'Guida pratica alla produzione del polline in Italia' è il primo manuale completo che riguarda il polline, in tutti i suoi aspetti, dalla raccolta alla commercializzazione, uscito per le edizioni Montaonda.

Un libro importante scritto da un autore importante, Aldo Metalori, uno dei maggiori produttori di polline italiani, e presentato ufficialmente alla fiera Apimell di Piacenza, con grande successo di pubblico, con 1500 copie stampate che si stanno già esaurendo.

Aldo Metalori non è solo uno dei più grandi produttori di polline italiani, è l'apicoltore che ha dedicato, e continua dedicare, tutta la sua attività apistica a sviluppare questa produzione, fino a pochi anni fa considerata minore, a farla conoscere e a diffonderla. Si può dire che è l'apicoltore che ha 'inventato' il polline in Italia.

Sin dal 2006 infatti Aldo Metalori ha modificato le tradizionali trappole da polline, perfezionandole di anno in anno e realizzando vari modelli di quella che oggi è la Pigliapolline Metalori, uno strumento che ha consentito di aumentare la produzione di polline ad alveare anche di dieci volte.

E contemporaneamente ha sviluppato sistemi di lavorazione e di conservazione del polline raccolto, lanciando sul mercato il polline fresco congelato, fino a pochi anni fa praticamente sconosciuto al mercato italiano.

Un lavoro di ricerca e sviluppo fatto in proprio, avvalendosi però anche di tutte le risorse e gli enti disponibili, primi tra tutti l'Università di Pisa con il Gruppo di apidologia del dottor Antonio Felicioli.

E i contributi scientifici Metalori ha voluto aggiungerli anche al libro, inserendo dei capitoli curati da vari esponenti del mondo della ricerca, come il dottor Felicioli, appunto, il dottor Angelo Canale, il professor Carlo D'Ascenzi dell'Università di Pisa e il dottor Giovanni Formato dell'Izs Lazio e Toscana.

E anche io che scrivo, assieme al Gruppo di apidologia di Pisa di cui faccio parte, ho avuto la possibilità e il piacere di collaborare spesso con l'azienda Metalori.

Un piacere che si rinnova ora, andando a trovare Aldo Metalori per questa intervista nella sua azienda a Capannori, in provincia di Lucca, sulle colline alle pendici dei monti Pisani.

Come mai hai deciso di scrivere questo libro?
"Ho deciso di scriverlo perché in questi anni, andando in giro per l'Italia ai vari convegni a presentare il polline per conto delle associazioni apistiche, mi veniva chiesto spesso se c'era qualcosa di scritto su questa produzione. E non c'era. Quindi ho deciso di scriverlo io e di mettere a disposizione di tutta l'apicoltura italiana la mia esperienza decennale sul polline".

Quando e perché iniziasti a dedicarti al polline?
"Iniziai nel 2003 perchè ebbi un infarto e una operazione cardiaca. I medici mi dissero che non potevo più fare sforzi, quindi pensai di cambiare produzione, di dedicarmi al polline, che comporta un lavoro meno pesante rispetto alla produzione del miele".

E oggi che ruolo ha il polline a livello di fatturato nella tua azienda?
"Oggi, solo per quanto riguarda la produzione, il polline copre circa il 40% del fatturato totale, a cui si aggiunge il lavoro di pulizia conto terzi del polline di altri apicoltori, per un volume di prodotto nell'ordine di diverse tonnellate all'anno. In più, ovviamente, c'è anche la produzione di miele".

L'apicoltura Metalori, infatti, oltre a produrre e commercializzare polline e miele (perché i medici vanno ascoltati sempre fino a un certo punto) è anche un centro di lavorazione del polline, dove viene pulito e preparato per il confezionamento molto del polline prodotto nel Centro-Sud Italia.

Come hai visto cambiare il settore del polline in questi anni?
"Nel 2007, quando ho iniziato la filiera del polline italiano, la produzione nazionale copriva più o meno l'1% del consumo, oggi siamo probabilmente arrivati al 10%. L'incremento maggiore c'è stato con la vendita di polline fresco congelato".

Oltre alla quantità è migliorata anche la qualità?
"Sì, si va sempre di più su un polline di qualità. Ci si deve distinguere dal prodotto estero, altrimenti non si può competere. Con qualità si intende un prodotto buono dal punto di vista organolettico, pulito dal punto di vista dei residui, e sicuro per quanto riguarda la sicurezza alimentare. E par farlo è necessario partire dalla scelta delle fioriture, evitando pollini tossici o ricchi di alcaloidi, oltre che evitare la contaminazione da residui chimici sia di origine agricola che apistica, e ovviamente ambientale.
E in questo modo, analizzando ogni lotto di polline prodotto o lavorato in azienda, si sta mappando l'Italia intera dal punto di vista dell'inquinamento"
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Che cosa c'è da fare ancora per sviluppare la filiera del polline italiano?
"Ora più che altro c'è da far conoscere il polline al mondo dell'apicoltura, sia per quel che riguarda le sue potenzialità come alimento nutraceutico, sia per quelle che sono le potenzialità di questo prodotto dal punto di vista del reddito".

A livello di commercializzazione come va?
"Personalmente non ho problemi a livello d'azienda. Oltre il 30% del polline, soprattutto quello fresco congelato, riesco a venderlo con la vendita diretta nello spaccio aziendale o ai mercati. Il resto lo rivendo all'ingrosso ad altri apicoltori e a rivenditori di prodotti apistici".

E c'è possibilità di ampliare il mercato all'estero?
"Sì, sta iniziando. Attualmente vendo soprattutto in Canada a biofabbriche che lo usano per l'allevamento dei bombi per l'impollinazione. Un canale, quello canadese, che si è aperto da solo, perché sono stati loro a cercarmi. E ora sono in trattativa con un compratore belga, sempre per l'allevamento dei bombi, che è interessato al polline di castagno.
Ma c'è già grande richiesta anche per il consumo umano, conosco e lavoro il polline ad un apicoltore che ha un ottimo mercato in Giappone"
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E ora quale è il tuo obbiettivo?
"L'obbiettivo è raggiungere una autosufficienza per il consumo interno, svincolandosi dall'importazione di polline spagnolo e cinese.
Per dare una svolta decisiva, fondamentale sarà una legge che indichi l'obbligatorietà dell'origine in etichetta. E ovviamente la diffusione e la conoscenza di questa filiera"
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Un libro che è anche una svolta culturale importante visto che fino a pochi anni fa molti apicoltori erano gelosi del loro sapere e delle loro tecniche, no?
"Io la penso in un modo. In questi anni non ho mai brevettato nessun modello di trappola e non ho mai nascosto segreti. E' l'unico modo per far sviluppare questa filiera. E se si sviluppa i vantaggi saranno per tutti. E poi, se uno scopre una cosa e non la dice, che la scopre a fare?"