Nei giorni scorsi il commissario europeo all’Agricoltura, Phil Hogan, ha esposto la situazione in termini chiari. Lontano da pregiudizi o da posizioni eccessivamente rigide. Ma sempre senza sbilanciarsi. “Ci sono limitazioni su ciò che la Commissione può fare in risposta. Possiamo utilizzare solo gli strumenti disponibili, nell’ambito delle risorse limitate che abbiamo. Siamo tutti d’accordo che abbiamo bisogno di mantenere l’orientamento al mercato della Pac e io sostengo pienamente questa direzione”.
Se misure di sostegno ci saranno, non comprometteranno “l’orientamento di mercato nel corso della nostra politica”.
La diagnosi è tracciata dal commissario Hogan – assente al Consiglio straordinario di ieri per un malore – e parte dai numeri. “Abbiamo un eccesso di offerta mondiale del 2%, un mercato russo chiuso e abbiamo difficoltà della domanda dal mercato cinese, per cui tutto questo costituisce una situazione molto difficile per il settore agricolo, in particolare nel breve termine”.
Una situazione dunque diversa dalla crisi del 2009. Hogan, però, ha riconosciuto che “ci sono sfide a breve termine e hanno bisogno di una risposta a breve termine”.
A pesare, in ogni caso, sono diversi fattori: la crisi greca, l’embargo russo, il mercato cinese e un’offerta eccedentaria del mercato. “Nel 2014 – ha precisato – abbiamo prodotto il 4,5% del latte in più, senza dimenticare l’incremento produttivo del 2% negli Stati Uniti, del 2,6% in Nuova Zelanda e Australia”.
E, ha ribadito Hogan con riferimento alle tensioni con Mosca, “la Russia era destinataria del 10% dei prodotti lattiero caseari del mondo”.
I maggiori problemi, comunque, sono geograficamente riversati nei Paesi baltici – conseguenza del blocco russo – e nei nuovi Stati membri.
Hogan ha toccato anche il tema delle quote latte. “Sono finite per sempre – ha detto – e avevamo previsto la volatilità dei prezzi a breve termine. Le prospettive a medio e lungo termine per il settore lattiero caseario sono abbastanza buone. In Oriente la classe media aumenta a ritmi di 150 milioni di persone ogni anno, con la previsione di incrementare per i prossimi 30-40 anni. Un potenziale da sfruttare per l’export dell’Unione europea in materia agroalimentare. Io sono ottimista per il futuro, ma ovviamente stiamo cercando di far fronte alla volatilità dei prezzi a breve termine, come avevamo previsto che sarebbe successo”.
Poche speranze, invece, sul fronte dell’etichettatura d’origine. “La Commissione ha effettuato due relazioni sull’indicazione in etichetta del Paese d’origine – ha osservato Hogan – ma ha frenato per colpa dei costi aggiuntivi per le imprese e per motivi di sussidiarietà”.
Una stoccata arriva anche alla filiera agroalimentare. “Sulla catena alimentare – ha riconosciuto il commissario europeo all’Agricoltura - ci sono un sacco di lamentele da parte dei produttori per la contrazione continua dei prezzi e dei margini di redditività e sto lavorando con il commissario Bienkowska per vedere cosa possiamo fare”.
Ci sono esempi di competitività ed equità della filiera nel Regno Unito e in Spagna. Normative che stanno per essere adottate in Lituania, senza per questo danneggiare le regole della concorrenza. “Perché se non si dispone di un produttore, non si avrà un prodotto; e se non si dispone di un prodotto, non sarà in grado di avere il valore aggiunto per le opportunità di lavoro che il presidente Juncker è così ansioso di garantire a tutti i settori”.
Quanto al super-prelievo, Hogan ha messo in chiaro subito il concetto: “Prima di tutto, io non sono legalmente in grado di mettere le ricevute dal super-prelievo direttamente in un fondo per il settore lattiero-caseario. In secondo luogo, noi non sappiamo ancora quanto sia. Finora, stiamo utilizzando 440 milioni di euro nel nostro bilancio. Finora, da quando è stato introdotto il divieto russo, abbiamo proposto misure del valore di circa 250 milioni euro, per sostenere i settori ortofrutticolo e lattiero caseario. Quindi, abbiamo già messo a disposizione delle risorse. Se vogliamo più risorse, sarà il Collegio dei Commissari a stabilire da dove recuperarle”.
Sull’accordo fra Unione europea e Vietnam, Hogan ha cercato di portare l’attenzione sui vantaggi. “Gli agricoltori in genere guardano alle minacce piuttosto che alle opportunità. Ma in qualsiasi negoziato commerciale la strada è a doppio senso – ha evidenziato -. Vi è la possibilità per più prodotti da esportare, e se si guarda al settore lattiero-caseario nel contratto che abbiamo sottoscritto col Vietnam, abbiamo eliminato tutte le tariffe di accesso per un mercato di 90 milioni di abitanti come quello vietnamita. E con riferimento al riso l’intesa non sta danneggiando il mercato, al momento, né in Italia né in Spagna”.