno però ceduto anch'esse al vaglio degli esperti dell'Agenzia di Parma. Nonostante ciò queste pubblicazioni continuano a essere citate dal fronte "no-ogm", sempre più determinato a minare lo sviluppo delle biotecnologie in Europa.
I pericoli insiti nella proposta avanzata a Bruxelles
Preoccupante risulta l'adozione del testo da parte del Parlamento, soprattutto pensando che in esso vengono avanzate richieste anche sulle importazioni di mangimi o materie prime contenenti Ogm. Nel testo si può infatti cogliere un passaggio in cui gli estensori affermano quanto segue:
"Considerando che una delle lezioni che si possono trarre dalla crisi della Covid-19 e dalla guerra in corso in Ucraina è la necessità per l'Unione di porre fine alla dipendenza da alcuni materiali critici [...]".
Ottimo l'attacco, visto che si parla di rischi di crisi come quelle epidemiche o belliche, meno bene il prosieguo. Le filiere zootecniche europee (e italiane) dipendono infatti fortemente da quelle importazioni, causa deficit cronico di mangimi causato anche da politiche agricole continentali che sembrano orientate sempre più a penalizzare le produzioni anziché aumentarle. Ciò in ossequio proprio delle pressioni ambientaliste contro genetica e chimica agraria.
In conclusione, quello compiuto a Bruxelles appare un vistoso e pericoloso passo indietro del Parlamento verso le biotecnologie, quindi un pessimo segnale anche guardando alle nuove tecniche di modifica genetica recentemente proposte. Peraltro, la Corte di Giustizia europea si espresse chiaramente in tema Ogm, inserendo in tale categoria anche le varietà ottenute per mutagenesi artificiale, per esempio tramite irraggiamento.
Unica differenza rispetto agli "altri" Ogm, la manleva a produrre studi sulla sicurezza per uomo e ambiente, visto che tali varietà sono ormai coltivate e mangiate da decenni senza che siano stati segnalati problemi di sorta. Una considerazione di buon senso che a questo punto dovrebbe valere anche per il Mon810, visto che è autorizzato in Europa da circa un quarto di secolo. A quanto pare, invece, il buon senso termina dove inizia l'acronimo "Ogm".
Danni da piralide di prima generazione su foglie. Un mais Bt sarebbe risultato praticamente intonso
(Fonte: Donatello Sandroni)
Cosa avviene in realtà nei campi Mon810
Nel testo inoltrato a Bruxelles si cita una fantomatica "esposizione continua" degli organismi alla tossina Bt prodotta dal Mon810. Un fatto insussistente per banali ragioni agronomiche e biologiche. Di fatto, alla tossina Bt contenuta dal Mon810 sono esposti solo i parassiti che azzannano le foglie, cioè nottue, piralide e altri insetti sui quali la delta tossina non è proprio letale, ma per lo meno qualche disturbo lo arreca. Ciò che non attacca il mais non viene danneggiato affatto. Di sicuro, ha molto più impatto un trattamento insetticida, per quanto parzialmente selettivo possa essere.
In realtà, è solo nelle parti verdi delle piante che si rilevano le concentrazioni più elevate di Cry1Ab. Il polline, al contrario, ne contiene tracce infinitesime e per di più viene emesso per pochi giorni all'anno. Inoltre, cade per oltre il 90% nel campo stesso senza poter quindi raggiungere mai sulle piante spontanee una concentrazione sufficiente a danneggiare eventuali lepidotteri selvatici che di quelle erbe si nutrono.
Sono fatti appurati, questi, a partire dai report di Ispra3 e di Epa4, Agenzia americana per l'ambiente. Quest'ultima ha infatti valutato alcuni studi di campo incentrati sui contenuti di delta-tossina Cry1Ab nel MON810.
Poco polline e concentrazioni di tossina irrisorie
Riassumendo, nelle foglie vi sarebbero concentrazioni di 8-10 mg/kg di peso fresco, cioè quella efficace nel contenere le larve di piralide. Valori che scendono molto nella granella, ove la delta-tossina mostra valori compresi a 0,16-0,69 mg/kg, decine di volte inferiori a quelle delle parti verdi.
Ancor più basse le concentrazioni nel polline, con soli 0,09-0,097 mg/kg. Nel polline vi sono quindi concentrazioni di delta-tossina circa cento volte inferiori a quelle delle foglie.
Evidenza, questa, confermata anche nei documenti di Epa, in cui le concentrazioni riportate di delta-tossina nei pollini sono risultate molto basse. In tre differenti analisi di MON810 (Illinois, Nebraska, Indiana) nel polline è stata infatti misurata la delta-tossina Cry1Ab in un range di concentrazioni che va da zero a un massimo di 0,079 µg/g di peso secco, corrispondenti a 0,079 mg/kg di polline. In linea quindi con i dati riportati dal parere dell'Ispra.
