Verso la 'health check' della Pac. Con quali scenari si prepara l'agricoltura italiana ad affrontare il controllo?
Da tempo abbiamo sottolineato che l'Unione europea deve cominciare un'attenta riflessione sulla Pac in modo da rispondere alle mutate esigenze dei produttori agricoli e per affrontare la verifica del bilancio prevista per il 2009 e le prospettive finanziarie al 2013, completando così quella riforma avviata nel 2003. Si apre, quindi, una fase di confronto dalla quale dovranno scaturire decisioni equilibrate orientate allo sviluppo e alla competitività dell'agricoltura europea. Per questo motivo anche in Italia va sviluppato un ampio e adeguato approfondimento, coinvolgendo tutti i soggetti interessati. Bisogna, infatti, individuare quei problemi che oggi condizionano il settore primario nel nostro Paese, cercando quelle scelte e quegli orientamenti in grado di aprire nuove prospettive alle imprese agricole che continuano a fare in conti con una situazione difficile. Credo, comunque, che ci siano reali possibilità per imboccare la strada maestra della crescita. Occorre, però, partire da concreti presupposti, avviando una politica nuova in grado di garantire gli strumenti per uno sviluppo equilibrato e duraturo.

Quali mercati potranno confermare le tendenze di crescita registrate nel 2007 e quali comparti potrebbero invece fare i conti con un rallentamento?
Il nostro obiettivo è quello di lavorare per lo sviluppo complessivo del sistema agricolo-alimentare del Paese. Non è pensabile privilegiare settori a scapito di altri. La nuova politica deve coinvolgere l'intero settore. Quindi, le tendenze di crescita, seppur lievi, registrate nel corso dell'anno appena passato devono essere colte nella loro interezza e favorire un effettivo rilancio. Bisogna incentivare le aziende soprattutto sotto il profilo dell'innovazione e della competitività sui mercati internazionali.

Zootecnia italiana in difficoltà. Pesante crisi per il settore suinicolo, progressiva crescita delle importazioni di carne bovina dall'estero: come uscirne e quali prospettive potrebbero profilarsi all'orizzonte con l'applicazione della Direttiva nitrati?
Come Cia sottolineamo da tempo l'esigenza di un piano strategico nazionale per la zootecnia. Per quanto riguarda il problema suinicolo abbiamo recentemente firmato un Protocollo d'intesa della filiera suinicola con le associazioni industriali delle carni (Assica) e dei Consorzi di tutela del Prosciutto di Parma e San Daniele. In questo Protocollo firmato con il coordinamento del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali si individuano forti azioni per superare l’attuale drammatica crisi del settore. Questo è un esempio su come si possono affrontare le crisi del settore. Dunque, una politica di svolta che collochi la zootecnia nelle priorità di sviluppo dell'agricoltura. Un'azione attraverso la quale affrontare i gravi problemi del settore e dare nuove prospettive, coinvolgendo le istituzioni, nazionali e territoriali, e tutti i vari protagonisti del sistema. In questo modo si possono affrontare le crisi e le difficoltà con cui  attualmente la nostra zootecnia si deve confrontare, dalla Direttiva nitrati ai problemi, non certo marginali, della suinicoltura, al crescente import bovino che sta creando preoccupazione sul fronte commerciale.

Dal 1° aprile prossimo l'Unione europea aumenterà in misura lineare del 2% le quote latte. Quali riflessi sul comparto lattiero caseario? Quanto è concreta l’ipotesi dell'abolizione del sistema delle quote latte a partire dal 2015? Cosa potrebbe accadere in Italia e in Europa con il libero mercato?
La Cia guarda con attenzione all'impatto sul tessuto produttivo e sull'evoluzione del mercato, tenendo conto che alcune opzioni avranno natura transitoria ma che determineranno condizioni irreversibili di selezione sulle imprese, in prospettiva della scadenza del 2005. Siamo del parere che è necessario prevedere aumenti di quota diversificati da paese a paese. Tale provvedimento consentirebbe di correggere lo squilibrio dei paesi con deficit rispetto al fabbisogno nazionale. L'aumento della quota, come già avvenuto in passato, dovrebbe consentire al nostro Paese una ripartizione fra le regioni che preveda i criteri di massima e lasciando alle singole regioni di adottare successivi criteri più aderenti alle realtà locali.L'ipotesi di riduzione progressiva e graduale dell’importo del prelievo supplementare appare tecnicamente la soluzione con il minor impatto procedurale e gestionale. Tuttavia, la si ritiene compatibile con una gestione programmata del sistema nazionale sino al 2015. E' evidente che l'ampiezza della riduzione del prelievo, fissato per il periodo in corso e per quelli successivi a 27,83 euro/100 Kg, potrebbe innescare dinamiche di aumenti produttivi diversi rispetto anche ai livelli di remunerazione del prezzo del latte alla stalla, differenziato in molti casi nei confronti delle destinazioni produttive del latte e che sconta anche variabili territoriali molto elevate, non solo a livello nazionale, ma soprattutto comunitario.

Il 2007 è stato caratterizzato per l'esplosione dei listini dei cereali. Quali sono le previsioni per il biennio 2008-2009 e quali soluzioni adottare per contenere i costi alimentari delle aziende zootecniche?
Da recenti analisi è emerso che i listini dei cereali non dovrebbero registrare le impennate degli ultimi mesi del 2007. Questo, tuttavia, non ci lascia tranquilli. In un mercato globalizzato squilibri possono verificarsi in ogni momento. Ecco perché occorre vigilare e adottare politiche che diano certezze ad aziende come quelle zootecniche che attualmente hanno costi sempre più elevati. Occorre, ripeto, una politica propulsiva a sostegno della nostra zootecnia che deve avere le necessarie prospettive di crescita, superando quelle difficoltà che impediscono di operare con la dovuta efficacia, soprattutto sotto il profilo dei costi produttivi che incidono in maniera pesante sulla gestione imprenditoriale.

