Nata nel 1989 a Cellino San Marco in provincia di Brindisi nell’alto Salento, la cooperativa Cantine Due Palme, sotto la guida dell'enologo e presidente Angelo Maci, in poco più di vent'anni è passata da trenta soci ad una presenza sociale di 890 viticoltori.
Gli ettari di proprietà sono circa 2.200 e si collocano nel triangolo di terra ad altissima vocazione vinicola dei vitigni Negroamaro e Primitivo, che abbraccia le province di Brindisi, Taranto e Lecce.

Negli ultimi dieci anni, con lo scopo di arginare la piaga crescente dell’estirpazione nonché di assicurarsi una stabilità produttiva che possa dare slancio a nuovi investimenti e rafforzare la penetrazione in mercati nazionali ed esteri, la cantina ha incorporato due aziende cooperative storiche locali.
Il progetto, che si fonda sul concetto di 'unire per crescere', persegue una logica di accorpamento volta a rafforzare la presenza sul territorio, stimolare dal basso una condivisione produttiva centrata sulla qualità delle uve e organizzarsi per generare una forte propensione sui mercati internazionali.

La produzione di vino si attesta su sette milioni di bottiglie con trend crescente e viene preferenzialmente indirizzata verso i mercati internazionali - Germania, Svizzera, Svezia, Olanda, Gran Bretagna e Belgio - che costituiscono circa il 90% del volume complessivo.

Crescente l'interesse anche verso altri Paesi quali Russia, Stati Uniti, Giappone, Canada, Cina, Danimarca, Estonia, Corea del Sud e Ungheria, dove le vendite sono in continua ascesa.

Sul mercato interno, la presenza più forte dei vini Due Palme si ha in Puglia, Calabria e Basilicata. I canali distributivi utilizzati sono i grossisti per la maggio parte, il canale HoReCa ma anche i punti vendita aziendali ed i negozi tradizionali. Una piccola parte di prodotto è assorbita dalla vendita di sfuso.

Entrata in Magis nel 2010 con quattro ettari l'azienda, orientata all'attenzione ambientale e in particolare alla corretta gestione della difesa parassitaria, ha ritrovato in Magis competenza e professionalità.

Tra i punti migliorabili del progetto”, fanno sapere in azienda, “un maggiore impegno verso una viticoltura sostenibile quasi a impatto zero. Infatti, a nostro parere, quello ambientale è un aspetto da affrontare con più determinazione vista la crescente attenzione del consumatore nei confronti di produzioni derivanti da un approccio di viticoltura più che sostenibile. Punto di forza del progetto, indubbiamente la presenza del Comitato tecnico scientifico dal quale ci aspettiamo imput dal punto di vista della corretta gestione del terreno, della parete fogliare e dei trattamenti oltre che un indirizzamento verso una viticoltura meccanizzata”.

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