I giovani agricoltori europei del Ceja vedono il bicchiere mezzo pieno, guardando in controluce il rafforzamento di 15 miliardi di euro per il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr), finalizzato a sostenere le aree rurali nella strada verso quei cambiamenti strutturali necessari in linea con il Green deal europeo.

"È essenziale che gli Stati membri sostengano pienamente il piano presentato dalla Commissione" ha commentato il presidente del Ceja, Jannes Maes. "I governi nazionali hanno ora l'opportunità unica di impegnarsi per un'Europa inclusiva, dove nessuno è lasciato indietro. È loro dovere fornire al nostro continente gli strumenti adeguati per affrontare le crescenti sfide del nostro secolo".

Questo significa, per il presidente del Ceja, organizzazione che associa trentadue organizzazioni di giovani imprenditori agricoli in ventitré paesi, che "il bilancio dell'Unione europea deve riflettere il livello di ambizione che nutriamo nelle nostre aziende quando si tratta di produrre cibo, fornire beni pubblici e agire per il nostro ambiente e clima".

Di fatto, il lockdown imposto per fronteggiare l'emergenza coronavirus ha evidenziato, qualora ce ne fosse stato bisogno, il ruolo dell'agricoltura. Il futuro agricolo in Europa, nel nuovo disegno della Commissione europea presieduta da Ursula von der Leyen, si giocherà in equilibrio fra le nuove strategie comunitarie (biodiversità e Farm to fork) e la Pac, che proprio nei giorni scorsi dovrebbe aver scongiurato un taglio imbarazzante delle risorse, correggendo in prima battuta la decurtazione prevista nella bozza della Politica agricola comune presentata nel 2018 dalla Commissione Juncker. Di fatto, vengono aggiunti 9 miliardi di euro (5 per il Fondo europeo per lo  sviluppo rurale e 4 per gli aiuti diretti), portando così la dotazione per i Programmi di sviluppo rurale a 90 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 e a 258 miliardi il plafond per gli aiuti diretti agli agricoltori.

La partita naturalmente è ancora aperta e, se si guarda il pacchetto 2014-2020 (96 miliardi per lo sviluppo rurale e 286 miliardi per gli aiuti diretti), si evince che comunque le risorse destinate all'agricoltura sono state abbassate. A questo si aggiungerà, come detto, la dote di 15 miliardi prevista dal piano "Ue next generation".

"Come giovani agricoltori - ha dichiarato Jannes Maes - accogliamo con favore gli ulteriori 15 miliardi di euro proposti per l'agricoltura e le aree rurali come un passo nella giusta direzione. In particolare, consentirà di investire ulteriormente in regimi di sostegno rivolti ai giovani agricoltori. Tuttavia, sosteniamo il Parlamento europeo nel suo invito agli Stati membri a mostrare ancora più ambizioni per la Politica agricola comune".

Ed è proprio una mancanza di visione complessiva a lungo termine che ha deluso il Ceja, all'indomani della presentazione da parte della Commissione Ue delle strategie Farm to fork e biodiversità. Lo stesso ruolo degli agricoltori e delle nuove generazioni nella costruzione del futuro dei sistemi alimentari è stato "sottostimato".

E così, per il Ceja, "mentre la necessità di un reddito dignitoso è riconosciuta nella strategia, mancano dei percorsi adeguati per realizzarlo. Sostenere la competitività del settore agroalimentare europeo è una condizione preliminare per il successo di qualsiasi futuro sistema alimentare". Un sistema alimentare che, in ogni caso, deve basarsi sulle esigenze dei consumatori e deve rispondere alle leggi di mercato.

Profonda delusione per quello che i giovani agricoltori europei ritengono essenziale per produrre: il bene terra. "Il fatto che l'accesso limitato alla terra, che rappresenta la sfida più significativa per i giovani e futuri agricoltori in tutta l'Ue - ha detto Jannes Maes - non sia nemmeno menzionato nel documento dimostra che la strategia Farm to fork non riconosce le esigenze e le ambizioni degli agricoltori in questo dibattito".