Parte male la campagna oleicola 2018-2019 nel Lazio. Qui, ad una generale riduzione della produzione, si somma anche un andamento alquanto diversificato da zona a zona, in un contesto nazionale che secondo le stime di Ismea è in calo un po' ovunque, con l'eccezione di Umbria e Toscana e altre località del Nord Italia

Nella Sabina romana e reatina, sulla base delle valutazioni effettuate dalla Coldiretti e dal consorzio di tutela della Dop Sabina, ci si attende un calo di produzione nell'ordine del 50-60% e si parla di una perdita di circa 40 milioni di euro.

Stefano Petrucci, presidente del consorzio Dop Sabina, conferma a raccolta avviata le preoccupazioni della vigilia. Nell'area della Dop, che copre 46 comuni nelle province di Roma e Rieti, è atteso infatti un calo delle produzioni certificate nell'ordine del 40-50%, tanto che il consorzio ha deciso di sospendere per quest'anno il confezionamento e la successiva commercializzazione dell'olio in lattine da 5 litri, al fine di poter assicurare con confezioni più piccole la presenza sull'intera rete commerciale interessata.

E la maggior parte delle olive, come ricorda Petrucci, è presente soprattutto sulle varietà tardive, come la Carboncella o la Saviana che grazie alla fioritura ritardata si sono salvate dai danni provocati dalle gelate. 

Una situazione simile descritta per la Sabina si ripropone, forse leggermente migliorata di qualche punto percentuale, nella zona di produzione della varietà Itrana, in provincia di Latina e in qualche areale limitrofo della provincia di Frosinone

Le varietà Itrana a duplice attitudine, olio e mensa, hanno risentito fortemente degli abbassamenti di temperatura e dei venti freddi di fine inverno. Nel primo caso facendo cadere direttamente il frutto ancora presente sulla pianta in attesa di essere raccolto, nel secondo colpendo le gemme a frutto e compromettendone la fioritura.

Per Luigi Centauri, capo panel e presidente del centro assaggiatori delle produzioni olivicole di Latina (Capol) si passerà dai 300mila quintali di olive di un'annata normale a 100mila, tenuto conto che in provincia il 70% della produzione è ottenuta dalla cultivar Itrana.

Al calo generalizzato della produzione si sottraggono solo alcune zone limitate del viterbese, ove le piante presentano una carica produttiva superiore a quella dello scorso anno. A Blera Nicola Fazi, direttore della cooperativa Colli Etruschi, stima una produzione in aumento del 20-25%, grazie all'eccezionale carica della cultivar Canino nel comprensorio situato a Nord della provincia. 

Infatti solo le aree interne sono state colpite dal freddo e mediamente la qualità del prodotto è più che buona, anche se le rese alla molitura sono tendenzialmente più basse, nell'ordine del 10-11%.

Complessivamente, è molto probabile che le stime di una riduzione del 20% sull'intero raccolto regionale rispetto al 2017, elaborate da Ismea, siano anche in questo caso da rivedere, perché troppo ottimistiche.

Oltre ai danni da freddo, dovuti agli abbassamenti di temperatura verificatisi nello scorso mese di febbraio, che in qualche caso hanno portato alla moria dell'intera pianta, ma che comunque hanno falcidiato in particolare la produzione di alcune varietà particolarmente sensibili, quali il Frantoio, sono da ricordare i ripetuti attacchi di origine parassitaria dovuti a Margaronia, Cecidomia e mosca olearia che hanno colpito un po' ovunque le piante nel corso dell'anno.

 All'intensificarsi degli attacchi della mosca, registrati nelle ultime settimane, si è cercato di far fronte anticipando le operazioni di raccolta e avviando prontamente l'attività di molitura presso i frantoi. 

Ma molti frantoi hanno addirittura deciso di non mettere in funzione gli impianti, in considerazione, vista la scarsità di prodotto presente in alcune zone. 

Qualche riflesso positivo sembra esserci sui prezzi. A fronte della scarsa disponibilità di prodotto, le quotazioni sono tendenzialmente in aumento, anche se le scorte di olio 2017 in particolare per la Dop Sabina sono tutt'altro che esaurite, sapientemente gestite da produttori e commercianti quando è apparso chiaro, già dal febbraio scorso, che la produzione 2018 sarebbe stata pesantemente compromessa.