Niente più centrale a biomasse nella zona industriale di Macchiareddu, comune di Villasor, vicino Cagliari: la Power Crop avrebbe rinunciato a realizzare il progetto di riconversione dell'ex zuccherificio perché ritenuto non più conveniente dal punto di vista economico. A riferirlo in consiglio comunale qualche giorno fa è il sindaco di Capoterra, Francesco Dessì.

Ma subito arriva la smentita del gruppo Falck, di cui Power Crop è parte.
 
“Abbiamo letto con stupore le dichiarazioni del sindaco di Capoterra Francesco Dessì in merito alla supposta rinuncia alla realizzazione della centrale a biomasse di Macchiareddu da parte di Power Crop. Tali dichiarazioni risultano infatti completamente difformi rispetto alla nostra volontà di portare avanti e concludere il progetto di Macchiareddu" scrive l’ufficio stampa del gruppo Falck.
 
“La realizzazione della centrale sarà il naturale compimento del processo di riconversione dell’ex zuccherificio, avviato nel 2007, secondo i dettami della legge 81 del 2006. Powercrop ritiene necessario ribadire il proprio impegno in questo progetto anche per evitare di ingenerare confusione nei cittadini e allarme nei lavoratori impiegati nella riconversione" conclude la nota.
 
Sulla stessa linea una nota della Uila Uil nazionale: "Apprendiamo con stupore dalla stampa le dichiarazioni del sindaco di Capoterra Francesco Dessì circa un eventuale blocco relativo alla centrale a biomasse a Macchiareddu a causa della non sostenibilità economica del progetto di riconversione. Dichiarazioni che non ci sembrano appropriate in quanto danneggiano i lavoratori coinvolti e tutto il territorio”.
Così ieri il segretario nazionale Uila-Uil Gabriele De Gasperis commenta l’annuncio del sindaco Dessì, dello stop alla realizzazione del progetto di riconversione dell’ex zuccherificio di Villasor da parte di Power Crop in una centrale a biomasse nel nuovo polo di Macchiareddu.
 
“Per quanto a nostra conoscenza sia il ministero delle politiche agricole che quello dello sviluppo economico sottolineano ancora oggi l’importanza e il valore strategico delle riconversioni degli ex zuccherifici, secondo quanto stabilito dalla legge 81 del 2006. Le affermazioni di Dessì - prosegue De Gasperis - non tengono conto dell’importanza che ha per la provincia di Cagliari questo impianto innovativo a biomasse e biogas. La mancata realizzazione del progetto comporterebbe gravi conseguenze a carico dei lavoratori e del territorio: quello che forse il sindaco non ricorda è che la riconversione ha garantito non solo i livelli occupazionali dell’ex zuccherificio, ma ha consentito di mantenere un sito produttivo arginando la drammatica desertificazione industriale che, purtroppo, coinvolge anche la Sardegna”.
 
Il 28 luglio 2011 a Cagliari, l’assessore all’Industria Oscar Cherchi aveva firmato l’autorizzazione unica  per la riconversione dello zuccherificio di Villasor: si sbloccavano così investimenti per 145 milioni di euro, che aprivano la porta alla produzione di energia elettrica in grado di soddisfare le esigenze di 135 mila famiglie e pervenire ad una riduzione di emissioni di CO2 pari a 230.000 tonnellate anno.

Sono questi in numeri della centrale a biomasse della zona industriale di Macchiareddu, che è il risultato dell’accordo di riconversione dello zuccherificio di Villasor firmato nel 2007 da Regione Sardegna, Provincia di Cagliari, Comune di Villasor, organizzazioni sindacali dei lavoratori e Power Crop. L’avvio dei lavori di riconversione dell’impianto ha dato lavoro a 200 persone e a regime l’impianto dovrebbe assorbire altre 45 unità.
 
Il progetto del polo a energie rinnovabili di Macchiareddu era stato approvato nel gennaio 2008 dal Cipe. Si tratta di un programma di riconversione che ha l’obbiettivo di attivare una filiera agroenergetica creando una sinergia fra il mondo agricolo e quello industriale rispondendo a determinati obiettivi, fra i quali la riconversione dei terreni un tempo dedicati alla barbabietola, con conseguente creazione di una stabile fonte di reddito in agricoltura e il rispetto delle direttive nazionali ed internazionali sull’impiego di fonti rinnovabili di origine vegetale con lo scopo della tutela ambientale.

Il progetto contempla la realizzazione di una centrale elettrica da fonte rinnovabili della potenza di circa 50 MW, costituita da due sezioni di cui una alimentata da biomassa lignocellulosica e l’altra da olio vegetale. In programma c’è anche la realizzazione, nella medesima area industriale della centrale elettrica, di un complesso produttivo costituito da un frantoio per la spremitura di semi oleaginosi associato ad un impianto a biogas di circa 2 MW che valorizza, oltre ai residui del frantoio, anche altre biomasse locali e soddisfa le esigenze di energia elettrica e calore di tutto il complesso.