Il sistema delle produzioni Dop/Igp e dei marchi europei di qualità sono una strada ancora efficace per valorizzare il prodotto agricolo italiano? Con quali risultati di mercato in Italia e all'estero? E' positivo il saldo fra costi e ricavi sul fronte dei Dop/Igp? I 'farmer market': opportunità concreta o presunta per gli imprenditori agricoli italiani?
Indubbiamente sull'attuale sistema delle Dop e Igp occorre un'attimo di riflessione, proprio per capire se esso valorizzi realmente il prodotto di qualità sul mercato. Siamo del parere che la denominazione è solo il punto di partenza e non quello di arrivo. E' la piattaforma legale, chiaramente da tutelare a livello globale, per permettere al consumatore internazionale di poter apprezzare l'autentica qualità italiana senza essere danneggiato da contraffazioni e dagli assalti dell'agropirateria. Tutto ciò non toglie che il nostro Paese ha primati invidiabili a livello europeo. E proprio le produzioni a denominazione d'origine costituiscono un patrimonio importante che occorre tutelare e valorizzare, non solo sotto il profilo economico ma anche sotto quello culturale e sociale. Per quanto riguarda i 'farmer market', essi rappresentano un elemento positivo sia per gli agricoltori che per i consumatori oggi costretti ad affrontare una spesa sempre più onerosa per imbandire le tavole ogni giorno. Il provvedimento sulla vendita diretta può contribuire così a contrastare la vertiginosa escalation dei prezzi dei prodotti agroalimentari registrata in questi ultimi mesi e dare anche ai produttori agricoli un'opportunità importante per rafforzare il loro rapporto con i consumatori.

In che misura le bioenergie troveranno spazio all’interno dell'azienda agricola? Quale sarà il futuro delle energie rinnovabili e quali potrebbero essere le più indicate nello scenario agricolo e zootecnico italiano?
Le agrienergie sono una grande opportunità che va sviluppata, ma bisogna stare con i piedi per terra ed evitare facili illusioni. La nostra organizzazione è interessata a promuovere e divulgare le bioenergie derivanti da materie prime agricole-forestali, in quanto ritiene che esse possono rappresentare, come attività connessa, un'ulteriore occasione di reddito per gli imprenditori agricoli e contemporaneamente costituire un apporto per alleggerire la pesante bolletta petrolifera. Tuttavia, bisogna essere molto realistici. Le agrienergie non possono sostituire completamente le fonti tradizionali di energia. L'agricoltura resta soltanto una grande opportunità da valorizzare con adeguate e mirate politiche sviluppando biocarburanti, biocombustibili solidi (come la legna), biogas. Per questo le aziende agricole, comprese, quindi, quelle zootecniche, devono essere messe nelle condizioni ottimali per sviluppare il loro ruolo multifunzionale e il loro contributo al miglioramento ambientale e alla crescita di produzione di biomasse e di biocarburanti.

L'innovazione in agricoltura è strettamente collegata al progresso della meccanizzazione. E' giusto integrare il contoterzismo nel contesto agricolo, anche sotto il profilo giuridico, o i tempi e i ruoli non permettono tale confluenza?
Anche per gli agricoltori la sfida del mercato si vincerà sempre più sulla conoscenza e sulla capacità di innovare. Molte imprese agricole, in Italia, fanno parte di quelle 'minoranze vitali' di cui parla il Censis che stanno alla base della crescita della nostra economia. Probabilmente questa capacità risiede proprio nella diffusione dell'innovazione basata sull'apprendimento legato all'attività produttiva, che ha rappresentato la forma ideale di trasferimento di competenze tra imprenditori e tra generazioni, soprattutto in un sistema produttivo, come l’agricoltura, basato sulle imprese familiari. In questo contesto può assumere un ruolo significativo anche il contoterzismo che va, comunque, adeguato alle mutate esigenze della nostra agricoltura e dei nostri agricoltori.

Dialogo di filiera: è un passaggio imprescindibile per la crescita? Quali settori sono penalizzati per una non sempre efficace interconnessione fra agricoltura e agroindustria?
Un rapporto più stretto nella filiera è il passaggio obbligato per dare prospettive di sviluppo all'intero sistema agricolo-alimentare. Come Cia da tempo abbiamo evidenziato questa esigenza. Un processo che, però, deve vedere gli agricoltori sempre più protagonisti e non soggetti passivi. Ecco perché occorre che tra i produttori si avvii realmente una reale politica di rafforzamento e di aggregazione.

Quali punti dovrà privilegiare la Pac del futuro? Quali saranno i potenziali concorrenti di mercato dell'agricoltura italiana?
Siamo dell'opinione che la Pac deve dare prospettive di crescita e sviluppo all’intero mondo agricolo. Non possono esserci distinzioni di sorta. Gli agricoltori italiani hanno bisogno di certezze, attraverso politiche mirate e propulsive. Sta anche qui l'importanza della Conferenza nazionale sull'agricoltura, da noi più volte sollecitata e che oggi il ministro De Castro sta rendendo concreta. Essa dovrà delineare gli scenari futuri contribuendo sia ad un nuovo progetto per il settore primario in Italia che ad una Pac in grado di rispondere fattivamente alle necessità di un mondo, appunto quello agricolo, in grande evoluzione.

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