Già con la carne è stato difficile avere etichette che dichiarassero l'origine del prodotto. Persino il Parlamento europeo nel 2012 si espresse contro, per poi cambiare idea negli anni a seguire. Adesso tocca al latte ripetere lo stesso percorso, si spera con minori difficoltà e maggiori successi.
Complice la crisi che attanaglia il settore, si vorrebbe introdurre l'origine sulle confezioni di latte. Il Parlamento europeo ha già detto di sì nei primi giorni di maggio. Ma ciò che conta è la decisione della Commissione europea, sempre critica nei confronti delle etichette “trasparenti”. Colpa delle lobby agroalimentari, secondo alcuni, preoccupazioni per l'aumento dei costi secondo la versione “ufficiale”.

Un decreto per le etichette
Ora l'Italia sembra forzare la mano con un decreto interministeriale che comporterebbe l'obbligo di indicare la provenienza per i prodotti lattiero caseari. Un “sistema sperimentale”, come lo ha definito il ministero per le Politiche agricole, che firma il decreto in accordo con con il ministero dello Sviluppo economico. Nuove regole che coinvolgono tutti i prodotti: latte a lunga conservazione, burro, yogurt, mozzarella e formaggi e latticini. Una “rivoluzione” che per andare in porto avrà bisogno del via libera della Commissione europea alla quale il testo del decreto è stato inviato per la necessaria autorizzazione.

Le indicazioni proposte
Puntigliosa l'indicazione che si propone di adottare e che prevede diverse diciture in funzione non solo della provenienza del latte ma anche del luogo ove avviene la sua trasformazione. Queste le formule proposte:

  • Paese di mungitura: nome del paese nel quale è stato munto il latte”;
  • Paese di confezionamento: nome del paese in cui il prodotto è stato confezionato”;
  • Paese di trasformazione: nome del paese nel quale è stato trasformato il latte.

Qualora tute queste fasi siano avvenute in un solo paese, si avrà un'indicazione unica, “origine del latte:” seguita dal nome del paese. In ogni caso si dovrà indicare anche dove è avvenuta la mungitura.
Se confezionamento e trasformazione si svolgono in nazioni diverse, all'indicazione “origine del latte:” potrà far seguito a seconda dei casi: Paesi Ue, o Paesi non Ue e infine Paesi Ue e non Ue.

Le richieste dei consumatori
Indicare l'origine del latte in etichetta è quanto chiedono i consumatori, come dimostra un'indagine demoscopica commissionata da Ismea, dalla quale emerge che il 67% delle persone sarebbe disposta a spendere di più per conoscere meglio ciò che porta in tavola. Numeri che salgono al 95% quando si chiede l'importanza di conoscere l'origine delle materie prime dei prodotti agroalimentari.

Non solo salute
Qualità e sicurezza non sono le uniche motivazioni. Etichette trasparenti possono dare un sensibile impulso al consumo di prodotto di origine nazionale. Ne sono consapevoli gli allevatori, che ben conoscono le caratteristiche del latte che producono, difficilmente riscontrabili altrove.
Merito dell'eccellente lavoro dei Servizi veterinari italiani, vanto del nostro ministero della Salute e di un “Sistema” allevatori nel quale confluisce il 78% del latte prodotto in Italia. Lo evidenzia Aia, l'associazione italiana allevatori, quando ricorda che ogni mattina c'è un esercito silenzioso di 1500 specialisti che preleva campioni, li analizza e aiuta gli allevatori a migliorare.



Le promesse
Vedremo se da Bruxelles giungerà il via libera alla nostra proposta di etichette. Intanto dal “Milk world day” a Milano, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha anticipato che con la legge di Stabilità del 2017 le aziende agricole potranno accedere ai fondi di rotazione previsti dal ministero per lo Sviluppo economico.
Nel frattempo gli allevatori possono già contare sul piano da 120 milioni nel quale rientra l'aumento della compensazione Iva (32 milioni) e l'attivazione del “Fondo Latte” per fronteggiare le situazioni debitorie. E in questi giorni è anche partita la campagna di promozione al consumo di latte.

In attesa di Bruxelles
Da Bruxelles, per il momento, solo l'invito a ridurre la produzione di latte, facendo leva sugli “aiuti de minimis”. Su questo capitolo l'Italia chiede siano attivati sostegni economici specifici, come pure la predisposizione di una Ocm latte, richieste condivise da Francia, Spagna e Germania. Non resta che attendere le risposte della Commissione.