La proposta
Mercoledì scorso la commissione Agricoltura della Camera dei Deputati ha depositato l’elenco degli emendamenti proposti al nuovo testo della proposta di legge “Disposizioni per la semplificazione e l'accelerazione dei procedimenti amministrativi nelle materie dell'agricoltura e della pesca nonché delega al Governo per il riordino e la semplificazione della normativa in materia di pesca e acquacoltura”.Tra questi spicca l’articolo 3 bis “Modifiche alla legge 12 dicembre 2016, n. 238 sulla produzione e il commercio del vino”. Con questa proposta emendativa i deputati di Forza Italia Raffaele Nevi, Maria Spena, Anna Lisa Baroni, Roberto Caon, Sandra Savino, Vincenzo Fasano chiedono di modificare l’articolo 8 della legge in questione per portare la resa massima di uva per ettaro “delle unità vitate iscritte nello schedario vitivinicolo diverse da quelle rivendicate per produrre vini a Dop e a Igp” ad un massimo di 30 tonnellate, quindi ben al di sotto dell’attuale limite di 50 tonnellate ad ettaro.
Il nuovo limite di 30 tonnellate a ettaro se fosse approvato sarebbe derogabile solo “con decreto del ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano” che definisce le aree vitate “ove è ammessa una resa massima di uva a ettaro fino a 40 tonnellate, tenendo conto dei dati degli ultimi cinque anni come risultante dalle dichiarazioni di produzione”. Il decreto per altro dovrebbe anche stabilire “la durata temporale e le modalità della deroga”.
Cia Sicilia Occidentale: "Emendamento in linea con le nostre richieste"
“Il tetto massimo di 30 tonnellate per ettaro è un dato in linea con le nostre richieste e aspettative. Speriamo, adesso, che l’iter per una ridefinizione più equa delle produzioni di vino comune si possa chiudere prima possibile, portando a una stabilizzazione dei prezzi a favore dei produttori" ha dichiarato Antonino Cossentino, presidente della Cia Sicilia Occidentale (Palermo-Trapani) apprendendo la notizia dell’emendamento alla proposta di legge sulla semplificazione agricola, attualmente in discussione alla commissione Agricoltura di Montecitorio.Era stata proprio la Cia Sicilia Occidentale, dallo scorso mese di giugno, a sollevare la questione, denunciando un drastico calo dei pezzi dei vini comuni che con i 15-20 centesimi al litro non riuscivano nemmeno a ripagare i costi di produzione. Prezzi decisi dalle grandi giacenze registrate in alcune regioni, come Veneto ed Emilia Romagna, dove si sono registrate negli ultimi anni produzioni sopra la media. Ai primi di luglio, a Petrosino, in provincia di Trapani, l’organizzazione era riuscita a riunire oltre 500 produttori per un confronto con la Regione Siciliana e con alcuni deputati nazionali sullo stato di crisi, avviando il percorso che in queste settimane potrebbe portare a una nuova norma di vitale importanza per la sopravvivenza del settore.
Giacenze e prezzi, un legame stretto
Attualmente la situazione in Sicilia è migliorata ed così sintetizzabile. A fronte di giacenze scese a poco meno di 681 e 200 ettolitri a metà gennaio 2020, erano oltre 1,2 milioni di ettolitri il 15 gennaio 2019, il prezzo dell’uva pagata ai produttori nell’ultima campagna si è attestato tra i 29 ed i 32 euro al quintale, contro i 26-29 euro della vendemmia 2018. Mentre il prezzo del vino è risalito intorno ai 40 centesimi al litro, rispetto ai 20 centesimi e poco più ancora di poco meno di un anno fa. Ma in ogni caso si tratta ancora di valori al di sotto dei costi di produzione.In Sicilia, dove a seconda del tipo di coltivazione, intensiva o meno, le rese si aggirano tra le 16 e le 20 tonnellate ad ettaro, il problema del prezzo è particolarmente sentito, atteso che le regioni del Nord, con più ampi margini di giacenza, hanno contribuito maggiormente a deprimere il mercato. E ancora oggi, in regioni ad alte rese per ettaro, giacciono vini comuni e varietali per oltre 3,6 milioni di ettolitri (Emilia Romagna) e 1,7 milioni (Veneto). Mentre al Sud il primato quale primo serbatoio di giacenze di vino comune resta la Puglia, con oltre 2,2 milioni di ettolitri.