Le condizioni generali per l'agricoltura e l'industria alimentare sono definite dagli Stati, ovvero da comunità di Stati, a livello locale, nazionale, internazionale e globale in un gran numero di documenti legalmente vincolanti o strategici. In Europa le condizioni produttive per gli alimenti biologici sono fissate a livello Ue, elaborate e sviluppate negli Stati membri che le integrano con disposizioni nazionali, per essere infine tradotte in pratica su scala regionale e comunale. Il regolamento biologico Ue, le normative sui fertilizzanti, le sementi e gli anticrittogamici o la legge sull'ingegneria genetica sono soltanto alcuni degli atti giuridici che definiscono la cornice operativa per l'agricoltura e l'industria alimentare. Oltre alle leggi, che garantiscono sicurezza giuridica agli operatori economici coinvolti e permettono una concorrenza leale, hanno grande importanza le misure di incentivo della Politica agricola comune dell'Ue (Pac) come, ad esempio, i pagamenti diretti agli agricoltori, nonché l'orientamento assunto dalla politica della ricerca.
Peter Röhrig, amministratore delegato dell'Unione tedesca degli operatori economici del settore ecologico alimentare 'Bund Ökologische Lebensmittelwirtschaft' – Bölw di Berlino (D): "Quanto il rifacimento di una legge possa sconvolgere la completa coscienza di sé del settore si evidenzia nella proposta di revisione totale del regolamento biologico Ue avanzata dalla Commissione europea. Il comparto bio europeo osteggia quasi all'unisono le proposte che si leggono come una cura dimagrante e riduttiva, redatta su carta, per l'economia alimentare ecologica. Invece di un 'more and better', quale obiettivo indicato dalla Commissione Ue, su tutti gli operatori economici coinvolti grava ora la minaccia di un 'less and worse'. Chi desidera il 'more and better' deve provvedere a perfezionare ulteriormente nelle parti decisive l'esistente regolamento biologico Ue".
Markus Arbenz, amministratore delegato dell'International federation of organic agriculture movements – Ifoam di Bonn (D): "Nella discussione sul futuro ecologico e la creazione di buone condizioni quadro per 'più bio' l'attenzione si focalizza anche sugli strumenti di politica commerciale internazionale. Infatti, con accordi bilaterali o multilaterali come il Ttip (Partenariato transatlantico su commercio e investimenti/Transatlantic trade and investment partnership), il Ceta (Accordo di libero scambio tra Ue e Canada/Comprehensive economic and trade Agreement) o il Tisa (Trattato sugli scambi di servizi/Trade in services agreement) non si tenta soltanto di riorganizzare il commercio mondiale a svantaggio del comparto biologico. Specialmente quest'ultimo deve porre particolare attenzione su quali standard della cultura agricola e alimentare siano essenziali e non possano essere quindi oggetto di trattativa. Per poter superare le sfide della transizione climatica, della sovranità alimentare, della perdita di biodiversità e della perdita di risorse il bio deve infatti continuare a svilupparsi in modo dinamico e come canone dell'industria alimentare. L'anno del suolo 2015 delle Nazioni Unite (Onu) è una chance in tal merito".
Nel 2015, nell'ambito del tema conduttore del congresso, l'Ifoam (l'ente patrocinatore internazionale del Biofach) e il Bölw (il suo ente promotore nazionale) porranno congiunti i seguenti due accenti principali:
1. La riforma della legislazione biologica europea
Grazie al regolamento biologico Ue i principi dell'economia ecologica dispongono di una veste giuridica da oltre 20 anni. Essi sono stati continuamente perfezionati insieme a esponenti del mondo pratico e in linea con le nuove sfide nate dall'evoluzione e dalla professionalizzazione del settore bio nell'Ue e a livello globale. Per questa ragione in molti Stati membri la proposta di revisione completa del regolamento biologico Ue, presentata dalla Commissione europea a marzo del 2014, si è abbattuta come un fulmine a ciel sereno. Con il previsto controllo del commercio al dettaglio verrebbero a meno molti punti vendita biologici. Con l'abolizione delle norme di flessibilità sarà molto più difficile produrre prodotti ecologici in tutte le regioni dell'Europa. La fissazione di speciali valori soglia per i prodotti bio scalza il principio comprovato e coronato di successo del controllo orientato al processo. Inoltre le proposte ostacolano l'accesso al mercato ai coltivatori dei Paesi poveri del Sud, essendo essi tenuti a rispettare standard europei invece dei propri standard adeguati alle esigenze locali ed equivalenti. Le proposte della Commissione europea disorientano il settore. La lotta affinché la proposta sia respinta a favore di un aggiornamento mirato del regolamento bio esistente in modo comprovato determina quindi oggi l'attività politica del settore a livello Ue e sarà oggetto di discussione anche al salone.
2. Politica commerciale internazionale: importazioni, Ttip & Co.
Il mondo bio cresce e, con esso, il commercio. Ciò significa, da un lato, che i rapporti commerciali vigenti all'interno del settore necessitano di un esame approfondito. Inoltre si devono sia comprendere e perfezionare il meccanismo delle importazioni ed esportazioni, sia concentrare l'attenzione sugli standard di produzione e di controllo stranieri. D'altro canto, tuttavia, il comparto non opera sotto una campana di vetro. Accordi internazionali come, ad esempio, il Ttip esigono che il settore biologico europeo e nordamericano si adoperino per il mantenimento di una cultura agricola e alimentare dettata da standard elevati nella coltivazione e nella lavorazione ma anche da una realizzazione democratica e trasparente di leggi e regolamenti.
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Fonte: Biofach