In occasione della propria assemblea nazionale annuale del 2016, Federvini torna a fare il punto della situazione generale dell’industria italiana di vini, acquaviti, liquori, aceti e di tutti i prodotti rappresentati dalla federazione.
Il quadro emerso a Roma nel corso dell’assemblea 2016 è quello di un settore che, nonostante la crisi, continua a macinare fatturati di tutto rispetto grazie all’export, mentre in Italia registra una flessione dei consumi pressoché costante.
 
I mercati esteri
Il comparto costituito da vini, mosti, aceto, acquaviti e liquori rappresenta da solo il 22,5% dell’export dell’intera industria alimentare nel 2015, per un corrispettivo di circa 5,5 miliardi di euro.
All’interno dell’export di comparto, il segmento dei vini e dei mosti costituisce l’87,4% (52,1% in Ue e 7,9% extra Ue) e quello dei liquori il 5,8% (66,9% in Ue e 33,1% extra Ue), seguiti dagli aceti con il 3,9% (47,1% in Ue e 52,9% extra Ue) e, infine, dalle acquaviti con il 2,9% (76% in Ue e 24% extra Ue).
Tra i mercati principali rimangono sul podio Stati Uniti, Germania e Regno Unito.

In media, i prodotti delle varie categorie hanno visto crescere il proprio valore del 2,6%. Tra i punti di forza dell’export l’appeal dei prodotti, ma anche la capacità degli operatori e un rapporto di cambio euro/dollaro a noi favorevole; elementi tuttavia insufficienti se non supportati da una decisa azione delle istituzioni, Mipaaf e Mise in testa, ai quali Federvini chiede meno demagogia, più gioco di squadra, massima attenzione alle caratteristiche peculiari del sistema e, più in generale, alcune misure mirate a ‘elasticizzare’ il regolamento per la promozione nei Paesi terzi.

Tra gli obiettivi dichiarati per il prossimo futuro il consolidamento dei mercati tradizionali e lo sviluppo di nuovi. "Il Governo ha chiesto agli operatori del comparto vino di alzare l’asticella dell’export, mirando ai sette miliardi di euro" ha affermato il presidente di Federvini, Sandro Boscaini.
"Possiamo certamente raggiungere questo importante risultato, ma per farlo abbiamo bisogno di una strategia e una politica nazionale che sostenga le necessità della filiera".
 
Il mercato interno
Osservato speciale di Federvini è stato il mercato nazionale, che si divide tra un sensibile calo dei consumi e un aumento di consapevolezza e cultura dei consumatori. I dati del mercato interno indicano una situazione di difficoltà che perdura ormai da un quindicennio.
Tra il 2000 e il 2014, i consumi alimentari sono aumentati in valuta del 22,8%, contro il 30,4% dei consumi totali.
La forbice si allarga ancora di più se si considera il periodo tra il 2007 e il 2014, con i consumi alimentari che crescono di un misero 1,5% rispetto al 3,4% dei consumi totali.
Qualche nota positiva si è avuta nel 2015, con un Pil positivo dello 0,7%. Un dato non certo esaltante, ma che in qualche modo coadiuva la crescita di fiducia degli italiani e la propensione delle famiglie all’acquisto nel largo consumo.

Scendendo nel dettaglio e in base ai dati di una ricerca condotta da Nielsen, pur rimanendo leader di consumo tra le bevande alcoliche, il vino ha scontato uno dei cali più importanti con un trend negativo del -5%. A soffrire sono però anche i liquori (-30%), i distillati (-17%), i cocktail alcolici (-31%). Tengono invece i consumi di champagne, spumante e prosecco e quelli di aperitivi alcolici.
Tra coloro che continuano a consumare bevande alcoliche cala la frequenza del bere, che passa da 4 alle 3,6 volte a settimana.

Nel 2015, spiega Federvini, il comparto rappresentato dalla Federazione ha registrato "un andamento poco dinamico, zavorrato inoltre dal peso degli aumenti d’accisa sulle bevande alcoliche e da altre criticità legate alla percezione delle stesse".
L’elemento positivo degli ultimi anni non è il consumo, ma la maturità e la consapevolezza del consumatore, più orientato a focalizzare le scelte sul binomio cibo/salute.

Secondo Federvini è necessario  guardare con rinnovato interesse al mercato interno, specchio di quella cultura enogastronomica italiana in grado di esportare fenomeni mondiali, innovarsi continuamente e vedere riconosciute come patrimonio dell’Unesco le linee essenziali della propria dieta.
"Questi dati confermano una lieve ripresa dei consumi fuori casa soprattutto nei ristoranti e nelle pizzerie - ha concluso il presidente di Federvini - e continuano ad essere associati al cibo e alla socialità, in una parola allo stile mediterraneo".