In Campania si tenta di reagire alla crisi del latte bovino e arriva il primo contratto di rete per il  comparto, che ha perso 900 stalle e 7mila animali da latte tra il 2011 ed il 2015.

E’ stato presentato oggi, nove giugno 2016, ad Eboli (Salerno) nella sala convegni dell'Azienda sperimentale della Regione Campania, Improsta, il contratto di rete Latte nostrum: non un semplice accordo tra imprese, ma un progetto che include soggetti pubblici: l'Università di Napoli Federico II con i Dipartimenti di Agraria e Medicina veterinaria, l'Istituto zooprofilattico sperimentale per il Mezzogiorno e l'Azienda regionale Improsta.
Il soggetto capofila è il caseificio Raimo Vincenzo di Pompei (Napoli), che acquista latte da 12 aziende bovine di Altavilla Silentina (Salerno) ed Albanella (Salerno).

"L’impegno assunto da tutte la parti del Latte nostrum è quello di assicurare una tracciabilità di filiera volontaria e proporre sul mercato prodotti lattiero caseari garantiti come filiera campana - ha affermato Enrico Formichella della Sviluppo, efficienza e finanza, la società che ha curato il contratto di rete - puntando tutto sulla valorizzazione delle peculiari qualità organolettiche del prodotto".

Il contratto dà vita ad un marchio latte nostrum Terre Campane, che è certificato dall'Università di Napoli Federico II e dall'Istituto zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno. Con l’obiettivo di spuntare un prezzo più alto sul mercato per il fior di latte e i formaggi, assicurando un maggior prezzo sul latte alla stalla per gli allevatori.

"Si tratta di un contratto di rete aperto a tutte le aziende allevatoriali dell'Appennino campano" ha sottolineato Giuseppe Campanile, docente al Dipartimento di Medicina veterinaria.

"Alla base del contratto un disciplinare di alimentazione per le bovine - ha sottolineato Filomena Palomba, zoonoma e collaboratrice del Dipartimento di Veterinaria - oltre ad una serie di impegni sul regime di stabulazione a partire dal mantenimento di una temperatura accettabile ed evitare una contaminazione batterica del latte da parte di patogeni".

Gaetano Oliva, direttore del Dipartimento di Veterinaria ha affermato: "Abbiamo aderito al progetto perché intendiamo contribuire alla produzione di latticini di qualità, salubri, ma non massificati".

Matteo Lorito, direttore del Dipartimento di Agraria ha sottolineato: "Siamo parte di questa squadra perché la riteniamo vincente, potremo sicuramente operare per il miglioramento dei foraggi delle lattifere".

Antonio Limone, commissario dell'Istituto zooprofilattico sperimentale per il Mezzogiorno, ha affermato: "Un contratto di rete contribuisce a fare aggregazione, cosa che aiuta gli allevatori ad affrontare le situazioni di crisi, anche di natura ambientale. Perché da soli gli allevatori non ce la fanno a fronteggiare situazioni siffatte, uniti sì".

Corrado Martinangelo, collaboratore del ministro Maurizio Martina, è interventuo affermando: "Oggi giornata storica per l'agricoltura e la zootecnia della Campania per l'abbattimento del muro dell'individualismo, che consentirà di valorizzare le nostre tipicità grazie all'aggregazione".
Martinangelo ha anche ricordato che quando il decreto sull'etichettatura dei prodotti lattiero caseari sarà autorizzato dalla Commissione Ue"il sistema del contratto di rete con il marchio latte nostrum Terre Campane, oggi volontario, diventerà obbligatorio ed oggi anticipa di fatto il legislatore".

"Prendiamo atto come Regione della nascita di questo contratto di rete - ha sostenuto Francesco Alfieri, consigliere delegato alle Politiche agricole del presidente della Regione Campania, che ha sottolineato - si tratta di uno strumento che da solo può contribuire a rendere più forte la filiera vaccina in Campania per dare valore aggiunto e massa critica alle nostre ticipità e che intendiamo sostenere".

I numeri della crisi del latte bovino in Campania sono durissimi e difficili da piegare: il prezzo del latte ormai non supera i 30 centesimi al litro. In Campania, dal 2011 ad oggi sono andate perse 900 aziende: la più colpita dalla crisi è stata Salerno con 318 chiusure, seguita da Avellino con 280 e da Benevento con 200 aziende chiuse.
In tutto sono andati persi qualcosa come 7mila capi bovini.