Concentrazioni, queste, che vanno però rapportate ai volumi di polline che possono essere prodotti da un ettaro di mais in fioritura. Mediamente, nel volgere di alcuni giorni ne vengono prodotti circa 250 kg/ha, pari quindi a un massimo di 20-22 milligrammi tossina Cry1Ab in caso il mais sia Mon810.
Inoltre, più del 90% del polline rimane confinato nel campo stesso, mentre si sale praticamente al 98% spingendosi a soli 60 metri dai suoi bordi. Dei venti milligrammi circa di delta-tossina prodotta col polline ne uscirebbero quindi dai campi solo due o tre, pari a 2-3mila µg (microgrammi = milionesimi di grammo). Di questi, solo 400-500 µg supererebbero la soglia dei 60 metri, diluendosi all'infinito nelle superfici più lontane. Praticamente il nulla, a dispetto di chi per pochi nanogrammi di tossina ha sollevato questioni nel raggio di chilometri.
Ragioniamo ora in termini di depositi di polline/tossina per metro quadro di terreno. Vista l'area interessata dalla deriva del polline, stimabile in diverse migliaia di metri quadri, intorno ai campi di mais si possono depositare al massimo pochi grammi di polline per metro quadro di terreno (4-5 g/m2). E questo solo nei metri quadri a ridosso del campo e ipotizzando che tutto il polline vada in una sola direzione. Cioè il caso limite. Ciò significa che di tossina se ne può riscontrare solo 0,3-0,4 µg/m2, cioè frazioni di milionesimi di grammo per metro quadro di terreno. Una dose del tutto inefficace nel controllo delle larve di lepidotteri parassiti e quindi innocua anche per le specie non bersaglio che si nutrono di piante spontanee.
Per chi poi si chiedesse se tale contributo sia tanto o poco, giova riportare un confronto con un insetticida biologico a base di Bacillus thuringiensis utilizzabile su mais per i medesimi scopi.
Assumendo un formulato commerciale dalla potenza dichiarata pari a 25mila UI/mg di formulato, leggendo l'etichetta si evince che su 100 grammi di prodotto ve ne siano almeno 50 da considerarsi "sostanza attiva", composti da alcuni grammi di delta-tossina in forma libera e dalla rimanente parte come spore e brodo di coltura.
Sempre scorrendo l'etichetta, si apprende che su mais questo formulato va applicato a dosi di 1-1,5 kg/ha. Solo di delta-tossina in forma libera ne vengono quindi applicati da 38 a 57 grammi per ettaro. A questi vanno poi aggiunte le spore e il brodo di coltura. In totale, gli agenti attivi distribuiti su un ettaro di mais con un solo trattamento vanno dai 500 ai 750 grammi.
Peraltro, i fenomeni di deriva, cioè quelli che portano gli aerosol insetticidi anche fuori dai campi, sono presenti pure nei trattamenti fitosanitari anche a valori superiori al 10% visto per il polline di mais.
Di prodotti analoghi a quello portato a esempio, peraltro, ve ne sono tanti, anche con potenze fino a 90mila UI/mg di prodotto. Questi sono applicabili nel mais a dosi di 1-1,2 kg/ha, quindi di poco inferiori a quelle sopra citate nonostante la potenza insetticida quasi quadrupla.
Comparando quindi i dati sulla dispersione della delta-tossina tramite polline di mais transgenico o tramite applicazione di un insetticida biologico, si può facilmente intuire che mentre il primo disperde nell'ambiente poche decine di milligrammi di delta-tossina libera, il secondo ne immette alcune decine di grammi. Applicando in campo la dose massima dell'insetticida di cui sopra, solo di tossina libera si emettono infatti nell'ambiente circa tremila volte i quantitativi che vengono liberati con il polline dal Mon810 (20 mg contro quasi 60 g). Senza parlare delle spore. In tal caso si sale di alcune migliaia di volte.
Osteggiare quindi i mais Bt è del tutto irrazionale sia da un punto di vista agronomico, sia sanitario/ambientale. Semmai, l'uso di mais Bt permetterebbe di abbattere significativamente l'uso di insetticidi spesso non selettivi, a tutto vantaggio proprio della biodiversità all'interno e negli intorni degli appezzamenti a mais.
Riferimenti
- Hilbeck A., Otto M. (2015): "Specificity and Combinatorial Effects of Bacillus thuringiensis Cry Toxins in the Context of GMO Environmental
Risk Assessment". Frontiers in Environmental Science, 2015, 3:71. - Van Eenennaam A. L. , Young A. E. (2014): "Prevalence and impacts of genetically engineered feedstuffs on livestock populations". Journal of Animal Science, Vol. 92 No. 10, p. 4255–4278.
- Parere di Ispra su MON810 del 24 febbraio 2014, in risposta ai pareri favorevoli di Efsa, l'Agenzia europea per la sicurezza alimentare.
- Epa: Cry1Ab and Cry1F Bt Plant-Incorporated Protectants September 2010 Biopesticides Registration Action Document